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L’Ungheria è davvero pronta a lasciarsi Orbán alle spalle?

In 3 Sorsi L’Ungheria è sempre più al centro della politica europea, nel bene e nel male. La leadership di Viktor Orbán è minacciata da una compatta e ambiziosa opposizione liberale, intenzionata alle elezioni del 2026 a invertire la deriva autoritaria del Paese, riavvicinandolo all’Unione Europea.

1. I LIBERALI COMANDANO I SONDAGGI IN UNGHERIA

Per la prima volta in circa quindici anni il panorama politico ungherese potrebbe presto cambiare ed entrare in una nuova era “post-orbaniana”. Nel 2026 si terranno le elezioni parlamentari, che, stavolta, rappresenteranno per l’attuale premier Viktor Orbán una vera e propria resa dei conti. Secondo i sondaggi più recenti, il partito di Governo Fidesz non sarebbe più la forza politica preferita dalla maggioranza degli elettori ungheresi. La formazione al Governo dal 2010 si attesterebbe tra il 35% e il 39%, alle spalle della grande novità della politica magiara, il partito Tisza, fondato da un ex alleato di Orbán, il liberale centrista Péter Magyar. Il Partito del Rispetto e della Libertà – questo il nome ufficiale, con Tisza che è l’acronimo in lingua magiara – si presenta alla società come la forza che porrà fine al Governo autoritario e illiberale di Orbán. A seguito della sua fondazione avvenuta nel 2020, il partito ha saputo attrarre e unire le varie anime dell’opposizione politica ungherese, frammentata e indebolita dalle politiche governative di controllo sociale e censura dei media. Ad oggi, Tisza comanda la maggior parte dei sondaggi elettorali indipendenti, attestandosi tra il 40% e il 45%.

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2. ORBÁN STA PERDENDO IL CONTROLLO?

Dopo anni in cui ha mantenuto potere e rilevanza tanto a livello nazionale quanto europeo, la leadership di Viktor Orbán appare oggi meno stabile e addirittura in discussione. Sul fronte interno, le riforme accentratrici e illiberali hanno scatenato forti reazioni da parte della cittadinanza, rafforzando al contempo i movimenti politici, sociali e civili che auspicano un ritorno alla piena democrazia nel Paese. Sul fronte europeo, il rapporto tra Budapest e Bruxelles è da tempo ai minimi storici. Le politiche contrarie ai principi europei, il veto all’ingresso di nuovi membri (Ucraina su tutti) e le relazioni ambigue con la Russia alimentano continue tensioni tra le Istituzioni UE e l’Ungheria. Per tali ragioni, una parte dei fondi comunitari destinati all’Ungheria resta congelata come previsto dalle clausole di condizionalità. In aggiunta, l’Ungheria è stata recentemente al centro delle cronache intorno alla celebrazione del Budapest Pride, evento per i diritti civili vietato dal Governo nazionale, ma ugualmente sponsorizzato dalla municipalità della capitale. Il sindaco liberale della città, Gergely Karácsony, rappresenta un altro potenziale avversario per Orbán, sebbene abbia dichiarato di non volersi candidare alle elezioni del 2026.

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3. IL FUTURO DELLA DEMOCRAZIA UNGHERESE

La situazione in Ungheria è dunque tesa come raramente accaduto negli ultimi tempi. Per contrastare le crescenti proteste, il Governo nazionalista cerca di tutelarsi approvando riforme finalizzate alla “salvaguardia della sovranità nazionale”, avvicinandosi sempre di più ad altre democrazie illiberali e allontanandosi dall’Occidente e dall’UE. Ciononostante, il Paese magiaro è ancora un importante attore del panorama politico centro-europeo, motivo per il quale gli Stati membri dell’UE si limitano a sanzionarlo evitando provvedimenti più severi. Tuttavia, una parte della popolazione ungherese sembra aver raggiunto il limite, tanto da aver alzato il livello di unità di intenti per massimizzare l’impatto delle manifestazioni di dissenso, anche correndo il rischio di infrangere le leggi. L’emergere di figure carismatiche come Magyar e Karácsony ha contribuito a risvegliare le coscienze dei cittadini ungheresi, che alle elezioni del 2026 si troveranno davanti una scelta che dopo decenni potrebbe cambiare in maniera netta il volto dell’Ungheria.

Giorgio Fioravanti

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Perchè è importante

  • Nel 2026 si terranno in Ungheria le elezioni parlamentari. Per la prima volta dopo quindici anni, il premier Viktor Orbán è indietro nei sondaggi e rischia di dover lasciare il potere.
  • La situazione nel Paese è tesa a causa del sempre più complicato rapporto con gli alleati europei, nonché per via delle numerose manifestazioni contro le politiche governative.

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Giorgio Fioravanti
Giorgio Fioravanti

Classe 1997, nato e cresciuto a Rieti, attualmente ricopro il ruolo di Assistente di redazione presso la sede regionale della TGR Rai di Trento. Proprio a Trento si è svolta la mia intera carriera universitaria, completata con una laurea in European and International Studies. Dopo la laurea ho frequentato con successo un Master in Studi Diplomatici presso la sede di Roma della SIOI. Ho collaborato con diverse redazioni e siti online pubblicando contenuti di attualità e geopolitica. Il posto più curioso in cui ho vissuto è senza dubbio Gibilterra, dove ho anche svolto un periodo di ricerca tesi all’estero. Tra le mie passioni più grandi, naturalmente, la geopolitica e il caffè.

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