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Benvenuti nel Paese senza governo

CaffEuropa – Da oltre un anno il Belgio è alle prese con una situazione che ha del paradossale: la forte contrapposizione politica tra i partiti, aggravata dalle storiche lacerazioni culturali ed etniche che spingono verso interessi contrastanti ha determinato la mancata formazione di un governo nazionale. Il paese, dunque, versa da tempo in una prolungata fase di stallo governativo che potrebbe causare ripercussioni su diversi fronti

VUOTO DI POTERE – Anche ai più attenti osservatori politici potrebbe risultare difficilmente preventivabile la possibilità che uno dei primissimi stati fondatori dell’Ue, con una capitale importante come Bruxelles, città simbolo per eccellenza delle istituzioni comunitarie, possa ritrovarsi nel giro di pochi mesi catapultato in una prolungata impasse politica che non lascia presagire nulla di buono.

Eppure, come spesso avviene, la realtà dei fatti travalica l’immaginabile dando vita a situazioni al limite del prevedibile. Accade così che il Belgio, da diversi mesi a questa parte, stia attraversando una crisi governativa senza precedenti, un vuoto di potere che affonda le radici nelle connaturate divergenze sociali di un paese alla disperata ricerca di una parvenza di stabilità politica.

ROTTURA LINGUISTICA – Nell’aprile del 2010 il governo di Yves Leterme entrava ufficialmente in crisi a causa di una frattura tra i principali partiti nazionali riguardante alcune facilitazioni linguistiche relative alla circoscrizione elettorale di Bruxelles.

Una rottura etichettabile come “linguistica” poiché la periferia della capitale belga, a maggioranza fiamminga, ospita evidenti diversità etnico-culturali al proprio interno: basti pensare che alcuni centri attorno alla capitale e dunque, (importante ricordarlo) in una zona a prevalenza fiamminga, contano nonostante tutto altissime percentuali di popolazione francese.

Questa zona calda, da sempre fonte di tensioni tra le componenti politiche belghe, ha comportato negli anni la necessità di una costante di mediazione, un compromesso amministrativo tra le differenti aree di influenza.

Una sorta di riproduzione su scala minore rispetto a quanto avviene in ambito nazionale dove il territorio si presenta suddiviso tra Vallonia (francofona), Fiandre (fiamminga) e la regione di Bruxelles (ufficialmente bilingue).

LA FALLITA MEDIAZIONE – Il re del Beglio, Alberto II, dopo aver accettato le suddette dimissioni istituiva nel giugno 2010 nuove elezioni nella speranza di recuperare un po’ della stabilità andata perduta. Tuttavia, nonostante la validità del voto elettorale, in sede di contrattazione per la formazione del governo, le parti restavano comunque distanti, palesando la non volontà di accordarsi nel comune interesse.

Ad oggi, dopo oltre un anno di tentativi affidati al leader del partito socialista francofono Elio Di Rupo non vi è stato alcun passo in avanti significativo.

Di fatto dunque, la situazione di stallo politico prolungata ha reso necessaria la permanenza del governo dimissionario di Leterme che opera in una complessa situazione di autogestione regolata, limitandosi alla promulgazione controllata di alcune manovre di bilancio.

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SCENARI FUTURI – Una crisi sui generis rischia di aprire un dibattito che va ben oltre la mera formazione di un governo che possa unire nell’interesse comune le diverse anime che compongono lo stato del Belgio. In un momento storico di stagnante crescita economica la situazione di Bruxelles preoccupa molto sia le istituzioni comunitarie che i mercati finanziari, votati per natura a puntare sulla stabilità politica dei paesi/attori del sistema economico.

In questa situazione emergono alcune delle storiche differenze che separano il Belgio; tra un nord fiammingo apparentemente più sviluppato ed un sud francofono che rivendica orgogliosamente alcune delle sue peculiarità territoriali.

L’importanza di un compromesso sarà dunque imprescindibile sia per superare l’impasse politica che per scacciare una volta per tutte le voci di chi minaccia una secessione che aprirebbe un solco profondissimo nelle sorti dello stato belga.

Andrea Ambrosino

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