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Paese che vai, legge elettorale che trovi

La tipologia di legge elettorale rapportata al sistema partitico di qualsiasi Paese riveste spesso un ruolo sostanziale nel determinare l’esito del voto. Per la sua strategica importanza, questo imprescindibile strumento di democrazia rappresentativa è sempre più al centro dei dibattiti politici. Ecco un breve excursus all’interno del mosaico di leggi che il panorama europeo ci consegna, cercando di delineare sfumature e contorni dei principali sistemi elettorali continentali

IL “PORCELLUM” ALL’ITALIANA –  Oggetto di contese politiche trasversali, la questione relativa ad un cambio di legge elettorale in Italia tiene banco ormai da tempo.La legge n°270 del 21 dicembre 2005 denominata “Legge Calderoli”, dal nome del ministro che l’ha ideata ma anche “Porcellum” da una constatazione largamente condivisa del politologo Giovanni Sartori ha introdotto un sistema  proporzionale con sbarramento ed un premio di maggioranza. La legge, pensata in vista di un consolidamento del bipolarismo grazie alla soglia di sbarramento, 4% alla Camera e 8% al Senato per i partiti che corrono da soli, ha come obiettivo quello di limitare la presenza dei micro partiti in sede rappresentativa e di conseguenza agevolare la formazione di maggioranze solide e più o meno omogenee. Il controverso premio di maggioranza su base numerica alla Camera e su base regionale al Senato dovrebbe garantire una certa stabilità governativa ma di fatto risulta essere poco equo e non democratico in quanto favorisce le coalizioni con pochi grandi partiti rispetto a quelle con una pluralità di soggetti politici più ampia ma di dimensioni ridotte. Da qui nasce e si alimenta la polemica che vede in testa i rappresentati dei partiti minori che, con queste regole del gioco, si sentono pesantemente sfavoriti ancor prima di conoscere l’esito delle consultazioni elettorali. Un altro aspetto negativo per ciò che concerne la democraticità e la trasparenza del voto riguarda l’attuazione delle liste bloccate che impediscono all’elettore di poter votare singolarmente un candidato poiché vi è una lista con graduatorie già prestabilite.

LA COMPLESSITATEDESCA – Anche il sistema elettorale tedesco ha le vesti di un proporzionale corretto ma con alcune sostanziali differenze rispetto al modello nostrano. L’elettorato di Germania dispone di due voti da esprimere mediante un’unica scheda elettorale: proporzionale per la scelta del partito il primo ed in senso maggioritario con collegio uninominale il secondo, in cui risulta vincitore colui che ottenga la maggioranza relativa dei voti nel Land di appartenenza. E’ prevista, inoltre, una soglia di sbarramento al 5% per l’accesso al Bundestag, è ammesso il voto disgiunto ma non si può modificare l’ordine delle candidature in quanto le liste sono bloccate. L’esercizio della funzione legislativa a livello federale fa sì che si possano attuare due differenti metodologie di voto per eleggere i rappresentanti della Dieta e del Consiglio Federale.

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LA SPAGNA DELLE CIRCOSCRIZIONI – Madrid in sede elettorale fa riferimento ad un sistema proporzionale caratterizzato da una certa rigidità. Come in Italia vengono favoriti i partiti più grossi e le liste sono bloccate, tuttavia non sono presenti soglie di sbarramento considerevoli. Congresso e Senato spagnolo sono eletti grazie al voto attribuito alle 52 circoscrizioni che coincidono con le provincie iberiche e che dovrebbero, almeno in teoria, riflettere la consistenza demografica delle determinate aree geografiche.

IL DOPPIO TURNO ALLA FRANCESE –  Si tratta di un maggioritario a doppio turno, con una votazione da espletare nell’arco di due settimane. L’accesso al secondo turno è tuttavia vincolato ai candidati che nella prima consultazione abbiano raggiunto per lo meno il 12,50% dei voti. Ovviamente, se un candidato al primo turno raggiunge la maggioranza assoluta dei voti, a condizione che abbia votato almeno il 25% degli aventi diritto, viene meno la necessità del ballottaggio successivo.

TURNO UNICO NEL REGNO UNITO – La legge elettorale  britannica poggia le proprie basi su un sistema maggioritario e uninominale. Il gioco è assolutamente il più semplice possibile: vince chi prende più voti. Dunque vengono eletti i candidati che ottengono per ciascun collegio anche solo la maggioranza relativa dei voti. Non esistono liste con nominativi prestabiliti ed è un sistema che tendenzialmente produce nel lungo periodo una rappresentanza bipartitica, il dualismo storico tra Labour e Tory ne è la riprova più lampante, lasciando tuttavia aperta la porta ad un terzo contendente, come ad esempio i Liberaldemocratici. Ciò nonostante la legge elettorale britannica concede la possibilità di eleggere determinati candidati radicati nelle singole regioni o nelle zone territoriali dove il voto lo consenta.

Andrea Ambrosino [email protected]

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