In 3 Sorsi – L’Antartide, sebbene formalmente neutrale e senza popolazione stabile, è oggi al centro di crescenti tensioni geopolitiche legate alla gestione delle sue risorse naturali. Il Trattato Antartico del 1959, che ne regola l’uso pacifico, è messo sotto pressione da potenze come Russia, Cina e USA, mentre si avvicina la scadenza del Protocollo di Madrid (2048), che vieta lo sfruttamento minerario. Le storiche rivendicazioni territoriali di Paesi come Argentina e Cile, unite alla corsa globale a pesca, idrocarburi e minerali, rendono il continente un punto critico per gli equilibri futuri.
1. ANTARTIDE: UN CONTINENTE AI MARGINI DEL POTERE?
Nel dibattito geopolitico contemporaneo, spesso si parla dell’Artico e delle sue rotte commerciali, dei giacimenti di gas e delle tensioni tra Russia e NATO. Eppure, l’Antartide, continente agli antipodi, rimane per molti un enigma silenzioso. La sua importanza strategica è meno visibile, ma tutt’altro che marginale. Un continente che, pur non appartenendo a nessuno Stato, è al centro di ambizioni globali. Il riferimento giuridico fondamentale per comprendere questa dinamica è il Trattato Antartico del 1959, siglato a Washington da 12 Paesi durante l’Anno Geofisico Internazionale. Entrato in vigore nel 1961, il trattato ha sancito il principio dell’uso pacifico del continente, vietando espressamente attività militari e lo sfruttamento economico delle sue risorse. In realtà, il trattato rappresenta un fragile compromesso: congelare temporaneamente le rivendicazioni territoriali senza eliminarle del tutto. Paesi come Argentina, Australia, Cile e Regno Unito hanno sospeso, ma mai rinunciato, alle loro pretese. Oggi, l’equilibrio sembra tenere, ma scricchiola sotto il peso delle nuove sfide geopolitiche, climatiche e tecnologiche. L’Antartide è rimasta un laboratorio scientifico e diplomatico unico, ma la sua neutralità, garantita da un accordo firmato oltre sessant’anni fa, rischia di essere messa alla prova.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Due membri di una recente spedizione scientifica della Turchia in Antartide impegnati in alcune misurazioni, febbraio 2025
2. RICCHEZZE GHIACCIATE: RISORSE E AMBIZIONI SOTTO IL TRATTATO
Nonostante il divieto di sfruttamento economico imposto dal Trattato Antartico, il continente è una sorta di scrigno naturale colmo di potenzialità. In mare, la pesca intensiva – in particolare quella del krill, base della catena alimentare – ha già avuto impatti ecologici devastanti. A terra, il suolo antartico cela enormi giacimenti minerari e potenziali riserve di idrocarburi offshore. Oro, ferro, uranio, nichel, petrolio: risorse oggi protette, ma al centro di mire crescenti. La gestione di questo patrimonio si regge su un complicato sistema multilaterale. Dal 1994 le Parti Consultive del Trattato – solo 29 su 56 firmatari – si riuniscono ogni anno per discutere il futuro del continente durante gli ATCM (Antarctic Treaty Consultative Meetings). È qui che si confrontano gli interessi strategici delle potenze, mascherati da iniziative scientifiche. La Russia, ad esempio, possiede la flotta di rompighiaccio più ampia al mondo, utile tanto per la ricerca quanto per la futura logistica mineraria. La Cina, con una rete in espansione di basi scientifiche, ha inserito radar, telescopi e tecnologie dual-use, ossia utilizzabili anche per fini militari. E l’Australia, che rivendica oltre il 40% del continente, investe milioni per esplorare e mappare risorse. Il rischio? Che, nel 2048, anno in cui scadrà il divieto formale di sfruttamento minerario, il fragile equilibrio possa saltare. A quel punto, l’Antartide da santuario scientifico potrebbe trasformarsi in un nuovo teatro di competizione globale.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il Ministro dell’Ambiente australiano Peter Garrett (in giacca arancione) visita la base scientifica di Casey nel 2008. L’Australia rivendica il 40% dell’Antartide e continua a investire risorse per tutelare i suoi interessi nel continente ghiacciato
3. TRA MEMORIA E FUTURO: CHI GUIDERÀ L’ANTARTIDE?
L’Antartide è l’unico continente mai colonizzato, senza popolazioni indigene e abitato solo da ricercatori. Eppure, sin dagli anni Quaranta, fu chiaro che non sarebbe rimasto fuori dai giochi di potere. Dopo la Seconda Guerra Mondiale, si pensò che le Nazioni Unite potessero amministrarlo come bene comune. Ma le rivalità emerse durante la Guerra Fredda – soprattutto tra USA e URSS – fecero naufragare l’idea. Il Trattato del 1959 fu un compromesso tra Stati con interessi diretti, ma già negli anni Ottanta subì critiche per la sua natura elitaria. I Paesi del Sud Globale, in particolare, chiedevano una governance più inclusiva. Oggi, tra i protagonisti della scena antartica emergono Russia e Australia, ma anche Cina e USA mantengono una presenza forte e crescente. Nel gennaio 2025, il Presidente cileno Boric ha visitato il Polo Sud, sottolineando le rivendicazioni territoriali del Cile e le sue preoccupazioni ambientali e strategiche. Un gesto simbolico, che nasconde l’ansia di un Paese minore stretto tra colossi geopolitici. La Cina mantiene la più grande flotta peschereccia dell’Antartico, operativa tutto l’anno. La Russia continua le proprie prospezioni geologiche, in vista di un possibile cambio di regole post-2048. Gli Stati Uniti vigilano, pronti a controbilanciare. È una gara silenziosa, fatta di basi scientifiche, investimenti, satelliti e flussi diplomatici. L’Antartide, ghiacciato e distante, è già il campo di prova della geopolitica del XXI secolo: un continente che non appartiene a nessuno, ma che molti vorrebbero controllare.
Riccardo Renzi
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