Gli ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche sono arrivati in Siria per cominciare le operazioni di distruzione degli arsenali, secondo la risoluzione delle Nazioni Unite approvata la scorsa settimana. Intanto, si continua a discutere sull’eventualità di ‘Ginevra 2’.
1. L’INIZIO DELLE OPERAZIONI – Ieri una delegazione di ispettori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) è arrivata in Siria per avviare le misure preliminari alla distruzione degli arsenali tossici di Damasco. La prima fase della missione consisterà nella visita ai siti di produzione e stoccaggio indicati a metà settembre dal Governo, contenenti materiali stimati in circa mille tonnellate. Secondo gli accordi sia all’interno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sia, più specificamente, tra Stati Uniti e Russia, gli ispettori avranno nove mesi per adempiere il proprio compito, sulla base della risoluzione approvata la scorsa settimana dal Palazzo di Vetro.
2. IL PROGETTO – Secondo le dichiarazioni di esperti della stessa OPAC, il primo passo dell’operazione dovrebbe concludersi entro ottobre e consisterà nell’interruzione della capacità per la Siria di produrre le armi chimiche, attraverso la distruzione di macchinari (demolendoli con martelli pneumatici e tenendoli in funzione senza lubrificanti), missili e bossoli. Il gruppo lavorerà comunque su altri livelli, impegnandosi contemporaneamente anche nella verifica delle informazioni rilasciate dal Governo e nell’organizzazione logistica – che resterà segreta per la sicurezza degli ispettori e dei segreti militari siriani. In settimana, poi, dovrebbero arrivare altri esperti, cosicché diverrà possibile affidare ogni sito sensibile a precise squadre.
3. IL DIBATTITO SU ‘GINEVRA 2’ – Nel frattempo prosegue anche il dibattito sul futuro del Paese. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza, infatti, è stata elaborata parallelamente alle discussioni sull’organizzazione di una seconda conferenza di Ginevra, con i maggiori attori internazionali in disaccordo circa quali rappresentanti degli insorti siriani debbano essere ritenuti legittimati a partecipare. Il Governo di Damasco, per esempio, ha già affermato di non essere disposto a dialogare con la Coalizione Nazionale Siriana (SNC), sostenuta in particolar modo dai Paesi occidentali. In questo senso, la Russia ha escluso che a Ginevra possa intervenire ogni componente dei ribelli, invitando Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna a operare affinché gli insorti isolino terroristi ed estremisti. Il fronte delle opposizioni ad Assad, però, continua a essere frammentato al proprio interno, per motivi sia politici, sia ideologici, come dimostrano i casi di scontri tra fazioni e le reciproche accuse scambiate tra la SNC, l’Esercito libero siriano e le formazioni islamiste, talora legate ad al-Qaida (si veda lo Stato islamico dell’Iraq e del Levante).
Beniamino Franceschini