In 3 sorsi – Il primo febbraio il Presidente iracheno Barham Salih ha incaricato Mohammed Allawi di costruire un nuovo Governo, nominandolo Primo Ministro. L’Iraq sembra però non accettare questo personaggio, ex Ministro delle Comunicazioni, in quanto appartenente all’antica classe politica sciita. Un ritratto del nuovo protagonista e la situazione attuale.
1. IL MINISTRO E LE SUE INTENZIONI
Classe ’54 e nato a Baghdad, Mohammed Allawi vanta tra i suoi legami famigliari quello con l’ex Vicepresidente e Primo Ministro Iyad Allawi. Dopo aver conseguito una laurea in ingegneria a Beirut, decide di cominciare la sua carriera politica nel 2003, in seguito all’invasione statunitense dell’Iraq che ha portato alla capitolazione dell’allora Presidente Saddam Hussein. Per due volte ricopre la carica di Ministro delle Comunicazioni sotto la Presidenza di Nouri al-Maliki, contro il quale prende successivamente posizione, accusandolo di aver coperto diversi casi di corruzione all’interno del Governo in piĂą di un’occasione. Durante il comunicato di insediamento nel suo nuovo ruolo, le promesse di Allawi sono tante, anche se il Primo Ministro sembra avere le idee chiare sui quali saranno i goals del suo mandato: elezioni parlamentari anticipate, giustizia ai 543 manifestanti uccisi il 1° ottobre, lotta alle ingerenze esterne e alla corruzione dilagante nel Paese. Tra le altre promesse fatte alla popolazione, anche lotta al settarismo e al frazionismo, due dei punti cardine delle proteste dei manifestanti iracheni sin dall’inizio della rivoluzione.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Manifestanti iracheni con un’immagine del Primo Ministro Mohammed Allawi per mostrare il loro dissenso per la nomina durante le proteste anti-governative del 16 febbraio 2020 a Nasiriyah, Iraq
2. LE REAZIONI DEL POPOLO ALLA NUOVA NOMINA
Come ci si aspettava le reazioni a questo nuovo mandato non hanno tardato nel farsi presenti. La popolazione irachena non ha accolto con entusiasmo la notizia del nuovo incarico affidato ad Allawi, al quale viene contestato il legame con l’élite politica sciita al potere, accusata di corruzione e motivo di proteste da ormai più di cinque mesi. I manifestanti hanno sottolineato come non possano accettare un Primo Ministro posto in carica dai partiti al Governo in questo momento, in quanto non credibile e imposto, non scelto quindi dal popolo iracheno. Moltissimi giovani studenti, che rappresentano a oggi una grande parte dei manifestanti, chiedono al Presidente iracheno di scegliere un ministro indipendente dal settarismo e che non sia parte dell’élite al potere che stanno cercando di combattere. Per questo motivo continuano a sfilare per le strade di Baghdad con fotografie di Mohammed Allawi sbarrate di rosso.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Un manifestante iracheno durante le proteste contro i sostenitori di Moqtada al-Sadr. Najaf, 5 febbraio 2020
3. QUALI SONO LE SFIDE DA AFFRONTARE
Nel panorama internazionale il pensiero che viene condiviso è la speranza che l’Iraq riesca a uscire da questa situazione di empasse in cui oramai si ritrova da troppo tempo. La rappresentante speciale dell’ONU in Iraq, Jeanine Hennis-Plasschaert, ha esortato più e più volte i politici iracheni per trovare una soluzione a questa situazione di emergenza in cui verte il Paese: a rimetterci come sempre, purtroppo è la popolazione.
Si conta che dall’inizio delle proteste siano rimasti uccise piĂą di 600 persone nel corso delle manifestazioni, che riguardano un sistema politico instillato dagli Stati Uniti dopo la caduta di Saddam Hussein, obsoleto e corrotto, e che vive ormai sotto la morsa del rivale iraniano e in un’ingente crisi economica. Il Primo Ministro dovrĂ affrontare diverse sfide per riuscire a dare stabilitĂ al Paese e per avere una sua credibilitĂ agli occhi del popolo iracheno, partendo innanzitutto dal formare un Governo unito e unitario, tra la maggioranza sciita e la minoranza sunnita. DovrĂ riuscire a risolvere il problema della sicurezza nel paese, da sempre vacillante a causa dei numerosi gruppi jihadisti presenti sul territorio, tra cui l’ISIS, che, nonostante sia stato in gran parte estirpato, rimane tuttora presente e attivo. Ultimo, ma non per importanza, Allawi dovrĂ affrontare il dilemma curdo, riguardante sia l’aspetto territoriale di definizione dei confini tra i due Paesi, sia quello economico relativo alla suddivisione dei profitti derivati dall’oil industry. Il problema della diversificazione economica del Paese, alla luce delle difficoltĂ appena elencate sarĂ forse, la sfida piĂą dura che il Primo Ministro dovrĂ fronteggiare.
Marta Madotto