In 3 Sorsi – L’introduzione di un confine mercantile nel Mare d’Irlanda in seguito agli accordi post-Brexit tra UE e Regno Unito sta riaccendendo la tensione nell’Isola di Smeraldo, tra speranze di riunificazione e ansie di distacco.
1. IL PASSATO CHE TORNA
“All border post staff are targets“, la sinistra scritta vergata sui muri di Lorne, Belfast e altre cittĂ nordirlandesi è solo uno dei richiami alle oscure pratiche degli anni dei Troubles, quando i nemici venivano pubblicamente indicati prima di essere liquidati con le armi. Le violenze settarie in Irlanda del Nord hanno provocato migliaia di morti tra la fine degli anni Sessanta e il 1998, anno in cui sono stati siglati gli Accordi del Venerdì Santo, che hanno garantito la cessazione delle ostilitĂ e l’inizio di un Governo comune tra le fazioni repubblicane e lealiste. Proprio la scomparsa di un confine fisico tra le due Irlande, garanzie di perduranza della pace, è stata una delle linee rosse piĂą nette sul tavolo dei negoziati post-Brexit tra UE e Regno Unito. Bruxelles ha opposto totale resistenza a qualsiasi forma di restaurazione di un confine fisico, temendo che ciò potesse nuovamente accendere le tensioni e rendere esplosivo il contesto irlandese. Da qui la decisione di tracciare una frontiera mercantile nel mezzo del Mare d’Irlanda, lasciando così l’Ulster nel mercato comune europeo e imponendo controlli doganali alle merci in entrata e in uscita da e verso la Gran Bretagna.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Graffiti nei quartieri lealisti di Belfast, Irlanda del Nord
2. SENTIMENTI TRADITI
I primi effetti sono stati immediati. Se gli studenti universitari potranno continuare a beneficiare del programma Erasmus grazie ai contributi dell’Eire, gli scaffali dei negozi si sono improvvisamente svuotati. Le mancanze nelle catene di approvvigionamento scatenate dalle lentezze dei controlli doganali hanno plasticamente reso l’idea dell’improvvisa lontananza dalla Gran Bretagna. Non è un caso, dunque, se oggi il sentimento prevalente tra i lealisti dell’Irlanda del Nord è quello dell’abbandono da parte della Madrepatria. Boris Johnson, nella fretta di concludere un accordo da brandire davanti all’opinione pubblica, ha sostanzialmente allentato i legami con le 6 contee irlandesi. Con il risultato che oggi il regime che si impone all’Irlanda del Nord è molto più simile a quello della mai così vicina Repubblica d’Irlanda e dell’Unione Europea che non quello del Regno Unito. Alla fine di questo percorso e all’inizio di questa amara delusione emergono le minacce tratteggiate sui muri delle principali città portuali. Minacce verso quei lavoratori che hanno il compito di implementarlo l’Accordo, e quindi di eseguire i controlli doganali. Esecutori materiali di un tradimento perpetrato da altri, di una Brexit che l’Irlanda del Nord ha respinto nelle urne, ma che si è trovata imposta, principalmente per volontà inglese.
Embed from Getty ImagesFig. 2 – Cartelli di protesta a Lorne, in Irlanda del Nord, contro la riunificazione dell’Ulster con la Repubblica d’Irlanda
3. UN’ISOLA, UNA PATRIA?
Ormai da anni le strade di Belfast non vedevano sfilate di gruppi paramilitari lealisti come quelle degli ultimi giorni. Pulsioni ricorrenti, però sempre soffocate nel tempo, trincerate dietro muri d’odio affrescati come murales per la gioia dei turisti, ma tenute a bada da una segregazione certosina lenita dalla coabitazione al Governo. Ora lo scenario è mutato però. Gli Accordi del Venerdì Santo consentono di poter svolgere in qualsiasi momento un referendum sulla riunificazione. Arma potentissima per i repubblicani che godono di un tasso di crescita demografica ben superiore rispetto alla comunità protestante. Con un sorpasso nelle culle e tra l’elettorato ormai in vista nel corso dei prossimi anni, l’esito di un eventuale referendum potrebbe pendere a favore della riunificazione, soprattutto dopo la grande delusione dell’abbandono posto in essere da Johnson. Soprattutto se questi anni in cui l’Ulster vivrà a metà tra un’Unione Europea ripudiata suo malgrado e una Global Britain che non sboccia dovessero aumentare lo iato con la Madrepatria e il senso di appartenenza all’isola. La forza sempre maggiore dello Sinn Fein in Eire, ormai stabile forza parlamentare se non quasi governativa, e il suo atteggiamento conciliante si innestano in uno scenario di inversione dei ruoli. Ora sono i repubblicani a giocare la carta della politica, vedendo il traguardo insperabilmente possibile dopo anni di dimenticanza. Mentre le minacce, le sfilate, la postura aggressiva delle fazioni lealiste segnalano il terrore di vedere una sola patria nell’isola, ancora, ma questa volta stretta attorno al tricolore irlandese. Mentre le onde del Mare d’Irlanda si alzano sempre più impetuose, celando alla vista le coste britanniche improvvisamente lontane come un miraggio. Non riuscendo però a coprire il rumore dei fantasmi che si fanno carne viva dai murales patriottici e aleggiano per le strade di Belfast a ricordare a tutti il prezzo di una patria.
Luca Cinciripini
Immagine in evidenza: “You are now entering loyalist Sandy Row” by Iker Merodio | Photography is licensed under CC BY-ND