lunedì, 29 Maggio 2023

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

La scommessa persa della Svezia

In breve

  • Un deciso incremento nei contagi e l’arrivo della seconda ondata ha indotto la Svezia a optare per misure sempre più restrittive, rinunciando all’approccio soft dei mesi passati.
  • Il deteriorarsi della situazione epidemiologica evidenzia il fallimento della strategia svedese, che ha ora cambiato direzione, fondandosi comunque su raccomandazioni e non obblighi veri e propri.
  • Il Governo di Stoccolma ha puntato sin dall’inizio a tutelare l’economia, evitando un blocco totale. Tuttavia, le previsioni sono state ampiamente disattese, con forti ripercussioni sull’intero apparato economico.

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In 3 sorsi – La Svezia, nel pieno della seconda ondata, cambia strategia e adotta provvedimenti più restrittivi. Col passare dei giorni, pare evidente come la scommessa dei mesi precedenti sia stata persa, soprattutto sul lato economico.

1. ORA ANCHE LA SVEZIA TREMA

Con un incremento giornaliero costante di contagi e ospedalizzazioni, anche la Svezia si è ritrovata al centro della famigerata seconda ondata. I casi totali registrati al 18 di novembre sono 192.493 (con un incremento di più di 15mila casi in ventiquattro ore), le morti, invece, 6.225. A preoccupare le Autorità svedesi sono in particolare i livelli di ospedalizzazione, in crescita più che altrove, una seria minaccia alla tenuta del sistema sanitario nazionale. Nei fatti, nella sola capitale, per ogni cinque persone che si sottopongono al tampone viene individuato un positivo. Inoltre il tasso di morti procapite per coronavirus è uno dei più elevati al mondo. Questi dati hanno allarmato Stoccolma, che è subito corsa ai ripari, decidendo di abbandonare la politica lassista che l’aveva portata a essere l’unica nazione europea a non aver imposto né un lockdown né rigide misure restrittive.

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Fig. 1 – Mappa dei contagi in Svezia

2. IL CAMBIO DI DIREZIONE

Come accennato, la Svezia ha rappresentato un’eccezione nel panorama europeo di risposta alla Covid-19, con un approccio soft molto criticato, ma che aveva essenzialmente due obiettivi: impedire il blocco dell’economia, puntando allo stesso tempo al raggiungimento della cosiddetta “immunità di gregge”. Nonostante i risultati incoraggianti dell’estate, con una decisa flessione nella curva dei contagi, l’autunno ha portato con sé una nuova e sottostimata stagione di contagi, oltre a un quadro epidemiologico a tratti più preoccupante di quello che ha caratterizzato i mesi precedenti. Il cambio di direzione, dunque, è stato inevitabile: a partire dai primi di novembre sono stati adottati provvedimenti restrittivi in ben diciassette regioni su ventuno, con il divieto di consumo di bevande alcoliche dopo le dieci di sera in bar e ristoranti e il divieto di incontri fra più di otto persone. Tuttavia persiste la mancanza dell’obbligo della mascherina, considerata dalle Autorità svedesi portatrice di un falso senso di sicurezza, e molte delle misure adottate rimangono raccomandazioni (come quelle di evitare i luoghi affollati e i mezzi pubblici), per le quali ci si affida al senso di responsabilità dei cittadini. 

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Fig. 2 – Il Primo Ministro svedese, Stefan Lofven, durante un discorso “a distanza” all’ONU

3. L’ECONOMIA

L’obiettivo principale della strategia svedese è stato senza dubbio quello di tutelare l’economia, permettendone un  funzionamento a pieno regime nonostante la pandemia in corso. In effetti l’economia scandinava è stata una delle poche al mondo a registrare una crescita nel primo trimestre 2020, con livelli di consumo molto alti. Ma nel terzo trimestre, un periodo di attesa ripresa economica in concomitanza dell’arrivo dell’estate e dell’allentamento delle misure restrittive in tutta Europa, la crescita registrata è stata più bassa del previsto, portando anche le stime per il PIL al ribasso. Rispetto alle vicine Finlandia e Norvegia, il crollo del PIL sarà sulla lunga più consistente, così come il livello di disoccupazione. E le nuove restrizioni, oltre allo spettro di chiusure generalizzate, non portano a stime molto confortanti, pur tenendo conto della solidità dell’economia svedese e del suo robusto sistema di welfare. Si prospettano, così, mesi bui per la Svezia e solo il tempo ci dirà se il gioco svedese sarà valso la candela.

Federica Barsoum

Doctor or Nurse Wearing Medical Personal Protective Equipment (PPE) Against The Flag Of Sweden” by focusonmore.com is licensed under CC BY

Federica Barsoum
Federica Barsoum

Sono una ragazza di 24 anni, da sempre appassionata di politica internazionale e dinamiche socio-economiche. Dopo il diploma al liceo economico-sociale, ho proseguito i miei studi all’Università Statale di Milano, dove mi sono da poco laureata in Mediazione Linguistica e culturale. Ora, invece, sto frequentando il corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali, curriculum commercio e integrazione europea. Sono nata e cresciuta nell’internazionale Milano in una famiglia mista, e il mio ambiente mi ha resa una persona aperta e curiosa nei confronti del mondo.

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