Il Mali è tornato al voto, ma di fronte alla ripresa delle ostilità nel Nord, le speranze della popolazione maliana iniziano a vacillare, mentre nuovi dubbi si affacciano sul futuro e sulla democrazia del Paese.
1. LE ELEZIONI PARLAMENTARI – Nonostante l’elezione del nuovo presidente Keita avvenuta ad agosto sia stata caratterizzata da una storica partecipazione, il processo di transizione, dopo la secessione del nord del Mali, il colpo di Stato nel marzo del 2012 e l’intervento internazionale che ne è conseguito, prosegue lentamente. Il 24 novembre si sono tenute le elezioni parlamentari, che avrebbero dovuto completare il processo ripristino della democrazia. Tuttavia, queste sono state caratterizzate da una bassa affluenza (attestatasi al 38,5% degli aventi diritto) e da episodi di violenza nel Nord del Paese.
2. NECESSARIO UN SECONDO TURNO – 1.141 candidati si sono presentati per contendersi i 147 seggi dell’Assemblea nazionale, ma, essendo necessaria la maggioranza assoluta all’interno del collegio, sono stati solo 16 i seggi vinti nel primo turno, con il secondo turno previsto per il 15 dicembre. Nonostante i commenti positivi da parte dell’Unione Europea e della missione ONU in Mali (MINUSMA), numerosi nodi restano comunque da sciogliere. In primo luogo, la presenza delle cellule islamiste ancora attive nel Nord: recentemente, la Francia e MINUSMA hanno lanciato l’operazione militare “Hydre” per contrastare i movimenti jihadisti.
In secondo luogo, resta ancora molto incerto il futuro delle regioni settentrionali, rivendicate da parte della popolazione tuareg come Stato indipendente, l’Azawad.
3. QUALE PACIFICAZIONE PER IL NORD? – La stabilitĂ e una normale ripresa del funzionamento democratico del Paese sembrano allontanarsi ulteriormente. Il Movimento Nazionale di Liberazione dell’Azawad (MNLA), il principale movimento indipendentista tuareg, ha da poco annunciato la fine del cessate il fuoco firmato con Bamako pochi mesi fa, riprendendo le ostilitĂ con l’esercito a Kidal. Negli stessi giorni, Amadou Sanogo, autore del colpo di Stato del marzo del 2012, nonostante la recente promozione a generale, è stato preso in custodia dalle Forze di sicurezza maliane, con l’accusa di omicidio e torture in merito alla scomparsa e all’assassinio di alcuni cittadini durante la sua Presidenza. Un tentativo del presidente Keita di riportare l’esercito sotto il pieno controllo civile?
Matteo Garnero