Come previsto, alle elezioni di medio termine i Kirchner vengono sconfitti e divengono minoritari nell’ambito del Peronismo. La fine di una stagione politica?
CRISTINA SCONFITTA – Nessuna sorpresa è uscita dalle urne argentine: la coppia Néstor-Cristina Kirchner, rispettivamente ex e attuale presidente della nazione sudamericana, è uscita sconfitta dalle elezioni di medio termine. In palio c’era il rinnovo di metà del Parlamento di Buenos Aires e, come si attendeva, il Governo non è stato premiato. In realtà, la competizione si è svolta tutta all’interno del Partido Justicialista, erede della tradizione peronista (vedi anche “Tango nelle urne”). La corrente “oficialista”, tendente più a sinistra e comandata dai Kirchner, è diventata minoritaria rispetto ai cosiddetti “dissidenti”, che pendono invece per un maggior conservatorismo. L’emblema che ha caratterizzato in modo netto la dèbacle elettorale del Frente para la Victoria (questo il nome della corrente dei Kirchner) è stata la sconfitta personale dell’ex presidente, battuto nella Provincia di Buenos Aires dal rivale, Francisco De Nárvaez. Kirchner non ha potuto fare altro che prendere atto del risultato e dare le dimissioni da presidente del PJ, passando la mano a Daniel Scioli, attuale presidente della Provincia di Buenos Aires.
ED ORA? – Da questo momento il Governo non potrà più godere della maggioranza in nessuna delle due Camere. La “Presidenta” Cristina ha cercato di mostrare la forza dell’esecutivo escludendo che ci saranno rimpasti nella compagine ministeriale. Tuttavia, la Casa Rosada dovrà fare i conti con un panorama politico in mutamento anche se, va sottolineato, solo all’interno del partito peronista. In ascesa c’è il già citato De Nárvaez, oltre all’ex pilota di Formula Uno Carlos Reutemann, eletto senatore nella Provincia di Santa Fe. Reutemann sembra in “pole position” (la metafora automobilistica è quantomai azzeccata) per le presidenziali del 2011 e non a caso ha rifiutato l’invito di Scioli a far parte del direttivo del PJ. Evidentemente il santafesino non ha intenzione di “bruciare” troppo in fretta la propria candidatura sovresponendosi in un momento particolarmente delicato per la definizione degli equilibri e dei rapporti di forza all’interno del partito. Il consenso nella provincia pampeana di Santa Fe è molto importante perché significa avere dalla propria parte la potente lobby degli agricoltori, che detengono nelle proprie mani la principale fonte di ricchezza del Paese.
LA FINE DI UNA STAGIONE? – E’ stato proprio il conflitto con i proprietari terrieri a rappresentare l’inizio della crisi del kirchnerismo. Un anno e mezzo fa il Governo impose le cosiddette “retenciones moviles”, ovvero dei dazi variabili sull’esportazione delle derrate agricole, che provocarono un’ondata interminabile di scioperi e proteste in tutta l’Argentina. Negli ultimi mesi, poi, la crisi economica ha rimesso a nudo le debolezze strutturali della repubblica sudamericana: troppo dipendente dal prezzo delle materie prime, non ancora stabile dal punto di vista macroeconomico, l’Argentina ha accusato il colpo in maniera decisamente più forte rispetto al vicino Brasile, che è ormai una potenza geopolitica e geoeconomica a tutti gli effetti. Il successo dei Kirchner è stato agevolato dalla congiuntura economica estremamente favorevole del quinquennio 2003-2008, così come la crisi ne ha amplificato i demeriti negli ultimi mesi. La coppia appare però verso il tramonto politico, anche se difficilmente nel breve periodo ci saranno cambi radicali nell’orientamento politico argentino. Probabilmente ci si potrà aspettare una maggior cautela a livello internazionale nell’abbracciare la causa di leader discussi come il venezuelano Chàvez e, a livello interno, nell’adottare politiche impopolari come la nazionalizzazione dei fondi pensione.
Davide Tentori [email protected]