Si avvicinano le elezioni presidenziali per il Perù. Il 10 aprile il popolo peruviano sarà chiamato a scegliere il nuovo presidente che succederà ad Alan García, il presidente uscente che sta per terminare il suo mandato con quasi il 70% di dissenso della gente sul suo operato, secondo i sondaggi. La situazione appare piuttosto incerta: i candidati sono molti, diversi tra loro, e sono appaiati nei sondaggi.
Prima parte
L’ EREDITA’ DI ALAN GARCIA – García lascia un’ eredità marcata soprattutto dal tentativo di recuperare le relazioni bilaterali in tutto il continente americano. In primo luogo con gli Stati Uniti, con i quali ha intessuto un riavvicinamento diplomatico e commerciale, stipulando un trattato di libero commercio nel 2006, ma anche con le confinanti Colombia ed Ecuador. Con la Bolivia di Evo Morales ha recentemente rinnovato la concessione di uno sbocco non sovrano sull’Oceano Pacifico, che permette ai boliviani di stabilire una zona franca industriale ed economica speciale (ZOFIE) e una zona franca turistica (ZTF). Ma è soprattutto con il Cile che García ha saputo riallacciare rapporti politici, prima riottenendone il ritorno come membro associato nell’ organizzazione regionale della Comunidad Andina de Naciones (CAN), poi siglando con lo Stato cileno, nel gennaio 2011, due accordi bilaterali relativi al transito frontaliero e alla lotta contro il traffico di droga ed infine riaffermando l’ intenzione di rispettare qualsiasi decisione del Tribunale dell’ Aja in merito alla domanda fatta dal Perù nel 2008, nella quale chiede una modifica in suo favore del confine marittimo col Cile, non riconoscendo legittimo il contenuto dei due trattati (1952 e 1954) siglati dai due Stati nel dopoguerra.
In economia il governo García si è distinto per aver seguito la linea del precedente governo Toledo, adottando un politica fiscale austera anche se con un’ ottica differente alla questione sociale. Di rilievo è anche l’ annuncio, dato nel 2008, della volontà del Perù di far parte dell’ Accordo Strategico Trans-Pacifico di Associazione Economica, meglio conosciuto come Accordo P4, vale a dire un trattato di libero commercio già vigente tra Brunei, Cile, Nuova Zelanda e Singapore. Importanti e strategici sono, infine, i trattati sul libero commercio siglati con Cina (2009) e UE (2010).
I CANDIDATI PRESIDENTI – La sfida per il nuovo governo sarà quella di risollevare le sorti di uno tra i paesi latinoamericani con il più alto indice di disuguaglianza sociale e con un 30% circa della popolazione che vive ancora sotto la soglia della povertà. Nonostante ciò il paese ha vissuto una impressionante crescita economica negli ultimi tredici anni, che sembra continuare nel 2011 dato che si registra una crescita della produzione nazionale pari al 10,02% rispetto al 2010 e a trainarla sono stati quasi tutti i settori produttivi. Da sottolineare inoltre che, a partire dal 2002, il flusso di esportazioni del Perù è aumentato vertiginosamente, anche grazie all’ apparizione sulla scena di partners come la Cina e al rafforzamento dei rapporti commerciali con Stati Uniti, Brasile e Cile. I principali prodotti esportati sono rame, oro, zinco, tessile e prodotti ittici.
Analizziamo quindi, in una rapida successione, chi sono i principali candidati di queste presidenziali 2011, quelli che in un autentico testa a testa tra sondaggi e proiezioni di voto, si stanno contentendo la carica di nuovo presidente.
ALIANZA GANA PERÙ – La coalizione più ambigua e meno decifrabile dell’ attuale compagine elettorale peruviana è senza dubbio la Alianza Gana Perù, formata dal Partido Nacionalista e dal Partido Nacionalista Peruano. Fondata nel 2005 dall’ ex comandante dell’ Esercito peruviano Ollanta Humala, risulta attualmente in cima alle preferenze dei peruviani nelle proiezioni a pochi giorni dalle elezioni. Humala ebbe già modo di competere alle elezioni presidenziali del 2006, arrivando poi al ballottaggio nel secondo turno perso in favore di Alan Garcìa, presidente uscente.
La particolarità della coalizione di Humala risiede proprio nella fusione di forze politiche “derechiste” e tradizionaliste, vicine agli ambienti militari peruviani e forze della sinistra “tradicionalista”, come il Partido Comunista e Socialista, e addirittura estremista, come il Partido Socialista Revolucionario. Questa alleanza trasversale, non priva di contraddizioni, non ha certo risparmiato critiche ad Humala soprattutto da parte della destra più conservatrice.
Nel suo programma elettorale la Alianza Gana Perù mischia elementi tipici del socialismo, come il rifiuto del modello neoliberale attuale e la diffusione di un modello di società pluriculturale, ad altri più marcatamente di destra, come la nazionalizzazione di attività economiche strategiche per il paese. A questo si aggiunge la proposta di una nuova politica di sviluppo economico che comprenderebbe un’ imposizione fiscale sui super-redditi, un aumento della tassazione generale per aumentare spesa e investimenti pubblici e addirittura la volontà di rinegoziare i trattati sul libero commercio.
FUERZA 2011 – E’ senza dubbio la outsider politica di queste elezioni. Partito giovanissimo nato nel 2010, orientato a destra, ha un altissimo gradimento nei sondaggi a pochi giorni dal voto ed é capeggiato dalla trentacinquenne Keiko Fujimori figlia di quell’ Alberto Fujimori protagonista di un duro decennio di presidenza negli anni ’90, che i peruviani ricordano come regime autoritario.
Si presenta a queste elezioni in coalizione con Renovaciòn Nacional. Sul partito e sulla sua traiettoria politica non si può dire molto, dato che ha appena compiuto un anno di vita. Quello di cui si può parlare è lo straordinario consenso politico che i nuovi “fujimoristi” hanno ottenuto tra la gente in così poco tempo. Un consenso basato sulla figura della giovane Keiko che dapprima si è presentata come una “reduce” perseguitata e poi uscita vittoriosa dalla lunga battaglia giudiziaria che ha avuto nel mirino lei e la sua famiglia nel travagliato dopo-Fujimori padre e poi ha saputo spendere la sua immagine pubblica soprattutto con campagne incentrate sull’ aiuto alle fasce più deboli della popolazione, all’ infanzia e alle minoranze etniche.
Accanto a questa faccia umanitaria, che prevede anche lo sradicamento della povertà estrema e la riduzione della povertà generale, la campagna elettorale è stata incentrata su una forte politica della sicurezza. Infatti la candidata Keiko promette lotta senza quartiere contro la criminalità comune ma soprattutto contro il narcotraffico e una riforma istituzionale per ridurre la diffusa corruzione dei colletti bianchi. Nel passato politico della giovane Fujimori vi sono due preoccupanti proposte di legge relative all’ estensione della pena di morte, ancora vigente in Perù per i reati più gravi, a delitti di natura sessuale su minori, punti questi che sono stati riproposti nel programma elettorale.
Alfredo D'Alessandro