A Mosul, città nel nord dell’Iraq, è esplosa ieri una bomba, uccidendo 9 persone e ferendone altre 12. Non è una novità purtroppo. L’Iraq è stato il Paese più colpito nel 2013 e l’anno in corso non sta presentando elementi di miglioramento. In 3 sorsi
L’ATTENTATO – L’autobomba esplosa ieri era diretta ad un convoglio congiunto dell’esercito iraqeno e delle forze di sicurezza curde. Cinque uomini dell’esercito e quattro curdi sono rimasti uccisi, altre 12 persone sono rimaste ferite. L’attentato è solo l’ultimo di una lunga serie e si colloca in un periodo di grande instabilità per il nord dell’Iraq. Rivendicazioni tribali e la rinascita del fenomeno Qaedista ad opera dell’ISIS (Islamic State of Iraq and al-Sham) hanno reso i territori del nord instabili e vittima di una nuova ondata di violenza. Il Governo di Baghdad, che dapprima non è stato in grado di mediare tra le richieste dei vari gruppi etno-religiosi, si trova ora a correre ai ripari con l’utilizzo della forza. Questa mossa non ha dato sempre i risultati sperati perché ha in realtà esacerbato i toni del confronto. L’attentato di ieri si colloca probabilmente nel più grande scontro tra unità governative e dissidenti in corso proprio nell’area di Mosul.

AL QAEDA E ISIS – Il fenomeno Qaedista, che sembrava essersi ridotto a livello globale, ha trovato una nuova dimensione territoriale nella quale svilupparsi in Siria ed Iraq. Se in Siria è il contesto di guerra civile a favorire l’ingresso di nuclei radicalizzati che fanno da base a nuovi proseliti, in Iraq il fattore trainante è l’insoddisfazione di frange della popolazione sunnita nei confronti del Governo a guida Sciita, che si è spesso comportato in modo parziale in favore del proprio gruppo etno-religioso di provenienza. Nonostante l’Iraq abbia una storia politica a sé stante rispetto a quella Qaedista, nelle regioni del nord sembra essersi instaurato un pericoloso connubio tra capi tribali/locali e cellule di ISIS. Tuttavia, negli ultimi tempi, l’emirato di Al-Baghdadi ha preso una direzione diversa da Al-Qaeda Central, decidendo di tarare i propri obiettivi politici su una dimensione più territoriale e meno dottrinale. Nondimeno ISIS rimane un movimento jihadista estremamente pericoloso ed l’obiettivo politico dell’emirato rappresenta una minaccia seria all’integrità territoriale iraqena.
LE ELEZIONI – Il clima di tensione non fa sicuramente bene alle prossime elezioni parlamentari, che si terranno il 30 aprile. Sarà compito del Parlamento eleggere il Presidente ed il Primo Ministro. Oltre 250 i partiti o movimenti che si sono iscritti, raggruppati in coalizioni. Ogni coalizione tende a rappresentare una determinata etnia più che un’ideale politico e per questo è probabile che il prossimo risultato delle elezioni, indipendentemente da chi vincerà, presenterà i problemi di rappresentatività e governance già sperimentati dall’esecutivo Maliki.
Marco Giulio Barone