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Il Brasile di Dilma

Sono passati sei mesi da quando la nuova Presidente ha preso il posto di Lula. Ancora poco per fare un bilancio del suo operato, ma abbastanza per delinearne gli orientamenti. L'economia sembra continuare a volare, ma alcuni rischi – anche in ambito politico – sono in agguato. Il colosso sudamericano sta andando al massimo, ma le sfide per mantenerlo sulla giusta rotta sono numerose

CENTOTTANTA GIORNI DOPO – Ad ottobre 2010 Dilma Rousseff vinceva le elezioni presidenziali brasiliane, sconfiggendo al ballottaggio il rivale José Serra. A gennaio entrava in carica, prendendo il posto di Luis Inácio “Lula” da Silva, leader per otto anni all'apice della popolarità. Il confronto con il suo predecessore, che peraltro l'aveva designata come sua “erede” politica, era dunque inevitabile. I detrattori di Dilma sostenevano che non era dotata di sufficiente carisma per poter governare una nazione grande e in vertiginosa ascesa come il Brasile: niente da dire sulle sue competenze da ottima economista, ma per tenere saldamente la barra ci vuole di più. A sei mesi dall'insediamento, quali conclusioni si possono trarre dall'operato della Rousseff?

PRIMI SCOGLI IN POLITICA – Raggiungere le vette toccate da Lula è senz'altro prematuro, e probabilmente sarà molto difficile. Un Presidente che ha toccato al termine del suo mandato l'80% del gradimento popolare rappresenta un inevitabile, ed ingombrante, metro di paragone. Dilma Rousseff ha vinto le elezioni e il suo partito, il PT (Partito dei Lavoratori), ha la maggioranza relativa in Parlamento, sebbene il numero dei seggi ottenuti non sia sufficientemente alto per poter governare con la necessaria tranquillità. La coalizione governativa, che prevede come principale alleato il PMDB (Partito del Movimento Democratico Brasiliano), è piuttosto eterogenea e si è già divisa in occasione di alcune votazioni. Durante il governo Lula la prassi era quella di aprire i cordoni della spesa pubblica per placare le tensioni in seno alla maggioranza, anche per dare dei “contentini” a livello dei governi federali. Ora questa politica non è più possibile: Dilma ha adottato il rigore nei conti pubblici come strumento principale – e inevitabile – della sua azione di governo. Con il rischio di lasciare spesso qualcuno scontento.

Inoltre, poche settimane fa il Governo è stato toccato da un primo scandalo. Il ministro più importante, Antonio Palocci, che ha preso il posto proprio di Dilma alla Casa Civil (una sorta di Primo Ministro), è stato coinvolto in uno scandalo di corruzione ed è stato costretto a dare le dimissioni. È notizia degli ultimi giorni, inoltre, le dimissioni del Ministro dei Trasporti, Alfredo Nascimento, accusato di corruzione in vicende legate alla concessione di appalti pubblici.

L'ECONOMIA E IL VOLO DI ICARO – Il Brasile è una delle economie più importanti e dinamiche del pianeta: è ormai al settimo posto per PIL e le prospettive di crescita sono ancora molto ampie. Per quest'anno si prevede un aumento del Prodotto Interno Lordo superiore al 4%, trainato da un sistema produttivo sempre più solido e diversificato e da una ricchezza che viene finalmente redistribuita equamente tra la popolazione (da poco tempo la fascia di persone che possiede un reddito definito “medio” è divenuta maggioranza assoluta nel Paese, segno che la storica disuguaglianza brasiliana sta scomparendo).

Tuttavia il Brasile presenta alcune caratteristiche tipiche delle economie cosiddette in “pericolo di surriscaldamento”. Un recente articolo pubblicato sull' “Economist” ha sottolineato il problema. Per misurare questo particolare rischio viene elaborato un indicatore che pondera l'inflazione, la crescita del PIL, il tasso di disoccupazione, la crescita del credito bancario, il tasso di interesse reale e il cambiamento nella bilancia dei pagamenti correnti. L'Argentina figura al primo posto, il Brasile è subito dietro. Si tratta di problemi comuni alle economie emergenti, e il colosso sudamericano deve fare attenzione soprattutto all'aumento dei prezzi, la cui stima è stata da poco rivista al rialzo.

Insomma, l'economia brasiliana sta volando: ma, per fare un paragone mitologico, potrebbe rischiare di fare come Icaro e volare troppo alto, “bruciando” le proprie ali. In realtà l'esecutivo sembra consapevole di questi pericoli e sta agendo per evitarli, con misure volte a contenere la spesa pubblica (senza però tagliare la spesa sociale, punto chiave dello sviluppo equo di questi ultimi anni) e a sostenere la valuta, il real, che ha raggiunto un tasso di cambio con il dollaro di 1,55. Il cammino della crescita può essere ancora lungo e stabile.  

Davide Tentori [email protected]

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’Università “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualità di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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