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UE-Cina: verso un futuro di tensioni?

Un sostanziale nulla di fatto. Sembra essere questo lo sconfortante risultato dell’ultimo vertice tra Unione Europea e Cina. E mentre la Cina guadagna terreno, l’Europa resta divisa. Ecco i principali nodi economici e commerciali sul tappeto. In ballo, comunque, c'è anche la (geo)politica, e la ridefinizione dei rapporti sull'asse Pechino-Bruxelles-Washington

Da: Glocus

LO SCONTRO ALLE PORTE? – Dal 2003, anno in cui fu firmato il partenariato strategico tra Bruxelles e Pechino, non sembrano esserci stati cambiamenti rilevanti nelle relazioni politiche tra i due giganti internazionali. Nel comunicato ufficiale rilasciato al termine dell’incontro tenutosi ad inizio ottobre sono state inserite semplici indicazioni generiche, i temi discussi tra le due parti non sembrano inoltre costituire la base di partenza ideale per rilanciare una cooperazione entrata ormai da qualche tempo in una pericolosa fase di stallo. Sebbene la riforma del Fondo Monetario Internazionale, le questioni energetiche e i cambiamenti climatici interessino infatti entrambe le leadership, il confronto su questi punti sembra essere più che altro un diversivo per evitare tensioni e screzi, un tentativo per rimandare uno scontro politico sempre più imminente. Gli scenari internazionali sono cambiati rispetto al 2003, l’Europa si trova, e si troverà nel prossimo futuro, a dover far fronte ad una Cina sempre più intraprendente sia sul piano economico che su quello politico.

COME REAGISCE L'UE – Quale sarà la risposta dell’Unione a quella che viene definita l’avanzata cinese nel Vecchio Continente? La strategia di Pechino è ormai nota, se non altro perché già utilizzata negli ultimi anni con gli Stati Uniti. Il governo cinese ha deciso di riversare ingenti capitali sul mercato europeo, sostenendo al contempo il debito pubblico di molti paesi membri dell’eurozona (in basso, la mappa degli investimenti cinesi. Fonte: Foreign Policy). Rispetto al passato, l’UE sembra aver perso quella posizione di forza relativa che era frutto dell’adozione dell’euro e dell’allargamento ai paesi della fascia centrorientale, iniziative nate per favorire la creazione di un mercato interno tra i più ricchi al mondo. Questo parziale declino europeo in ambito internazionale, dovuto anche alla delusione delle leadership che avevano scommesso su un’Unione più forte e coesa, è un fattore fondamentale per determinare quali siano al momento i delicati equilibri tra Bruxelles e Pechino. I leader del Vecchio Continente pensavano che per fronteggiare l’ascesa cinese sarebbe stato sufficiente incrementare il volume degli scambi con Pechino, in modo da poter legare a doppio filo l’economia europea a quella asiatica bilanciando al contempo l’egemonia statunitense. Questa strategia sembra però essere fallita: la crisi economica, lo stallo nella crescita e lo stato delle finanze pubbliche di molti paesi membri hanno infatti portato ad una profonda ridefinizione dei rapporti di forza, tanto che la Cina può giocare un ruolo di primo piano in questioni capaci di rompere i già fragili equilibri all’interno dell’Unione Europea. Il governo di Pechino è intervenuto attivamente per sostenere le disastrate finanze greche, sottoscrivendo bond emessi dalla Banca di Grecia e rilasciando dichiarazioni di fiducia nei confronti del governo guidato da George Papandreou. La leadership cinese si è attivata inoltre senza indugi per ampliare il commercio bilaterale, approfondire la cooperazione sul trasporto marittimo e promuovere la cooperazione negli investimenti e nel turismo. Iniziative lodevoli per sostenere un paese in grave difficoltà, ma che andranno sicuramente a ledere le relazioni che intercorrono tra la Grecia e alcuni dei paesi membri dell’Unione, scatenando tensioni endogene difficilmente gestibili da Bruxelles.

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I NODI ECONOMICI– In comparti fondamentali di molte delle economie europee, come quello manifatturiero, i cinesi vorrebbero inoltre acquisire quel know how tecnologico indispensabile per l’ulteriore sviluppo delle industrie nazionali. Se è vero che il rischio di un innalzamento della tensione sociale interna ai paesi membri dovrà essere gestito nelle capitali europee, Bruxelles dovrà però dimostrare di saper mitigare eventuali distorsioni del mercato proteggendo al contempo le industrie continentali messe in difficoltà da pratiche commerciali sleali. Sia sul piano politico che su quello economico sono molte le questioni che le due leadership dovrebbero quindi affrontare in sede negoziale. L’eccessiva svalutazione competitiva dello yuan, l’accesso al mercato cinese e i diritti di proprietà intellettuale sono i temi legati all’economia che da troppo tempo rimangono ai margini dalle discussioni tra Bruxelles e Pechino. I segnali di fastidio del governo cinese rispetto alla richiesta di revisione del valore della moneta nazionale hanno probabilmente inibito i successivi punti, ma uno sforzo maggiore deve essere fatto per garantire alle imprese europee di operare in un regime di concorrenza, sebbene imperfetta.

LE PROBLEMATICHE POLITICHE – A livello politico, invece, rimane in sospeso una questione importante come è quella del riconoscimento alla Cina dello status di paese con un’economia di mercato, senza dimenticare temi più delicati come il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L’Unione Europea e gli Stati Uniti stanno esercitando costanti pressioni affinché la Cina inizi ad assumersi maggiori responsabilità a livello globale, tenendo conto del fatto che al momento il paese asiatico è riconosciuto come una delle grandi potenze del panorama internazionale. Difficilmente Pechino potrà, o forse sarebbe meglio dire vorrà, nel breve periodo, farsi carico di problemi che non sono di diretta pertinenza od interesse cinese. Sebbene la discussione su quello che potrebbe essere il futuro ruolo del paese a livello globale sia già in corso tra le elite del paese, sembra essere ancora un discorso prematuro se portato a livello di governo. La Cina deve ancora compiere passi in avanti fondamentali verso una sostanziale liberalizzazione politica sul fronte interno, difficilmente il governo di Pechino si attiverà per sostenere quelle strutture della governance globale di cui ancora mal sopporta alcune regole o certi limiti. La strada sembra essere tracciata e non si può escludere l’ipotesi che nel corso del prossimo decennio il paese asiatico cerchi di avviare quel processo di riscrittura delle regole che guidano la comunità internazionale intera. Al momento sembra esserci un’unica certezza: il corso delle relazioni tra Bruxelles e Pechino sarà determinato in buona misura dalla coesione che riusciranno a raggiungere i 27 membri dell’Unione, questione che, fino ad ora, è stata il punto più dolente nella storia dell’Europa unita.

Simone Comi [email protected]

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