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Crispi: costruire lo Stato per dar forma alla Nazione

Caffè 150 – Divenuto Presidente del Consiglio nel 1887, Francesco Crispi fu uno dei principali rappresentanti della Sinistra Storica e uno degli uomini chiave dell’Italia unita. Ex mazziniano e garibaldino, Crispi fu fautore della politica interna autoritaria e della politica estera colonialista e filogermanica con la quale l’Italia si affacciò al nuovo secolo

 

INNOVAZIONE E PROTEZIONISMO – In politica interna va riconosciuto a Crispi il merito di aver promosso importanti riforme dell’amministrazione pubblica, ma anche il demerito di aver utilizzato mezzi violenti ed autoritari per reprimere le manifestazioni di dissenso. Nonostante la sua appartenenza alla Sinistra Storica, infatti, Crispi finì per attuare una politica sostanzialmente conservatrice e fu un sostenitore della monarchia dei Savoia da lui ritenuta il centro intorno a cui sviluppare l’unità nazionale e promuovere il prestigio internazionale del paese.

 

Sotto la sua egida si giunse all’approvazione del famoso Codice Zanardelli, il nuovo codice penale che sanciva la libertà di sciopero, allineando così l’Italia agli altri stati europei avanzati, e aboliva la pena di morte: un’innovazione di portata storica, dato che il nostro fu il primo paese ad abrogare la pena capitale nel mondo civilizzato. In economia, Crispi promosse una forte industrializzazione metallurgica e siderurgica del paese unita a una politica di protezionismo commerciale, con la quale tentava di proteggere i prodotti industriali italiani dalla concorrenza. Tale politica si rivelò tuttavia controproducente, poiché ostacolò l’esportazione di prodotti agricoli italiani e afflisse pesantemente soprattutto il mezzogiorno. Infine, deciso sostenitore di uno stato forte, Crispi impiegò l’esercito per reprimere con durezza alcuni moti popolari (fasci siciliani, moti in Lunigiana del 1893-94) che avevano come prima causa la povertà.

 

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L’ALLEANZA CON I POTERI CENTRALI E L’AVVENTURA COLONIALE – Nella visione di Crispi, l’Italia avrebbe dovuto svolgere una politica estera di prestigio, potenza ed espansione coloniale. Seguendo questa linea, egli fu uno strenuo sostenitore della Triplice Alleanza: il suo ideale di governo si avvicinava a quello della Germania bismarckiana e a questo modello ispirò la sua azione politica con risultati non sempre pienamente soddisfacenti. La chiave pro-tedesca e antifrancese da lui sostenuta in politica estera fu infatti deleteria per l’Italia dal punto di vista commerciale (la guerra delle tariffe doganali aperta con la Francia nei primi anni del secolo ebbe un impatto negativo sul benessere dello stato italiano che venne privato di una consistente fetta delle sue esportazioni), mentre l’alleanza con gli imperi centrali venne vista in modo negativo da ampi segmenti della popolazione, che continuava a considerare l’Austria un nemico.

 

Crispi fu inoltre un accanito sostenitore del colonialismo, da lui ritenuto necessario per inserire l’Italia a pieno titolo tra le potenze europee. Famoso è il discorso in cui egli afferma “L’Africa vi sfugge! E non tarderanno a prendersela le grandi potenze marittime […] Noi non possiamo rimanere inerti […] altrimenti saremmo colpevoli di un gran delitto verso la Patria nostra: perchĂ© chiuderemmo per sempre le vie alle nostre navi ed i mercati ai nostri prodotti”. Crispi fu infatti presidente del Consiglio in un periodo centrale per il colonialismo europeo, nel momento dello Scramble for Africa che portò gli stati d’Europa a contendersi fette di territorio africano. Egli dunque, in linea con il suo tempo, portò avanti una politica di tipo coloniale piuttosto agguerrita, ma che risultò fallimentare. Il suo governo decise di partire alla conquista dell’Abissinia, un territorio poverissimo di risorse che però fu presentato come un una giusta rivendicazione dell’Italia, che con la conquista si sarebbe adeguata al rango delle altre grandi potenze europee. L’Italia aveva infatti recentemente subito delle umiliazioni a livello internazionale: al Congresso di Berlino del 1878 fu rilegata ad un ruolo marginale, e bruciava ancora lo schiaffo di Tunisi subito dalla Francia nel 1881. Nel 1890 anche l’Eritrea fu ufficialmente dichiarata colonia italiana e le ambizioni di grandezza spinsero Crispi, con il sostegno di alcuni ambienti militari e gruppi industriali, a promuovere un’avanzata italiana nella regione che portò nel1892 alla conquista della Somalia Italiana e a una successiva campagna in Etiopia. La pesante sconfitta di Adua del 1896 fu però un grave smacco e fermò i progressi italiani. L’intero progetto coloniale italiano subì una battuta d’arresto e Crispi decise di dimettersi, terminando così la sua esperienza di Presidente del Consiglio.

 

Tania Marocchi

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