In 3 sorsi – Il cambio di regime in Siria ha gettato ombre sul futuro della base navale russa del porto di Tartus, un importante hub strategico per le operazioni del Cremlino nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, la cui perdita rappresenterebbe una battuta di arresto per gli obiettivi di Mosca nella regione.
IL DESTINO INCERTO DELLA BASE NAVALE DI TARTUS
La caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria nel dicembre scorso ha messo in dubbio il futuro della base navale di Tartus. Tra le prime manovre della formazione armata islamista salafita Hay’at Tahrir al-Sham che ha preso il potere a Damasco, di orientamento opposto a quello alauita di Assad, sostenuto dal Cremlino sin dal principio della Guerra Civile siriana nel 2011, c’è stata la revisione degli accordi siglati con Mosca dal precedente regime. Il destino della base navale di Tartus dipende dunque adesso dall’esito delle trattative tutt’ora in corso tra il Cremlino e il nuovo Governo siriano. Le AutoritĂ di Damasco hanno dichiarato nullo l’accordo del 2017 che garantiva alla Russia il diritto di utilizzo della struttura per ulteriori 49 anni, terminando il contratto con la compagnia russa Stroytransgaz, che avrebbe dovuto investire quasi 500 milioni di euro per conto del Cremlino per la sua modernizzazione. Il porto di Tartus, che ospita l’unica base russa sul Mar Mediterraneo, rappresenta un importante centro logistico per le operazioni russe in Medio Oriente, ma anche in Africa. Permette l’accesso diretto a un mare caldo le cui acque sono utilizzabili durante tutto l’anno, tanto per il trasporto di merci, quanto per lo spostamento di armi ed equipaggiamento militare verso i Paesi alleati, e svolge un ruolo cruciale nel proiettare l’influenza russa nella regione.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Il nuovo leader siriano Ahmed al-Sharaa durante una conferenza a Damasco, febbraio 2025
LE CONSEGUENZE PER MOSCA
Un mancato accordo circa l’utilizzo del porto di Tartus rappresenterebbe per il Cremlino un passo indietro in considerazione di quelli che sono i suoi obiettivi nel Mediterraneo e nel Medio Oriente. Perdere la base di Tartus, verosimilmente, non comporterà un ridimensionamento delle ambizioni di politica estera russe, ma di fatto minerebbe la capacità di Mosca di dispiegare le proprie forze a supporto delle operazioni russe nell’area, e dunque di proiettare la propria influenza nel Mediterraneo e, di conseguenza, nel Medio Oriente. La Russia manterrebbe un certo grado di influenza, ma più dispersa e meno strategicamente radicata. La perdita dell’alleato siriano rappresenta certamente una battuta di arresto per il Governo russo, che però può contare sugli stretti rapporti con Turchia ed Emirati Arabi Uniti, e un rapporto speciale con l’Iran. Inoltre, la normalizzazione delle relazioni con i Talebani in Afghanistan e gli Houthi in Yemen è in corso d’opera. Non è poi da escludere che la Russia sia in grado di trovare alternative alla base di Tartus, sebbene per il momento le opzioni appaiano limitate. Si tratta per lo più di Paesi africani, come Algeria, Libia e Sudan, che solamente in parte ovvierebbero alla perdita di un centro strategico come quello in Siria. In sostanza, soprattutto nel breve e medio termine, l’impossibilità di avere accesso a un porto sul Mediterraneo porrebbe sfide logistiche da non sottovalutare, con conseguenze rilevanti da un punto di vista militare, politico e geopolitico. Tuttavia la presenza russa non svanirebbe.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – L’allora Ministro della Difesa russo Sergei Shoigu durante un’ispezione alla base navale di Tartus nel febbraio 2022
MOSCA E DAMASCO ANCORA DISTANTI NONOSTANTE SEGNALI DI DISTENSIONE
In seguito alla deposizione di Assad, Mosca ha prontamente tentato di stabilire rapporti con il nuovo Governo di Damasco, e l’ipotesi che le trattative vadano a buon fine non è totalmente da escludere. Da un punto di vista pragmatico entrambe le parti beneficerebbero della cooperazione con l’altro. Alla Russia sarebbe concesso di far tornare le proprie navi alla base, la maggior parte delle quali ha dovuto lasciare Tartus dopo la caduta del regime, mentre il nuovo Governo siriano otterrebbe la tanto necessaria legittimità internazionale che Mosca può garantire. Nonostante ci siano stati segnali di distensione tra le parti negli ultimi mesi, al momento gli ostacoli verso un accordo circa l’utilizzo della base navale non mancano. Per le Autorità di Damasco, la consegna di Assad, rifugiatosi a Mosca, è condizione necessaria per un buon esito delle trattative. La Siria chiede inoltre un risarcimento per i danni causati dalla Russia e un contributo alla ricostruzione del Paese. Per Mosca, cedere Assad a Damasco è, però, una questione delicata, in quanto danneggerebbe l’immagine del Cremlino e minerebbe la fiducia dei partner. Oltre a questo, la reticenza del Governo russo nel soddisfare la richiesta di estradizione potrebbe essere legata alla preoccupazione che Assad riveli l’estensione dei crimini russi in Siria quando interrogato da un tribunale in patria. Da parte sua, Mosca ha proposto di portare investimenti nel Paese, vale a dire la modernizzazione del porto di Tartus, lo sfruttamento dei giacimenti di gas e delle riserve di fosfato, e la costruzione di un impianto per i fertilizzanti. Al momento, tuttavia, le trattative non sembrano ancora vicine a un punto di svolta.
Lorenzo Asquini
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