In 3 Sorsi – La politica estera perseguita in Iraq dal Governo di Mohammed al-Sudani si fonda sull’adozione di un approccio proattivo finalizzato a massimizzare la propria sicurezza. L’esempio del bilanciamento tra USA e Iran ne è una manifestazione emblematica.
1. IL DIFFICILE EQUILIBRIO TRA USA E IRAN: LA STRATEGIA DI AL-SUDANI
Quando ha ottenuto il potere in Iraq, nel 2022, il Primo Ministro Mohammed al-Sudani ha chiarito con fermezza la direzione che avrebbe dovuto intraprendere la politica estera irachena. Lungi dal propendere per una parte specifica, il Paese mediorientale si sarebbe dovuto destreggiare tra le pressioni americane e l’influenza iraniana per poter preservare la propria identitĂ e sovranitĂ . Ciò è esemplificato in modo evidente dalle parole del portavoce del Governo iracheno Bassem Al Awadi al The National: “Per molti anni, l’Iraq ha avuto l’obiettivo di ‘equilibrare le relazioni estere’, in particolare tra Washington e Teheran. Tuttavia, questo principio non è stato così chiaramente definito in passato come lo è diventato sotto il Governo attuale”. La postura adottata da Baghdad risponde all’esigenza di trarre il massimo beneficio dalle relazioni bilaterali con Washington e Teheran, evitando al contempo di essere soggetto passivo di eventuali ritorsioni provenienti da uno dei due interlocutori. Se l’Iraq “non vuole essere trascinato in una specifica sfera d’influenza”, l’obiettivo è conseguito attraverso una politica estera proattiva improntata al recupero di un protagonismo nel contesto mediorientale.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il Primo Ministro iracheno Mohammed Shia’ al-Sudani incontra il leader supremo iraniano Ali Khamenei e il Presidente iraniano Masoud Pezeshkian a Teheran, nel gennaio 2025
2. PERCHÉ SI PUÒ PARLARE DI UN APPROCCIO PROATTIVO ALLE VICENDE DI POLITICA INTERNAZIONALE
L’utilizzo del termine “proattivo” dipende dalla circostanza per cui l’Iraq, sotto la guida di al-Sudani, concepisce le dinamiche di politica internazionale attraverso la lente dei loro possibili risvolti futuri. In tal senso, durante il proprio mandato, il Primo Ministro iracheno ha reiterato l’impegno del proprio Paese a rappresentare un mediatore nei dialoghi indiretti tra USA e Iran sul nucleare. Anche se tale ruolo è stato poi esercitato dall’Oman, che sta conducendo delle trattative definite “positive” dalle parti coinvolte, l’Iraq ha indirettamente ottenuto quanto auspicato da anni: vedere USA e Iran negoziare direttamente per risolvere in via diplomatica i propri contrasti. Un altro contesto nel quale il Governo iracheno ambisce a svolgere un ruolo attivo è quello siriano, in cui l’avvento al potere di Ahmed al-Sharaa pone interrogativi sulla potenziale evoluzione dei rapporti tra i due Paesi. Dopo un iniziale gelo nelle relazioni bilaterali, dovuto alla forte opposizione del mondo sciita alla conquista del potere siriano da parte di una figura che ha combattuto nei ranghi di ISIS e Al-Qaeda anche contro l’Iraq, al-Sudani ha deciso di accettare un incontro bilaterale con il Presidente siriano Ahmed al-Sharaa in Qatar. Mediato dall’Emiro Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani, il vertice è servito da punto di partenza essenziale per lavorare congiuntamente verso la risoluzione delle questioni attinenti alla sicurezza al confine, premessa indispensabile per attirare gli investimenti di cui necessitano entrambi i Paesi.Â
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Primo Ministro iracheno Mohammed Shia’ al-Sudani a Damasco, in Siria, nel 2023
3. IL FUTURO DELLE FMP: UN DELICATO BILANCIAMENTO DA PRESERVARE
Uno dei nodi più spinosi dell’agenda di politica estera del Governo iracheno è rappresentato dal modo in cui gestire le “Forze di Mobilitazione Popolare” (FMP), un gruppo paramilitare che opera nel Paese grazie al sostegno finanziario e militare dell’Iran. Al-Sudani, asceso al potere anche grazie al supporto di tali milizie, si è preposto sin dall’inizio del proprio mandato di resistere alle pressioni statunitensi volte a smantellare le FMP. Al contrario, il Primo Ministro iracheno ha posto l’accento sul ruolo da esse svolto nel “combattere il terrorismo, preservare il territorio iracheno e garantire la preservazione della sovranità nazionale e dello Stato di diritto”. Una convinzione reiterata nel tempo, in piena aderenza a un’agenda politica nella quale il peso specifico delle FMP non è da porre in secondo piano. La postura del Governo iracheno in materia è dunque rimasta immutata, anche a seguito dell’intensificarsi delle pressioni americane in corrispondenza del graduale indebolimento del partner iraniano in Libano e al venir meno dell’alleato siriano. Ciò è il frutto di un realismo pragmatico, improntato a massimizzare i propri benefici evitando qualsiasi tipo di scontro con Paesi stranieri, il cui esito è rappresentato dalla costruzione di una rete di relazioni estere diversificate. Perché solo preservando tale equilibrio, dunque, l’Iraq di al-Sudani ritiene di poter creare i presupposti per trasformarsi da un polo di scontri a un terreno di investimenti e rinascita.
Michele Maresca
“Iraqi Minister for Human Rights” by Foreign, Commonwealth & Development Office is licensed under CC BY