Le elezioni in Afghanistan del 20 agosto si sono svolte in un clima di tensione e instabilità. Qualunque dovesse essere il risultato, le istituzioni democratiche nazionali sono ancora molto deboli
VOTO A KABUL – Il 20 agosto in Afghanistan si è votato per il rinnovo dei Consigli provinciali e, soprattutto, per l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica Islamica.Nonostante le precarie condizioni di sicurezza e la generale disaffezione della popolazione rispetto alle vicende politiche, dovuta principalmente al perdurare di condizioni di vita critiche ad otto anni dalla caduta dei talebani, le candidature sono state numerose (oltre 3000 per le elezioni provinciali; 41 i candidati iniziali alla carica di Presidente).Questa tornata elettorale è la seconda dopo quella del 2004-2005, da quando, nel 2001, le forze militari internazionali hanno occupato il Paese per rovesciare il regime degli estremisti Talebani. Le elezioni si sono svolte in un clima di notevole incertezza, sia per quanto riguarda la capacità delle forze di sicurezza afghane ed internazionali di mantenere il controllo del territorio di fronte ad un prepotente ritorno delle violenze da parte degli insorti talebani, che per quanto riguarda la partecipazione della popolazione.Dal punto di vista della sicurezza, nonostante le gravi minacce da parte dei talebani nei giorni precedenti il voto, non si sono registrati gravi episodi di violenza nel giorno delle elezioni: circa il 90% dei seggi sono stati aperti e le operazioni si sono svolte con relativa calma. Nei giorni successivi si è invece registrato un aumento degli attacchi alla popolazione ed al personale impiegato nella gestione del processo post elettorale.
URNE (SEMI)VUOTE? – Per quanto riguarda l'affluenza alle urne, questa è in effetti stata bassa, si stima poco oltre il 40% degli aventi diritto. Con il 35% dei voti scrutinati, i candidati che hanno ricevuto più voti, come previsto, sono stati il Presidente uscente Hamid Karzai (46%), che punta alla rielezione già al primo turno, ed il suo ex Ministro degli Esteri Abdullah Abdullah (31%). Il ruolo di outsider è spettato a Ramazan Bashardost (13%), mentre molto deludente rispetto alle attese è il risultato di Ashraf Ghani (2,5%). Non stupisce che molte siano già state le reciproche denunce di pesanti brogli, soprattutto a carico di Karzai, che si è presentato alle elezioni come capo di una rinnovata coalizione i cui componenti non sembrano qualificarsi per la propria trasparenza.
I POSSIBILI SCENARI – Attualmente la possibilità di un ballottaggio rimane aperta, ma non è da escludersi una vittoria di Karzai già al primo turno: tale eventualità non era tra le più accreditate, e questo rischia di agitare le già turbolente acque della contesa elettorale. Alleanze, possibili risvolti e credibilità dei risultati sono da costruire giorno per giorno, perché al momento nulla nel debolissimo processo di costruzione delle istituzioni afghane sembra poter sostenere il peso di un processo elettorale così complesso ed al tempo stesso così determinante per evitare che il vicino inverno afghano non diventi incubatore di una ennesima esplosione di violenza nel Paese.
Pietro Costanzo 31 agosto 2009 [email protected]