Due attentati, ieri e oggi, confermano il sanguinoso periodo che il Pakistan sta attraversando, scosso da ribellioni e terrorismo. In 3 sorsi
ATTENTATO A ISLAMABAD – Stamattina una bomba è esplosa in un mercato della capitale, provocando almeno 17 morti e una cinquantina di feriti. L’attentato non è stato rivendicato, ma le modalitĂ dell’attacco rimandano al gruppo Tehrik-e-Taliban Pakistan (TTP). Se la notizia fosse confermata, questo atto rappresenterebbe la fine del cessate il fuoco che il movimento aveva raggiunto con il Governo poche settimane fa e che sarebbe terminato il 10 Aprile. E’ anche possibile che la responsabilitĂ sia di una minoranza dissidente di TTP, chiamata Ahrar Ul-Hind, che si è da sempre attestata su posizioni ancora piĂą radicali del gruppo originario. Questo movimento aveva giĂ violato il cessate il fuoco un mese fa, attaccando un tribunale di Islamabad. Nonostante le incertezze sulla matrice dell’attacco, c’è però da dire che i negoziati in corso tra TTP e Governo non stavano andando bene. Il punto piĂą controverso è il rilascio di circa 300 attivisti detenuti nelle carceri pakistane, richiesta considerata eccessiva e controproducente per la sicurezza dello Stato.
ATTACCO AL TRENO – Anche ieri il Pakistan ha registrato una giornata di sangue. Un treno in stazionamento a Sibi, vicino Quetta, nel Baluchistan, è stato attaccato con una bomba, che ha provocato 14 morti e circa 40 feriti. L’attacco è stato in questo caso prontamente rivendicato dai ribelli Baluchi ed è stato interpretato come una rappresaglia all’azione militare dell’esercito pakistano che nei giorni scorsi aveva portato all’uccisione di 30 ribelli nel distretto di Khuzdar.
UN PAESE DIFFICILE – Il Pakistan, da tempo preda di seri problemi di stabilitĂ interna, è oggi in una situazione particolarmente critica. La sovranitĂ dello Stato è minacciata, se non definitivamente compromessa, da forti rivendicazioni separatiste. Diverse le matrici, da quella etnica a quella religiosa a quella tribale. Il Governo si trova in seria difficoltĂ nel provvedere risposte differenziate ad esigenze tanto diverse e rivendicate con l’utilizzo massiccio e sistematico della violenza. Tuttavia anche il Governo ha gravi responsabilitĂ nella gestione dei rapporti con terroristi e ribelli.
La trattativa intavolata con i rappresentanti di TTP – e altri gruppi terroristici – ne legittima il ruolo come interlocutori presso le istituzioni. Difficile però trovare alternative, dal momento che le operazioni militari intraprese contro tali gruppi si sono rivelate inefficaci e spesso inficiate dalla connivenza degli stessi ufficiali delle Forze Armate con i gruppi terroristici.
Diversa la dinamica tra lo Stato e i ribelli Baluchi, che si comportano come un vero gruppo separatista che non viene però riconosciuto. In questo caso la spirale di violenza è spesso innescata dal Governo stesso, che è stato frequentemente accusato di violazioni gravi dei diritti umani ai danni della minoranza e degli attivisti Baluchi. Diversi report, tra i quali quello di Human Right Watch, riportano pesanti irregolarità nella condotta di operazioni di polizia e militari e nel trattamento dei prigionieri.
Marco Giulio Barone