Il Sultano ha annunciato pubblicamente l’introduzione della dottrina islamica nel codice penale del Brunei, il ricco e piccolo Stato tra le foreste del Borneo. La legge sarà riservata ai soli musulmani, ma saranno i giudici a decidere come applicarla, anche con lapidazioni, fustigazioni e tagli delle mani.
1. IL SULTANATO RICCO DI PETROLIO – Il Brunei è un piccolo Stato tra la Malesia e il Mar Cinese Meridionale, sull’isola del Borneo. Pienamente indipendente dal 1984 (prima era un protettorato britannico), è governato fin dal XIV secolo da un sultano, che è il sovrano politico e religioso della nazione. Il Paese è infatti a maggioranza islamica sunnita. Con la scoperta di giacimenti petroliferi alla fine degli anni Venti, il Brunei si è trasformato in uno Stato ricchissimo, rendendo l’attuale sultano Hassanal Bolkiah uno dei capi di Stato più abbienti del pianeta. La popolazione – circa 400mila persone – ha un buon giudizio del sovrano, che non fa pagare tasse e mantiene gratuiti i servizi pubblici, grazie alle ingenti rendite delle risorse petrolifere.
2. L’ISLAM TRA LE FORESTE DEL BORNEO – La religione musulmana già aveva un ruolo decisivo nella vita quotidiana del Brunei: le bevande alcoliche sono vietate, l’insegnamento dell’Islam è obbligatorio in tutte le scuole e i negozi restano chiusi il venerdì. Il nuovo codice penale, in vigore entro sei mesi, trasformerà in legge molti precetti islamici: i tribunali religiosi potranno imporre pene come la lapidazione in caso di adulterio, l’amputazione delle mani per i ladri e la fustigazione per chi abortisce o beve alcolici. L’applicazione sarà prevista solamente per i cittadini di religione musulmana. Nella pratica, la shari’a, la dottrina islamica, diventerà legge. Già nel 1996 il Sultano ne aveva tentato l’introduzione, considerato che la stessa Costituzione del Brunei, all’articolo 3, afferma il ruolo prevalente dell’Islam sullo Stato. Le corti religiose, invece, esistevano con il protettorato britannico e sono state mantenute con l’indipendenza. Le organizzazioni per i diritti civili, in particolar Human Rights Watch, sono però preoccupate che il Paese stia regredendo verso un nuovo tipo di feudalesimo.
3. DOVE LA SHARI’A È DIVENTATA LEGGE – Altre nazioni dell’Asia sudorientale hanno integrato da tempo la dottrina islamica nelle proprie leggi, limitandola però ad alcuni settori della vita civile. Solo le province di Terengannu (in Malesia) e di Aceh (in Indonesia) hanno istituzionalizzato pienamente la shari’a, con un livello di giudizio pari agli altri tribunali statali. Nonostante la legge islamica sia più un orientamento etico che una base normativa, molti Stati contemporanei fanno uso del Corano come norma di diritto positivo: è stata introdotta totalmente in buona parte del Medio Oriente (Afghanistan, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Pakistan, Qatar, Yemen) e in Sudan, Mauritania e Maldive.
Simone Massi