Nel corso del suo viaggio di una settimana in Europa, il Presidente cinese Xi Jinping ha visitato ieri le istituzioni dell’Unione Europea. Tanti gli interessi comuni tra UE e Cina, ma altrettanti punti controversi. In 3 sorsi
EUROPA E CINA – Le relazioni tra Europa e Cina sono sempre piĂą strette ma anche controverse. Da un lato i due giganti economici sanno di aver sviluppato una certa interdipendenza, dall’altra le differenze di approccio politico ed economico sono evidenti. La partita si gioca costantemente sul filo del negoziato, sia nel caso dei rapporti bilaterali con i singoli membri che in sede UE. Prima di visitare le istituzioni europee, Xi ha infatti avuto dei colloqui con i rappresentanti di Germania e Francia, i Paesi le cui relazioni con Pechino sono particolarmente radicate. Successivamente, a Bruxelles, si è dedicato ai colloqui con l’intera Unione. Tre gli argomenti di spicco: crisi in Ucraina, investimenti europei in Cina e misure anti-dumping.
L’EUROPA CHE GUARDA AD EST – Xi Jinping si è trovato nel bel mezzo dei negoziati sulla crisi ucraina e non si è quindi potuto esimere dall’esporre la posizione cinese che, al di lĂ dei richiami di routine al dialogo ed alla veloce soluzione all’impasse per garantire il prosieguo delle attivitĂ economiche, rimane critica nei confronti del regime di Kiev pur non gradendo il vigoroso intervento russo. Ma il vero punto all’ordine del giorno per il leader cinese è la controversia sugli investimenti europei in Cina. Gli investitori europei hanno difficoltĂ a penetrare nel mercato cinese a causa delle barriere poste dallo Stato all’investimento estero e alla creazione di societĂ straniere sul proprio territorio. La Cina mostra segni di apertura ma chiede in cambio maggiore libertĂ d’azione nel territorio UE, che a sua volta è parzialmente chiuso nei confronti di Pechino a causa di una lunga lista di irregolaritĂ ed inadempienze agli standard europei (qualitativi, normativi, economici) – e talvolta internazionali – da parte di prodotti e investimenti cinesi. Tra le difficoltĂ maggiori da superare, la riluttanza cinese a concedere un accordo ad ampio respiro e la predilezione per i rapporti bilaterali con i singoli Stati che, a detta del Presidente Xi, sono garanzia della libertĂ di azione cinese nello scacchiere internazionale. In breve, la Cina non vorrebbe trovarsi costretta ad elargizioni di natura politica o economica se un gruppo consistente di Stati facesse blocco e preferisce approfittare delle discordie tra gli Stati membri per accordarsi con loro a seconda delle singole esigenze.
CONTENZIOSI ANCORA APERTI – Alcuni argomenti, quelli in cui l’Unione Europea ha competenza esclusiva, sono invece da trattare esclusivamente con Bruxelles. Il piĂą importante per l’agenda degli incontri è la rimozione delle sanzioni europee sulle aziende cinesi che hanno tenuto un comportamento scorretto nel mercato europeo, ad esempio mediante il fenomeno del “dumping” che, in mercati delicati come quello energetico o informatico, ha messo in crisi aziende europee che non usufruivano di incentivi e sovvenzioni (appunto perchĂ© in alcuni casi illegali). La dipendenza che l’UE ha maturato nei confronti di alcuni prodotti cinesi ha mitigato la posizione iniziale della Commissione, che avrebbe preteso dure sanzioni, e la composizione della controversia è avvenuta a livello negoziale, senza attivare la procedura di infrazione presso il WTO. La visita del leader cinese in Europa ha giovato ad una risoluzione rapida, anche se non si sa ancora quali siano gli esiti finali dei colloqui di ieri. In effetti sia l’UE che la Cina tengono a risolvere quanto prima, per poter proseguire nell’implementazione dell’Agenda Strategica 2020 ed in particolare nella messa in opera delle partnership per la sicurezza energetica e l’urbanizzazione. Tra gli obiettivi piĂą pressanti spicca inoltre il riconoscimento della Cina come economia di mercato da parte dell’UE entro il 2016, passo che entrambi gli attori internazionali hanno interesse a compiere, ma che richiederĂ notevoli sforzi a livello politico e nuovi round di negoziati.
Marco Giulio Barone