SPD e CDU hanno raggiunto un accordo per avviare le negoziazioni che condurranno al terzo Governo di Angela Merkel, il secondo di Grosse Koalition: sul tavolo la richiesta socialdemocratica dell’introduzione del salario minimo nazionale e quelle cristianodemocratiche di non aumentare le tasse e di rivedere la politica energetica.
1. VERSO LA GROSSE KOALITION – Mercoledì prossimo in Germania cominceranno le trattative tra cristianodemocratici e socialdemocratici per la formazione del nuovo Governo, che con ampia probabilità sarà guidato per la terza volta da Angela Merkel. Fino a due giorni fa sembrava che la CDU avrebbe contato sul sostegno dei Verdi, ma nelle ultime ore i vertici della SPD hanno allontanato ogni dubbio, accettando preliminarmente l’accordo in attesa che domenica si esprima la base del partito – il via libera è considerato una pura formalità dagli osservatori, nonostante tra i tesserati la diffidenza per Merkel resti elevata. Dalle elezioni del 22 settembre, i cristianodemocratici possono contare su 311 deputati (255 della CDU e 56 della CSU), mentre i socialisti su 193 seggi, una proporzione che garantisce all’attuale Cancelliere un vantaggio maggiore rispetto alla Grosse Koalition del 2005-2009.
2. LE TRATTATIVE – Tuttavia, le negoziazioni potrebbero necessitare anche di un lungo periodo, al punto che, secondo la stampa tedesca, è probabile che il Governo possa essere costituito tra metà novembre e fine dicembre. La partita verterà attorno al compromesso su punti programmatici riguardo ai quali, al momento, SPD e CDU sono pressoché agli antipodi. I socialdemocratici, infatti, chiederanno l’estensione del salario minimo a 8,50 euro per tutta la Germania, un provvedimento che, sebbene abbia incontrato la disponibilità di alcuni esponenti del centrodestra, non è molto gradito da Angela Merkel, convinta che una tale misura possa causare un calo nell’occupazione e, pertanto, più propensa a sollecitare accordi tra le parti sociali su base regionale. Dalla CDU si chiede che la SPD da un lato rinunci alla richiesta di maggiori imposte sui redditi di fasce elevate, dall’altro sostenga il profondo cambiamento nella politica energetica voluto da Merkel e consistente soprattutto nella riduzione degli incentivi alle fonti rinnovabili, una misura che un eventuale Governo con i Verdi avrebbe escluso.
3. VOCI DISCORDANTI – Le prospettive di accordo tra socialdemocratici e cristianodemocratici, però, sono considerate da alcuni osservatori come potenzialmente lesive dell’economica tedesca, la cui crescita nel 2013 è stata ricalcolata al ribasso al +0.4%. Secondo recenti stime, un aumento del PIL del 2014 al +1,8% potrebbe essere frenato proprio dall’introduzione del salario minimo uguale per tutto il Paese, poiché l’occupazione delle regioni della Germania orientale, che scontano una produttività più bassa, potrebbe subire un duro contraccolpo. Allo stesso modo, eventuali nuove tasse (delle quali si è parlato per il finanziamento di opere infrastrutturali) sarebbero superflue, o addirittura dannose, considerato che il bilancio federale tedesco è in attivo.
Beniamino Franceschini