In 3 sorsi – Durante l’ultimo incontro tra Borrell e i Ministri degli Esteri dei Paesi dell’Asia Centrale si è discusso dei temi che accomunano le due regioni. Ma al di lĂ dei rapporti economici, che hanno subito delle variazioni, il vero nodo rimane il rispetto dei diritti umani.
1. L’EMERGENZA COVID
Anche quest’anno si è tenuto, il 16 novembre, l’annuale incontro tra i Ministri degli Esteri di Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan e Turkmenistan e l’Alto Rappresentante per la Politica Estera dell’Unione Europea Josep Borrell. Il principale argomento trattato è stato l’emergenza Covid-19. Ma nel corso del meeting le parti hanno parlato anche di altri temi che sono alla base delle relazioni tra l’UE e i Paesi dell’Asia Centrale (rapporti economici, diritti umani e sicurezza internazionale) e nuove tematiche come le politiche ambientali. In questi ultimi mesi la regione sta vivendo una fase complessa della sua storia. La pandemia di coronavirus ha trovato i regimi locali impreparati e ha causato diverse conseguenze a livello politico, che combinate a una intensa stagione di appuntamenti elettorali (prima in Uzbekistan, poi in Kirghizistan e Tajikistan, a gennaio 2021 in Kazakistan), rischiano di creare crisi politiche non differenti da quella di ottobre in Kirghizistan. L’Unione Europea ha stanziato a favore dei cinque Paesi 134 milioni di euro per la gestione della crisi sanitaria e per la gestione delle emergenze post-Covid.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – L’Alto Rappresentante per la Politica Estera UE Josep Borrell
2. LE PARTNERSHIP EUROPEE
L’Unione Europea non è il principale attore geopolitico in Asia Centrale, perché le sue relazioni con i Paesi locali sono essenzialmente commerciali, regolati prima dai Partnership and Cooperation Agreements (PCAs) e poi dagli Enhanced Parternship and Cooperation Agreements (EPCAs). I primi furono introdotti a partire dagli anni Novanta per tutti i Paesi dell’ex Unione Sovietica, gli altri rappresentano l’evoluzione dei PCAs. Al momento i PCAs sono gli accordi in vigore nella regione, anche se il Turkmenistan non l’ha ancora ratificato, mentre per gli EPCAs non sono ancora iniziate delle serie trattative. In parallelo con questi accordi, l’UE ha una propria strategia per la regione, la EU’s New Central Asia Strategy adottata nel 2019. Questa strategia riassume quelle che sono le più importanti politiche da adottare nella regione, nel suo complesso e non per singolo Stato, e gli obiettivi da raggiungere. Tra questi ci sono l’aumento della connettività tra Europa e Asia Centrale, intesa come connettività “non tangibile” ovvero attraverso servizi, beni e infrastrutture “non fisiche” per sopperire al superamento da parte di altre potenze nella costruzione di infrastrutture riguardanti soprattutto il settore energetico, e la questione del processo di pace in Afghanistan, Paese che preoccupa sia l’Unione Europea che i Paesi della regione confinanti (Turkmenistan, Uzbekistan e Tajikistan). Per Bruxelles la crisi afghana minaccia soprattutto di alimentare il terrorismo internazionale, mentre i Paesi centroasiatici sono preoccupati per i suoi effetti sulla stabilità interna e regionale.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Il vertice UE-Asia Centrale del marzo 2018. Al centro, l’allora Alto Rappresentante Federica Mogherini
3. IL NODO DEI DIRITTI UMANI
Uno dei punti ribaditi nell’incontro è stato l’impegno di tutti i partecipanti a operare insieme per il rispetto dei diritti umani nella regione. L’Unione Europea ha lavorato in questi decenni con i Governi e la società civile per migliorare questa situazione, ma senza successo. Alla vigilia dell’incontro la ONG Human Rights Watch aveva fatto appello a Bruxelles perché il suo supporto per le riforme riguardanti questo aspetto sia più “sincero”. L’ONG in particolare ha denunciato come negli ultimi mesi le misure presentate come anti-Covid dai Governi centroasiatici siano state in realtà adottate per ridurre ancora di più la libertà di stampa e i diritti civili. Per Humar Rights Watch le possibilità di migliorare su questo tema sono poche al momento, perché l’unico dei cinque Paesi che ha fatto concreti passi in avanti è l’Uzbekistan, pur mantenendo delle enormi criticità . Secondo il Democracy Index dell’Economist, nel 2019 dei Paesi della regione solo il Kirghizistan era classificato come regime ibrido, tutti gli altri erano classificati come regimi autoritari, con il Tagikistan e il Turkmenistan tra le ultime posizioni della graduatoria.
Cosimo Graziani
“Hearing of Josep Borrell, High Representative / Vice President-designate, A stronger Europe in the World” by European Parliament is licensed under CC BY