La Repubblica Macedone (o FYROM, Former Yugoslav Republic of Macedonia) rimane ancora lontana dall’iniziare i negoziati per la completa adesione all’Unione Europea per la disputa con la Grecia sulla questione del nome. Questo problema rischia di fare sprofondare il Paese in una crisi sociale ed economica dando vita a pericolose spinte nazionaliste
1)VETO GRECO – Durante l’ultima riunione del Consiglio Europeo sul futuro allargamento dell’UE, non e’ stato fatto nessun passo significativo verso l’ammissione della Macedonia. La piccola Repubblica e’ candidata dal 2005, pero’ il suo cammino e’ ancora fermo sulla disputa con la Grecia relativa al nome ufficiale. Atene infatti rifiuta di riconoscere lo Stato con il nome di Repubblica di Macedonia. Da sempre la Grecia ha posto il suo veto: non solo su una futura adesione all’UE, ma anche per quanto riguarda la NATO. La situazione va avanti da molto, troppo tempo anche se dei timidi tentativi per trovare una soluzione sono stati fatti. L’UE si sta muovendo in questo senso, con la Germania in prima fila. Sul tavolo vi sono diverse proposte di cambiare nome come suggerito dal mediatore dell’ONU Mattew Nimetz, per esempio in “Repubblica di Alta Macedonia”.
2)NON SOLO GRECIA – L’altro Stato che si oppone alla integrazione della Macedonia in UE e’ la Bulgaria. Nonostante sia stato il primo paese a riconoscerla nel 1991 dalla disgregazione della Jugoslavia, le dispute storiche sull’origine dei macedoni e il riconoscimento della lingua macedone come dialetto dello slavo-bulgaro hanno allontanato i due Paesi. Infatti durante i colloqui tra Štefan Füle, Commissario europeo per l’allargamento e la politica europea di vicinato, e il Ministro degli Esteri bulgaro Kristian Vigenin, quest’ultimo ha sottolineato che la Bulgaria si opporra’ finche’ non sara’ firmato un accordo sulle relazioni bilaterali di buon vicinato.
3)PROBLEMI INTERNI – L’equilibrio politico al suo interno e’ altrettanto delicato. Ci sono sempre grandi tensioni tra la maggioranza della popolazione slava e la minoranza albanese che costituisce quasi il 25% del totale della popolazione. Una convivenza tutt’altro che facile, che non molto tempo fa ha suscitato proteste con violenti scontri da ambo le parti. Ad aumentare le difficoltà per una pacifica convivenza bisogna aggiungere il malessere sociale ed economico che ha colpito il paese. La crisi economica greca ha influenzato anche l’economia della piccola repubblica balcanica. La strumentalizzazione tra i giovani con la retorica del nazionalismo rischia sempre di alzare i toni e l’escalation di violenze già viste in precedenza minano sempre il fragile equilibrio tra le due comunità. La questione del nome ha interrotto il cammino macedone verso l’integrazione europea da troppo tempo e ha bisogno di una soluzione in tempi rapidi, coinvolgendo in maniera più diretta l’UE.
Juljan Papaproko