Il ballottaggio in Perú ha decretato che il nuovo Presidente è Ollanta Humala, leader della sinistra populista. Sconfitta Keiko Fujimori, figlia dell'ex dittatore di destra Alberto, a capo di un regime fortemente autoritario negli anni '90. Lo scrittore peruviano Vargas Llosa aveva descritto il ballottaggio come “la scelta tra il cancro e l'Aids”, dato che entrambi i candidati rappresentavano posizioni politiche estreme. La vittoria di Humala può essere considerata come una reazione dei peruviani al timore di una nuova deriva autoritaria?
ALLA FINE CE L'HA FATTA – Al secondo tentativo, Ollanta Humala è Presidente del Perù. Leader della coalizione elettorale di sinistra “Gana Perù”, Humala aveva già partecipato alle elezioni del 2006, quando era stato sconfitto al ballottaggio da Alan Garcia nonostante avesse vinto al primo turno. Questa volta, però, la vittoria è sua: al secondo turno che si è svolto domenica 5 giugno, il leader di origini indigene ha sconfitto la rivale Keiko Fujimori, oriunda di origine giapponese ed esponente del movimento di destra “Fuerza 2011” e figlia dell'ex dittatore Alberto. Le urne hanno decretato che Humala è il nuovo Presidente della nazione sudamericana con uno scarto compreso tra i 2 e i 4 punti percentuali: lo scrutinio al momento in cui scriviamo non è ancora del tutto completo.
Le urne, dunque, restituiscono un esito che ridimensiona le componenti più moderate dello schieramento politico peruviano: al primo turno, infatti, i partiti di centro-destra e centro-sinistra avevano pagato la loro frammentazione fra i tre candidati (Toledo, Kuczinsky e Castañeda) consegnando il Paese nelle mani dei due candidati considerati “estremisti”. Da una parte Humala incarnava il pericolo del “Chavismo”, data la vicinanza ideologica con il presidente autoritario del Venezuela, mentre dall'altra Fujimori rappresentava lo spettro del possibile ritorno della dittatura di destra che i peruviani dovettero soffrire negli anni Novanta.
TURARSI IL NASO? – E' possibile, dunque, che i peruviani si siano “turati il naso” e siano andati al ballottaggio scegliendo il male minore? Mario Vargas Llosa, noto scrittore peruviano ed ex premio Nobel, aveva definito il secondo turno come la scelta tra “il cancro e l'Aids”, mettendo in guardia sul pericolo di una deriva autoritaria e populista, qualunque dei due candidati avesse vinto. Vargas Llosa si era poi convinto a votare Humala considerandolo come una scelta obbligata, segno che la paura che potesse tornare una “Fujimori” al potere fosse una ragione sufficiente per votare l'altro candidato. E' possibile che parte della vittoria di Humala possa essere spiegata con questa chiave di lettura, ma è una spiegazione parziale e riduttiva del consenso che i due candidati hanno ottenuto al primo turno. Il candidato di “Gana Perù” aveva già ottenuto il 31% dei consensi al primo turno mentre Fujimori si era fermata al 23%: dato che il divario al ballottaggio si è assottigliato, la spiegazione di un “fronte democratico comune” contro il ritorno della destra non regge.
Il voto di domenica è dunque piuttosto l'indice di una forte polarizzazione politica e sociale in Perù, fattore che potrebbe destare qualche campanello di allarme perchè potrebbe minare la stabilità istituzionale e di riflesso la straordinaria crescita economica di cui la nazione sudamericana è stata protagonista negli ultimi anni.
LA BORSA CROLLA – Le istituzioni economiche e finanziarie peruviane, intanto, non hanno accolto affatto bene la notizia della vittoria di Humala. Ieri la borsa valori di Lima è stata chiusa per eccesso di ribasso e ha chiuso la giornata con una perdita del 12%, segno che il mercato non ha fiducia nel leader di sinistra, per il timore di nazionalizzazioni ed espropri sull'onda di quanto accaduto in Venezuela e Bolivia negli ultimi anni. Ollanta Humala, in realtà, in campagna elettorale ha solennemente promesso che non toccherà l'economia di mercato e che rispetterà l'autonomia dei media. Il candidato di “Gana Perù” aveva anche preso le distanze da Chávez cercando di prendere come proprio modello politico l'ex presidente brasiliano Lula da Silva.
I primi passi del nuovo Governo, che sarà costruito su una maggioranza fragile, dato che le elezioni del primo turno hanno decretato un'elevata frammentazione del Parlamento, saranno molto importanti per vedere in quale direzione si muoverà il nuovo Perù. Anche gli investitori stranieri, da alcuni anni molto attivi per la presenza di giacimenti di idrocarburi, terranno sicuramente gli occhi molto aperti. A Humala il compito di rassicurare tutti quanti e di proseguire sul cammino della crescita (+ 8% nel 2010 e +6,5% atteso nel 2011) e della riduzione della povertà.
Davide Tentori