In 3 sorsi – Hanno destato perplessità alcune nomine fatte da Donald Trump per le posizioni di politica estera del suo Gabinetto, in attesa di conferma dal Senato dove il Partito Repubblicano ha una maggioranza di soli tre Senatori.
1. LA NOMINA DI RUBIO E I SUOI RAPPORTI CON LA CINA
Come Segretario di Stato è stato nominato il Senatore Marco Rubio, ex co-Presidente della Commissione Esecutiva del Congresso degli Stati Uniti sulla Cina (CECC), agenzia indipendente che ne monitora il rispetto dei diritti umani e lo Stato di diritto. Rubio è stato a lungo uno dei più feroci critici del Partito Comunista Cinese e insieme al Senatore Ted Cruz è stato sanzionato da Pechino nel 2020 in risposta a una serie di provvedimenti che aveva sponsorizzato, quali la legge sulla politica dei diritti umani degli uiguri (Uyghur forced labor prevention Act) e la legge sui diritti umani e la democrazia di Hong Kong del 2019 (Hong Kong human rights and democracy Act). In un suo discorso nel marzo 2022 Rubio aveva poi anche definito la Cina come la “minaccia più grave che gli Stati Uniti avrebbero dovuto affrontare in questo secolo”.
Anche Mike Waltz, che Trump ha nominato Consigliere per la Sicurezza Nazionale, nell’aprile 2021 aveva affermato che Washington era in una guerra fredda con la Cina, chiedendo il boicottaggio delle Olimpiadi invernali del 2022 che si svolgevano a Pechino.
La prima Amministrazione Trump aveva mostrato in generale una linea dura nei confronti della Cina, imponendo sanzioni ad alti funzionari, nonché ad aziende considerate minacce per la sicurezza nazionale, inserendole quindi nella black list e vietando l’esportazione verso la Cina di tecnologie USA.
Fig. 1 – Il Segretario di Stato nominato, Marco Rubio
2. IL POTENZIALE RUOLO DI ELON MUSK
Recentemente, nel corso della campagna elettorale, Trump ha annunciato di voler imporre tariffe del 60% sui beni cinesi (ma anche del 25% sui beni provenienti da Canada e Messico e del 10-20% sulle altre importazioni). In questo scenario di ipotetica “guerra commerciale” Elon Musk potrebbe svolgere un importante ruolo di mediatore, avendo enormi interessi commerciali in Cina (nella quale sono prodotti una significativa quota dei veicoli elettrici Tesla). Dal canto suo, Musk è benvisto da Pechino, avendo anche espresso posizioni politiche filocinesi, fino a sostenere che Taiwan è “parte integrante della Cina”.
Le nomine di Rubio e Waltz sembrano quindi ulteriori ed evidenti segni che la gestione dei rapporti con la Cina sarà al centro del programma politico estero nel corso del quadriennio, mentre nel breve termine l’obiettivo sarà quello di trovare una soluzione ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente, che Trump ha più volte ribadito di voler far cessare.
Fig. 2 – La Direttrice nominata della National Intelligence, Tulsi Gabbard
3. MEDIO ORIENTE: COSA CAMBIERÀ CON LE NOMINE DI STEFANIK, HEGSETH E GABBARD
Ed è proprio rispetto ai conflitti in Medio Oriente, con le nomine di Elise Stefanik quale Ambasciatrice statunitense alle Nazioni Unite e di Pete Hegseth a Segretario della Difesa, che sembra essere chiara la posizione di Trump.
Stefanik ha mostrato posizioni pro Israele, esprimendosi a favore della decisione del Governo di Netanyahu di vietare all’UNRWA la possibilità di operare nel Paese, in Cisgiordania e a Gaza, e criticando l’Amministrazione Biden che nel 2021 aveva inviato all’agenzia più di un miliardo di dollari, oltre a sostenere le proposte di legge mirate a contrastare le manifestazioni degli studenti filo-palestinesi nei campus statunitensi.
L’ex militare e co-conduttore della Fox, invece, che aveva intervistato nel marzo 2024 il premier israeliano, ha dichiarato apertamente sul proprio account di X la necessità di sostenere Israele.
Hegseth è stato anche un falco nei confronti dell’Iran, definendolo “un regime malvagio” sulla scia dell’uccisione nel 2020 del generale Qassem Soleimani, comandante della Forza Quds, oltre ad aver criticato la NATO, che nel suo libro American Crusade: Our Fight to Stay Free definiva un “reliquia che dovrebbe essere rottamata e ricostituita per difendere veramente la libertà”, chiedendo un maggior contributo anche economico da parte dei Paesi europei all’Alleanza.
Da ultima, la nomina di Tulsi Gabbard a Direttrice della National Intelligence: nel 2017 l’ex Deputata aveva avuto un incontro segreto con il dittatore siriano Bashar al-Assad e all’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina aveva accusato l’Amministrazione Biden e la NATO di aver provocato l’aggressione da parte di Mosca, ignorando quelle che lei aveva definito “legittime preoccupazioni per la sicurezza” sul fatto che l’Ucraina potesse potenzialmente diventare un membro della NATO.
Emanuele Rufini
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