In 3 sorsi – Il Presidente messicano Obrador tarda a congratularsi con il Presidente eletto degli Stati Uniti Biden, deciso a invertire la rotta del suo predecessore circa le relazioni con il vicino meridionale. Diversi i potenziali tavoli di uno scontro che non converrebbe a nessuno.
1. IL SILENZIO DI OBRADOR
All’indomani dell’annuncio della vittoria di Joe Biden in Pennsylvania il 7 novembre, il Presidente eletto ha cominciato a ricevere le congratulazioni di rito da parte dei leader mondiali. Accanto ad alcuni prevedibili silenzi come quelli di Putin e di Bolsonaro, tuttavia, ce n’è stato uno che ha fatto più rumore degli altri: quello del Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador. Addirittura lo staff di Biden ha chiesto all’ambasciata messicana a Washington di stabilire un contatto con Obrador, ma si è visto negare questa possibilità. L’ambasciatrice Martha Bárcena ha dichiarato in una nota che tale decisione è figlia del rispetto del Messico verso il sistema politico statunitense, verso il Presidente Trump e verso il “presunto” (traduzione dall’inglese “prospective” che non ha lasciato indifferenti) Presidente eletto Biden. Dietro questo principio di non interferenza si celano però altre questioni, sia formali che sostanziali.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Andres Manuel Lopez Obrador a una conferenza tenuta al Palazzo Nazionale di Città del Messico lo scorso settembre
2. LE AFFINITÀ CON TRUMP
In primis Obrador e Trump sono accomunati da storie elettorali e modi di gestire il potere alquanto affini. Entrambi hanno mostrato scarso rispetto verso il processo elettorale, a meno che questo non arrida loro. Mentre la crociata trumpiana contro i supposti brogli è materia contemporanea, anche Obrador negli anni si è lasciato andare a giudizi poco lusinghieri circa gli esiti delle urne. Nella sua più che trentennale storia politica ha denunciato brogli in praticamente tutte le elezioni che lo hanno visto sconfitto. Sono, inoltre, entrambi Presidenti “isolazionisti”, che concepiscono la propria figura in perenne opposizione a minacciosi nemici esterni che cospirano per rovesciarli e che condividono un certo scetticismo nei confronti delle energie rinnovabili. Ma il dossier che più di tutti ha permesso a Obrador e Trump di avvicinarsi è stato – strano a dirsi – quello sulle migrazioni. Lungi dal costruire il famoso muro (al 24 gennaio 2020 la lunghezza della porzione realizzata da Trump, quella cioè interamente nuova senza considerare l’ammodernamento di strutture preesistenti, ammontava a 1 miglio) il Presidente statunitense ha lavorato con il suo omologo Obrador per fare del Messico stesso un muro.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Obrador e Trump durante una conferenza alla Casa Bianca lo scorso luglio
3. COSA ASPETTARSI DALLE RELAZIONI OBRADOR-BIDEN
Nonostante la sua tradizionale posizione conciliante nei confronti dei migranti, Obrador ha impiegato la Guardia Nazionale per fermare in maniera poco ortodossa le migrazioni provenienti dal Centro America. Migrazioni che hanno (avrebbero) il loro punto d’arrivo negli Stati Uniti, disposti così a esimersi dall’esprimere giudizi morali sulla politica interna messicana e a rinunciare all’imposizione di dazi sulle merci provenienti dal vicino meridionale in cambio di un suo inasprimento della politica migratoria. Lo scenario dovrebbe quasi certamente cambiare con l’elezione di Biden, poco propenso a ricalcare le orme isolazioniste del predecessore e più orientato verso un ritorno a dinamiche più istituzionali nei rapporti internazionali. Il nuovo Presidente statunitense ha già dimostrato interesse verso il Messico e verso la questione migratoria quando era vice di Obama e difficilmente si accontenterà di soluzioni rapide e grossolane. Altri temi da tenere in conto saranno la politica energetica e il rinnovato impegno statunitense verso le energie rinnovabili, che mal si conciliano con le priorità di Obrador, e le condizioni di lavoro dei cittadini messicani, oggetto di una revisione secondo quanto stabilito da una clausola dell’UMSCA che Biden potrebbe mostrarsi deciso a far rispettare. Obrador non è partito con il piede giusto nelle sue relazioni con il nuovo inquilino della Casa Bianca, ma le circostanze gli impongono di dare priorità a un approccio più pragmatico. Il Messico è legato agli Stati Uniti in svariati modi, e continuare su un percorso isolazionista e minimalista nei reciproci rapporti rappresenterebbe un enorme spreco, oltre che un rischio, per entrambi.
Michele Pentorieri
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