Analisi – L’India odierna è sempre piĂą caratterizzata da disuguaglianze economiche e discriminazioni religiose. Aspirazioni nazionaliste e sentimenti anti-islamici, condivisi anche negli USA da Trump, hanno portato alla vittoria, alle scorse elezioni, del partito conservatore e religioso BJP di Narendra Modi. Proviamo a capire insieme come.
UN PAESE COMPLESSO
Numerose sfide, ieri come oggi, caratterizzano la repubblica indiana. In particolare, le difficoltà legate ad un marcato pluralismo etnico, linguistico e religioso, la questione della sicurezza nazionale e le gravi disuguaglianze economiche, hanno finito per favorire l’emergere del partito nazionalista Bharatiya Janata Party (BJP). Per spiegare i motivi di questa ascesa è doveroso fare un breve cenno al contesto istituzionale indiano, così come alla sua logica elettorale. L’India è il secondo Paese più popoloso al mondo. Accoglie circa il 17% della popolazione mondiale e conta 900 milioni di elettori regolarmente registrati. La sua Costituzione, entrata in vigore nel 1950, è la più lunga al mondo: 395 articoli divisi in 12 sezioni. La lunghezza del testo costituzionale si spiega nel tentativo di fare fronte ad una delle sfide più difficili del Paese: ammettere le diverse identità dei vari gruppi etnici, linguistici e religiosi e riuscire quindi a riconoscerli politicamente. I singoli Stati (ad eccezione del Jammu e Kashmir) non sono dotati di un testo normativo autonomo, perciò è dovere della Costituzione stabilire le linee di governance per tutti i 28 Stati e le 7 unioni territoriali che compongono il Paese. Nonostante la presenza di un sistema federale, l’insieme dei poteri legislativo, politico e giudiziario dei 28 Stati e degli altrettanti poteri federali è detenuto da un forte Governo centrale. A livello elettorale vige il sistema di voto “first past the post” che viene usato, solitamente, in contesti altamente pluralistici. Questo sistema elettorale, che tende a prediligere il partito che localmente si è concentrato in uno specifico territorio, tenderà poi a sovra-rappresentarlo in Parlamento, in questo caso nella Lok Sabha (Assemblea del Popolo). La lunghezza della Costituzione e lo specifico sistema di voto usato sono chiari esempi di come l’assetto politico indiano si è organizzato per fronteggiare una complessa realtà sociale.
Fig. 1 – Discorso del Premier indiano Narendra Modi durante un comizio elettorale a New Delhi, 3 febbraio 2020
DISUGUAGLIANZE E “MITO DELLA RESTAURAZIONE”
Accanto alla sfida del pluralismo, due importanti elementi hanno impattato profondamente sui motivi dell’ascesa del partito BJP: le disuguaglianze socio-economiche e la questione della sicurezza nazionale fortemente legata all’ascesa del nazionalismo indĂą. Per ciò che concerne il primo aspetto è utile soffermarsi sull’uso particolare dell’idea di Hindutva (“l’India agli indĂą”) da parte del Premier Narendra Modi durante l’ultima campagna elettorale del 2019. Ammettendo le gravi disuguaglianze economiche e sociali, egli propose – in alternativa al principio nazionalista – lo slogan “Sabka Saath, Sabka Vikas” (“Tutti Insieme, Sviluppo per Tutti”) per sottolineare che i benefici economici derivanti dalle future scelte di politica economica avrebbero raggiunto tutti gli strati della societĂ indiana. Il suo consenso elettorale crebbe e vinse le elezioni. La presa del potere di Modi sottolinea come ormai egli occupi ormai una posizione egemone sulla scena politica indiana e evidenzia come il nazionalismo abbia molta presa sulla coscienza collettiva. I motivi sono ideologici e storici. L’ideologia del BJP si basa su un ritorno ad una mitica “etĂ dell’oro”. Essa viene identificata nel periodo precedente il XIII secolo, in cui la societĂ indiana viveva secondo i principi piĂą puri della religione indĂą. Secondo i nazionalisti indĂą a partire dal XIII secolo – periodo dell’inizio della dominazione musulmana dell’India – i valori e le tradizioni del culto induista vennero repressi. Questa convinzione spiega le drammatiche vicende intorno alla moschea di Babri Masjid, oggetto prima di una marcia di protesta di 60,000 indĂą nel 1984 per “liberare” il luogo della nascita di Lord Ram (la piĂą importante divinitĂ induista) e poi di una brutale demolizione nel 1992, avvenuta tra l’altro quando Modi giĂ faceva parte del BJP. Secondo i nazionalisti indĂą, la moschea era infatti il simbolo della schiavitĂą dell’India per mano dei musulmani.
