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Vienna sotto attacco

In 3 sorsi- Attorno alle 20 del 2 novembre, mentre a Vienna si approfitta dell’ultima serata di libertà prima del lockdown, un attacco coordinato in più punti della città sparge il terrore nella capitale austriaca. Pochi giorni dopo i fatti di sangue a Nizza, un altro fronte caldo si apre nel cuore d’Europa.

1. I FATTI

Sono circa le 20 quando i primi spari iniziano ad esplodere nei pressi della sinagoga di Vienna. Quello che inizialmente sembrava un attacco mirato nei confronti della comunitĂ  ebraica si rivela invece il primo tassello di una strategia ben piĂą complessa e coordinata. Stando ai risultati delle prime indagini, infatti, si sarebbe trattato di un attacco posto in atto da un fondamentalista islamico, cittadino austriaco di origini macedoni, che nel corso delle ore ha condotto attacchi in 6 punti diversi della cittĂ , accanendosi con i viennesi intenti a riempire ristoranti e locali nell’ultima serata di libertĂ  prima del lockdown di un mese imposto dal Governo. L’attentatore muore sotto i colpi delle forze dell’ordine attorno alle 20.09. Il suo nome è Fejzulai Kujtim, ventenne nato e cresciuto a Vienna ma di origine macedone ed etnia albanese, giĂ  noto alle forze dell’ordine in quanto condannato a 22 mesi di reclusione il 25 aprile 2019 proprio per la sua vicinanza ad ambienti radicali islamici. Scarcerato tuttavia a dicembre dello stesso anno grazie al regime di favore concesso a condannati minorenni. Il giovane attentatore era in possesso di una finta cintura esplosiva e di svariate armi da assalto, mentre al momento le autoritĂ  austriache escludono l’esistenza di prove a supporto della teoria che fossero presente anche dei complici.

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Fig. 1 – Agenti di polizia presidiano i luoghi in cui sono avvenuti gli attacchi

2. LA REAZIONE

Già nei minuti immediatamente successivi ai primi spari, è stato imponente il dispiegamento di forze dell’ordine, con i reparti scelti dell’esercito scesi in strada ad affiancare la polizia in una caccia all’uomo serratissima. Come annunciato nel corso di una conferenza stampa dal Ministro dell’Interno, numerosi sono stati gli arresti eseguiti anche stamattina dalle forze di polizia nei confronti di presunti esecutori o complici vicini alla galassia dell’estremismo islamico. E mentre le forze dell’ordine perquisiscono a fondo l’appartamento di Kujtim, si aggrava il bilancio delle vittime dell’attentato, salito a 4 stamattina con circa 17 feriti di cui almeno una metà in pericolo di vita. E mentre il Cancelliere austriaco si affretta a condannare l’attacco e la spirale d’odio, l’intera Europa si interroga inquieta su un attacco tanto brutale quanto imprevedibile contro una delle sue oasi più felici. Un attacco che alza ulteriormente il livello della tensione tra la comunità islamica in Europa e le istituzioni nazionali, sempre più decise a contrastare energicamente i fenomeni di separatismo e fondamentalismo islamico. Una tensione della quale cercano di approfittare attori violenti.

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Fig. 2 – Forze di polizia presidiano la sede del Ministero dell’Interno austriaco

3. UN DESTINO IN COMUNE

Forse quello che è accaduto a Vienna non deve stupire così tanto. Dovrebbe però spingere a riflettere e ad analizzare meglio quello che sta accadendo in Europa da piĂą angolature, evitando di alimentare una narrativa sterile e parziale degli eventi. Identificare il problema come altro da sĂ© nella diversitĂ  e nell’incompatibilitĂ  di un sistema di valori, in questo caso quello islamico, rispetto a quello occidentale è il primo passo di una strategia politica errata. Ridurlo a fattori individuali, al passato di un ricordo coloniale e ad una ostilitĂ  congenita e generalizzata da parte dell’Islam nei confronti dell’Occidente è fuorviante e alimenta discorsi d’odio all’interno di una societĂ  disorientata. Il problema è, e rimane, frutto di dinamiche interne ed esterne, sicuramente inseparabili dal contesto nel quale avvengono. Le responsabilitĂ  sono congiunte e complementari: da una parte il supporto da parte di alcuni attori islamici a movimenti dell’Islam radicale all’interno delle diaspore europee come strumento di soft power e legittimazione interna. Dall’altro, il mancato impegno europeo nel promuovere un serio dialogo inter-religioso, uno sforzo di integrazione multidimensionale nel quale la comunitĂ  musulmana trovi uno spazio libero di espressione, nel suo costante sforzo di trasformazione e adattamento alla modernitĂ . La prevenzione alla radicalizzazione dovrebbe essere una politica prioritaria nel contesto europeo consapevole, quest’ultimo, delle cause che la determinano.

Condannare le violenze avvenute e gli attacchi terroristici è un passo necessario ma inutile se rimane fine a sé stesso. Il dialogo politico dovrebbe farsi portatore di un discorso più ampio che racconti almeno in parte la complessità delle dinamiche alla base degli eventi e che non punti il dito contro “l’altro”, soprattutto quando l’altro non è “straniero” ma figlio dello stesso sistema che lo condanna. Questo perché a volte strumentalizzare la paura è più facile che educare alla diversità. Per dirla con le parole di Bauman, “non ci sono alternative praticabili”, l’integrazione e il dialogo rimangono le strade da perseguire “in un destino che abbiamo in comune”.

Luca Cinciripini e Altea Pericoli

Immagine di copertina: Una fotografia del Rathaus nel centro della cittĂ  di Vienna. Altea Pericoli, ottobre 2020.

Dove si trova

Perchè è importante

  • Alle 20 del 2 novembre un attentatore, fondamentalista islamico, apre il fuoco nel centro di Vienna con un attacco coordinato in 6 diversi punti della cittĂ  che provoca finora 4 vittime e 17 feriti gravi
  • Il terrorista rimane ucciso in un conflitto a fuoco con la polizia. Si tratta di un austriaco di origine macedone, giĂ  condannato per affiliazione ad ambienti radicali islamici.
  • Questo attacco si inserisce sulla scia di un conflitto sempre piĂą elevato tra il mondo islamico e le istituzioni nazionali europee. Una tensione della quale cercano di approfittare i gruppi terroristici.

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