“D’ora in poi ogni azione delle Commissioni elettorali sarĂ considerata da noi illegale e inaccettabile”. Abdullah Abdullah apre la crisi in Afghanistan e sconfessa il processo elettorale.
Diario da Kabul
TIMORI CHE SI AVVERANO – Come si temeva, dopo aver chiesto l’intervento dell’Onu, ritirato gli osservatori dalle Commissioni, pretesa la testa del primo segretario della Commissione elettorale (Iec), Abdullah ha tirato l’affondo. E ha ribadito – in un discorso trasmesso in televisione – di considerare Karzai (cui di fatto spetta la decisione finale sul lavoro delle commissioni elettorali) responsabile della crisi.
Per ora il candidato la cui base elettorale guarda a quella che un tempo si chiamava Alleanza del Nord è solo. Le Nazioni Unite lo hanno invitato al rispetto della Costituzione e il portavoce della missione dell’Onu, Ari Gaitanis, si è detto “rammaricato” per la decisione di Abdullah di ritirare i suoi osservatori dagli uffici elettorali. Lo stesso han fatto le ambasciate di Stati Uniti e Gran Bretagna.
La Commissione elettorale dal canto suo ha negato gli addebiti e Karzai per ora resta in silenzio (se si esclude una nota di palazzo che ne riafferma la neutralitĂ ). Ma la crisi è formalmente aperta e Abdullah sa di poter contare su diversi parlamentari e, soprattutto, sulla sua rete di sostenitori nel Nord. Senza contare gli appoggi nella pubblica amministrazione e nell’esercito. Situazione tesa.
Da Kabul, Emanuele Giordana
Membro del Comitato Scientifico del Caffè Geopolitico