Estate fondamentale per il Brasile, chiamato a scegliere il prossimo Presidente della Repubblica. Dilma Rousseff è ancora la favorita, ma se sarà sfidata dall’ex ministro Marina Silva, assisteremo a un duello estremamente interessante.
TRA CALCIO E POLITICA – La lunga estate brasiliana avrà certamente almeno due protagonisti: Neymar e Marina Silva. Il primo è atteso come un “messia della pedata” dai sostenitori verde-oro: a partire dal prossimo 12 giugno, l’attenzione dei media sarà monopolizzata dai Mondiali di calcio, tra minacce e spettacolo promesso dallo sport più pagato. Ma per allora il dibattito politico sarà certamente infuocato e anzi la kermesse pedestre potrebbe risultare determinante per spostare un risultato che sembra scontato, la rielezione di una delle donne più potenti del globo, la presidente Dilma.
DILMA, ANCORA FAVORITA – Sarà lei, ovviamente, la candidata d’ufficio in quanto Presidente uscente e quindi protagonista dell’agone politico. Ha più visibilità di tutti, ma anche più rischi. Il nome dello sfidante-antagonista non è ancora sicuro, però c’è un’altra donna che sta scompaginando l’assetto politico parlamentare del gigante sudamericano, Marina Silva. Dilma è ancora la favorita e i sondaggi di questi giorni indicano in maniera molto netta che vincerebbe tranquillamente al primo turno. Se solo non ci fosse Marina di mezzo, l’unica che potrebbe costringerla al ballottaggio di ottobre.
LA LUNGA MILITANZA DI MARINA – Nata nel 1958, analfabeta fino a 16 anni, Marina Silva è una vecchia conoscenza della politica brasiliana. Leader del movimento ambientalista, stimata dalle élites mondiali dopo il summit Rio+20 del 2012, quello dell’indimenticabile discorso del presidente dell’Uruguay Mujica, già ministro dell’Ambiente con il comune mentore Lula, Marina Silva ha già dimostrato di non apprezzare Dilma quando se ne andò dal Governo sbattendo la porta e quando, poi, alle presidenziali del 2010 dichiarò, sorprendentemente, di non appoggiarla al ballottaggio contro il candidato della destra.
I PROGRAMMI ELETTORALI – Il punto su cui si registra la maggiore divergenza tra le due signore della politica sembra essere proprio il modello di sviluppo socio-economico da seguire. Dilma ha scommesso tutto su una visione tecno-modernista fatta di infrastrutture, salari più alti e visibilità internazionale e in questo senso la spesa pubblica enorme sostenuta per i Mondiali di calcio e la crescente inflazione sono suoi figli diretti. La lotta alla fame e contro l’analfabetismo possono essere giustamente rivendicati come successi dei Governi del Partido dos Trabalhadores, anche se forse sono mancate misure di vigilanza contro la corruzione e lo sperpero. La realpolitik di Dilma ha visto assurgere il Brasile come gigante prima economico e poi politico, capace anche di puntare i piedi contro Obama per lo scandalo Datagate. Dilma ricorda molto l’Ulisse dantesco, quello che spronava i suoi e teneva le redini del comando con un comportamento verticistico. Marina è diversa. Somiglia alla ricchezza democratica di Joscka Fischer, leader dei verdi tedeschi. È contraria ai Mondiali e vicina ai manifestanti che hanno riempito le prime pagine la scorsa estate. È fortemente critica verso il dirigismo del Pt (da cui proviene) e non perde occasione per ricordare ai 200 milioni di brasiliani che Lula prima e Dilma poi sono invischiati nello scandalo del mensalao, ovvero soldi ricevuti in nero dai poteri finanziari per l’attività politica. Marina è sviluppo eco-sostenibile, meritocrazia, programmi di base. Marina si pone come una del popolo, Dilma è ormai oligarchia; questo il messaggio che vuole far passare. Marina pensa all’oggi e la sua avversaria al domani.
MARINA E LA CANDIDATURA – Sta portando scompiglio anche nelle modalità che la Costituzione richiede per candidarsi. Ha fondato un suo movimento ecologista, che però ha fallito l’obiettivo del raggiungimento delle 492mila firme a supporto della candidatura alle presidenziali: e così il tribunale elettorale l’ha esclusa. Il Partido da Social Democracia brasileira, di centro-destra nonostante il nome, guidato dal rampante Aecio Neves, ha così creduto di avere il via libera e di potersi candidare contro la corazzata Dilma. Tutti sanno che alle ultime presidenziali del 2010 la prode Marina ha collezionato ben 20 milioni di voti e nessuno vuole fare brutta figura scontrandosi con lei. Ma ancora una volta è riuscita a trovare una strada poco ortodossa, seppur efficace. Ha annunciato un’alleanza programmatica con il Partito Socialista di Eduardo Campos, governatore del Pernambuco, frustrandone le aspirazioni a candidarsi. Ma per evitare protagonismi ha dichiarato di voler fare la candidata a vice-presidente. In pochi ci credono e sembra più una mossa per dover poi accettare la proposta-richiesta di candidarsi contro la ex amica Dilma. E così la sorpresa ha continuato a regnare sopra il cielo di Brasilia. Certo che l’azione politica di Marina Silva ricorda tanto la voglia di riscatto dei bahiani descritti da Jorge Amado. Probabilmente Dilma, ora, è un po’ meno tranquilla.
Andrea Martire