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Il Brasile perde colpi?

A pochi giorni dai Mondiali di calcio del 2014, il Brasile affronta un momento complesso. Peggiora il rating – Standard & Poor’s ha abbassato a BBB- la valutazione sul paese – e aumenta l’inflazione. La permanenza del paese tra i giganti mondiali è a rischio?

A 20 GIORNI DAI MONDIALI – Quando, nel 2007, durante la Presidenza di Luis Inácio “Lula” da Silva, il Brasile fu scelto come il Paese che avrebbe ospitato la Coppa del Mondo FIFA 2014, l’economia era in forte crescita. Oggi invece, nell’anno che dovrebbe incoronare il Brasile come potenza globale, dubbi e debolezze si sono insinuati mettendo il Paese sotto i riflettori di una luce diversa, non propriamente quella della ribalta. La partita inaugurale dei Mondiali di calcio in Brasile, quella tra la Seleçao e la Croazia, sarà il 12 giugno, tra meno di un mese. Il bilancio dei “lavori preparatori”? Opere incompiute e costi faraonici, in aggiunta alla perdita di nove vite umane a causa di incidenti nei cantieri. Qualche mese fa Dilma Rousseff, l’attuale Presidente del Brasile che ha “ereditato” l’organizzazione dei Mondiali di calcio da Lula, sembrava essere sulla buona strada per ottenere un secondo mandato in vista delle prossime elezioni presidenziali del 5 ottobre. Oggi, invece, il suo consenso è in calo costante nei sondaggi. Diversi indizi, unica causa: il Brasile è in uno stato di emergenza economico-sociale?

EMERGENZA INFLAZIONE -Secondo i dati dell’ OCSE e della Banca Mondiale, Il Brasile è tra i paesi con il maggior tasso d’inflazione del Sud America, inferiore solo a Paesi come l’Argentina e il Venezuela, che la combattono con misure come il congelamento dei prezzi e uno spinto interventismo pubblico.

Il forte disavanzo tra la domanda delle famiglie e la limitata offerta di prodotti e servizi nel Paese ha stimolato il consumo senza un aumento adeguato della produzione, e l’inflazione è aumentata. Un recente articolo dell’Economist ironizzava sull’improduttività dei lavoratori brasiliani: “I lavoratori brasiliani sono gloriosamente improduttivi. Perché cresca l’economia devono svegliarsi dal loro stupore”.

Stando ai dati forniti dall’UNIDO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo), infatti,uno degli aspetti problematici relativi alla crescita a lungo termine del Brasile è la perdita di dinamismo iniziata a partire dagli anni ‘80. Dopo una fase iniziale di aumento della  produttività, che andava di pari passo con la crescita del PIL, dal 1980 agli inizi degli anni ’90 la produttività ha rallentato il passo a causa di una fase di forte instabilità macroeconomica. E’ stato così per molti paesi Latinoamericani che hanno sperimentato fasi di crescita: anche il Brasile ha seguito questa tendenza.

Ormai è certo che molti lavori non saranno completati in tempo per il calcio d'inizio dei Mondiali
Ormai è certo che molti lavori non saranno completati in tempo per il calcio d’inizio dei Mondiali

DECLASSATO – Inoltre, l’agenzia di rating statunitense Standard & Poor’s (S&P) ha declassato il Brasile da BBB a BBB-, una tacca sopra lo status di “Junk”, spazzatura, fino ai minimi degli “investment grade”. Politiche fiscali troppo blande, insufficiente crescita sul lungo termine e pochi investimenti rispetto al PIL sembrano essere i problemi principali. A quanto pare, la politica non prende decisioni impopolari in vista delle elezioni.

Il “downgrade” non ha sorpreso gli analisti, né i mercati. Dilma ha dovuto affrontare una situazione difficile: il rallentamento della crescita economica, il deficit di bilancio e l’alta inflazione. Ha così introdotto una serie di tagli fiscali con la speranza di aiutare l’economia, risultato che non è stato raggiunto. Il deficit di bilancio è cresciuto durante il governo della Rousseff dal 2.6% del PIL nel 2011 al 3.3% nel 2013. Brasilia deve cambiare le politiche e Dilma deve dare il via a delle riforme strutturali.

ASPETTATIVE FUTURE – Le precedenti politiche di inclusione sociale hanno trascinato più di 30 milioni di famiglie brasiliane fuori dalla povertà e la Rousseff, in quanto successore di Lula, continuerà ad assicurarsi sicuramente il voto delle regioni più povere. L’apprensione per il completamento dei preparativi in vista dei Mondiali sembrerebbe animare la speranza di rilanciare l’economia della nazione. Ma, a quanto pare, i Mondiali per il Brasile potranno fare ben poco: bisognerà affrontare le riforme strutturali che sono alla base del problema di crescita a lungo termine del paese: pensioni, tassazione e riforme del lavoro. E investimenti: trasporti pubblici, istruzione, sicurezza,e sanità  garantita universalmente.

Rossella Palma

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Rossella Palma
Classe 1986, laureata nel 2009 in Scienze politiche alla LUISS con una tesi sulla rivoluzione in Cambogia. Un Master’s Degree alla School of International Studies di Trento che, tramite uno scambio bilaterale, mi ha permesso di vivere in Cile, dove ho studiato, lavorato, e fatto volontariato in una scuola di Santiago. Ho condotto una ricerca in Bolivia, un altro dei paesi che amo, per la mia tesi specialistica relativa alle guerre per l’acqua in Sud America, ed in particolare a Cochabamba.
Dopo un Master in Protezione Internazionale dei Diritti Umani a La Sapienza, a Roma, con una tesi sul diritto umano all’acqua e le unità di water and sanitation delle organizzazioni umanitarie ho collaborato con l’Ufficio stampa di Medici Senza Frontiere e Cesvi. Attualmente lavoro a Milano, come Press officer presso EMERGENCY.

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