Fig. 2 – Manifestazione della comunitĂ musulmana a Delhi per commemorare l’anniversario della demolizione della moschea di Babri Masjid, 6 dicembre 2019
QUESTIONE NAZIONALE E FOCOLAIO NAZIONALISTA
Oggi la questione della sicurezza nazionale è considerata, dai militanti del BJP e da Modi, come la chiave per preservare l’esistenza dell’India induista e dei “veri valori” indiani. In particolare, sono stati identificati nemici interni e nemici esterni pericolosi per la sopravvivenza del culto indù e della “vera India”. I nemici interni sono i musulmani e tutti gli esponenti del Partito Nazionale del Congresso ritenuto responsabile del decadimento della società indiana. Secondo molti nazionalisti indù, l’apertura operata dal Partito del Congresso a “valori estranei” ne avrebbe minato la credibilità politica e la legittimità a governare. l nemici esterni sono invece il Pakistan, i musulmani e la Cina. Un crescente supporto al nazionalismo, anche da parte di giovani intellettuali, ha contribuito a delimitare il confine tra amico e nemico e tra interno ed esterno. Il contributo dei giovani al partito di Modi è legato al loro know-how tecnologico. Essendo molti di loro tecnici e ingegneri informatici, hanno insegnato al partito come sfruttare le proprie capacità comunicative e la potenza dei social media. In tal senso, video circolanti su YouTube e Whatsapp hanno enormemente contribuito alla crescita e al successo elettorale del BJP.
Una “boccata d’aria fresca”, così il BJP e Modi vengono percepiti dai propri sostenitori, che peraltro, non hanno perso occasione di manifestare il loro apprezzamento e sostegno anche nei confronti del Presidente USA Donald Trump dovuto in parte alla comune ispirazione nazionalista e all’ostilità nei confronti del mondo musulmano. Alla sua prima visita in India, avvenuta a fine febbraio, Trump si è congratulato con Modi per la sua efficace dirigenza democratica all’interno di un quadro politico che valuta positivamente il rafforzamento dei rapporti bilaterali tra i due Paesi in funzione anti-cinese.
Fig. 3 – Trump e Modi durante la recente visita del Presidente statunitense in India, 25 febbraio 2020
PROTESTE MUSULMANE
La visita di Trump ha acceso però violente proteste da parte della popolazione musulmana, che dopo l’emanazione della nuova legge sulla cittadinanza – che agevolerebbe l’ottenimento della stessa da parte di diverse minoranze religiose eccetto quella musulmana – vede il proprio status sociale e il proprio ruolo politico maggiormente discriminato e marginalizzato. Modi ha negato il carattere discriminatorio della legge, presentandola come un’occasione storica di fratellanza e solidarietĂ nazionali. Opposizioni e organizzazioni a difesa dei dritti umani ritengono invece che il provvedimento rientri perfettamente nel piano nazionalista del Premier.
Un piano che mostra quanto risulti vantaggioso per certi leader politici utilizzare il nazionalismo come strumento di potere, mettendo in seria discussione la garanzia dei diritti fondamentali e il concetto stesso di democrazia.
Desiree Di Marco
“Shri Narendra Modi addresses rallies in West Bengal” by narendramodiofficial is licensed under CC BY-SA