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Assalto all’aeroporto di Tripoli

Gli scontri in Libia proseguono nonostante la scarsa attenzione mediatica, soprattutto nel nostro Paese. I combattimenti hanno di recente coinvolto addirittura l’aeroporto della capitale Tripoli.  In 3 Sorsi analizziamo la situazione e le conseguenze a livello internazionale e italiano.

LA SITUAZIONE LOCALE – Gli scontri che affliggono la Libia da piĂą di tre anni registrano un nuovo picco nell’ultima settimana. Nella capitale Tripoli l’aeroporto è divenuto teatro di combattimenti tra le milizie di stampo laico del Generale Haftar (con i suoi alleati) e le milizie di stampo islamico del Libyan Revolutionaries Operations Room (Consiglio Libico per le Operazioni Rivoluzionarie – LROR). L’aeroporto è un punto strategico ambito da entrambe le parti, che se lo contendono senza che il Governo centrale riesca a intervenire con efficacia. Le strutture interne hanno subito notevoli danni così come numerosi aerei a terra (si stima circa il 90%) e la torre di controllo, con notevoli conseguenze negative sulla sicurezza dei voli nella regione. I combattimenti si sono poi allargati anche ad altre zone della cittĂ , con un bilancio, ad oggi, di 47 morti e 120 feriti.

L’assalto pare sia stato effettuato dalle milizie islamiche, le quali temevano che l’aeroporto potesse essere usato dalle forze del Generale Haftar come base per operazioni aeree contro l’LROR. A quanto risulta infatti, Haftar sarebbe in possesso di alcuni cacciabombardieri Mig.

Il Governo ha ordinato alle milizie di cessare il fuoco, minacciando di richiedere un intervento internazionale sul territorio libico, ma senza successo. Al di là delle indicazioni generiche, al momento non è stato chiaramente identificato il soggetto politico che avrebbe intrapreso una operazione di questa portata, considerando anche le capacità militari espresse. In effetti le milizie da fermare e disarmare sono equipaggiate con artiglieria pesante, blindati e mezzi aerei.

Il Generale Haftar
Il Generale Haftar

LE CONSEGUENZE INTERNAZIONALI – La prima conseguenza dell’escalation dei combattimenti è stata il ritiro della missione delle Nazioni Unite dalla Libia a causa dell’impossibilitĂ  di garantire la sicurezza degli operatori. Il Segretario di Stato Statunitense John Kerry ha dichiarato di essere profondamente preoccupato per il livello di violenza raggiunto nel Paese e che le milizie devono cessare le ostilitĂ . Ha inoltre espresso l’intenzione da parte degli USA, in collaborazione con la Gran Bretagna ed altri attori internazionali, di continuare gli sforzi per promuovere il dialogo tra le parti in causa. Gli scarsi risultati ottenuti sin’ora sono evidenti. La situazione Libica è causa d’instabilitĂ  in tutta l’area, con Tunisia e Algeria (soprattutto la prima) sempre piĂą preoccupate che la crisi possa diffondersi entro i loro confini. L’afflusso di profughi è giĂ  notevole e si teme l’infiltrazione di miliziani islamici, tra i quali gli appartenenti ad AQIM (Al-Qaeda in the Islamic Maghreb).

LE CONSEGUENZE IN ITALIA – La crisi libica ha primarie conseguenze sul nostro Paese. Come è noto, i barconi carichi di profughi (oltre la capienza massima delle imbarcazioni) partono per la maggior parte dalle coste libiche, le quali non sono sotto il controllo del Governo. La Libia è inoltre un’importante fonte di approvvigionamento energetico (petrolio e gas) per l’Italia e sul territorio operano numerose nostre aziende, sia nel campo energetico sia nel campo delle infrastrutture. Il flusso di migranti, oltre a costituire un’emergenza umanitaria e logistica, sta imponendo alti costi alle casse italiane per mantenere la missione navale Mare Nostrum nel Mediterraneo per prestare soccorso e cercare di evitare tragedie in mare. La Libia dovrebbe quindi essere uno dei focus primari della nostra politica estera e di sicurezza, ma fin’ora, a parte una missione di addestramento dell’esercito libico, sono stati fatti pochi altri passi per mettere in sicurezza il Paese in crisi.

Emiliano Battisti

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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