In 3 sorsi – Da quando l’epidemia si è abbattuta anche in Africa subsahariana, il cammino verso l’emancipazione femminile ha subito un rallentamento. Si registrano forti ripercussioni tra le pareti domestiche, ma anche in ambito sanitario e socio-economico. I contraccolpi derivati potrebbero aggravare lo status delle donne africane nel lungo periodo, nonchĂ© innescare una ricaduta globale in materia di pari opportunitĂ .
1. UN FARDELLO SPROPORZIONATO
A quasi un anno dai primi contagi le conseguenze dell’epidemia hanno gettato luce su vari punti critici delle società , rivelando inoltre delle insite connotazioni di genere: le donne sono i soggetti più colpiti a livello globale, e in Africa subsahariana affrontano ostacoli ancor maggiori. Difatti le più o meno severe misure di contenimento adottate nel Continente hanno generato effetti sproporzionati a danno della popolazione femminile su diversi fronti, ma la pressoché totale mancanza di dati sui contagi disaggregati per sesso e genere, insieme a una tradizionale visione patriarcale della società , rischiano di trasformare queste momentanee difficoltà in deficit permanenti. Nell’universo di vita africana femminile si sovrappongono gli intoppi e aumenta la suscettibilità al virus mentre a livello internazionale giungono appelli per implementare politiche di intervento di genere al fine di tutelarle.
2. INGIUSTIZIE IN CASA E IN SOCIETĂ€
Le donne africane sono tra le piĂą esposte alla possibilitĂ di contrarre il virus e alle sue conseguenze immediate a causa dei ruoli centrali che ricoprono nella societĂ : in famiglia sono le principali responsabili dell’assistenza a prole e anziani, nella comunitĂ operatori sanitari in prima linea. Proprio in questi ambiti si registrano i maggiori rischi: episodi crescenti di violenza domestica (Sudafrica, Nigeria, Kenya), che rischiano di rimanere impuniti per le scarse interazioni sociali, nonchĂ© un accesso sempre piĂą limitato alla medicina convenzionale e di genere, per la chiusura delle strutture sanitarie apposite (Zambia, Sudan, Ghana) e l’interruzione di alcune procedure mediche tra cui l’aborto e la somministrazione di contraccettivi (Costa d’Avorio, Benin, Namibia, Botswana), che aumentano quindi il rischio di gravidanze indesiderate (Malawi) o inducono molte donne a ricorrere alla telemedicina o a metodi fai-da-te non sicuri. Per di piĂą le donne incinte sono sensibili allo sviluppo di ulteriori complicazioni se l’assistenza medica risulta insufficiente e possono vedersi negate le cure vaccinali necessarie per i rischi connessi allo sviluppo del feto.
3. FEMMINILIZZAZIONE DELLA POVERTĂ€
Già prima della pandemia la percentuale di sovrarappresentazione femminile nel settore informale, con lavori poco qualificati e poco retribuiti, era elevata (circa il 92%), ma attualmente la vulnerabilità delle donne africane si è amplificata a causa degli ostacoli all’esercizio di tali attività remunerative. Oltre alla perpetua mancanza di misure assistenziali basilari (assicurazioni sanitarie, congedi di maternità , malattie retribuite, pensioni o indennità di disoccupazione), la Covid-19 le ha rese vittime di una più acuita marginalizzazione sociale e ha inasprito le già esistenti disparità reddituali rispetto agli uomini. Un altro dato significativo è relativo all’aumento del cosiddetto divario digitale di genere, ovvero la difficoltà o impossibilità per donne e ragazze di avere dispositivi connessi a internet e di usare strumenti informatici: gli ultimi dati del 2019 registrano che su 299 milioni di utenti africani solo il 20,2% sono donne, contro il 37,1% di uomini. Questa bassa competenza tecnologica, se non affrontata con specifiche misure, penalizza chiaramente le donne in società che si avviano a essere sempre più digitalizzate e le priva di potenti mezzi per ottenere maggiori poteri decisionali e diritti.
Ylenia De Riccardis
“Wollaita Women (in explore)” by Rod Waddington is licensed under CC BY-SA