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Non dimentichiamo la Siria

Ogni giorno i media danno notizie sull’Iraq e sui combattimenti in corso contro lo Stato islamico, ma è necessario ricordare che la fonte di tutti questi problemi e instabilità nella regione è da cercare in Siria. Vediamo la situazione nel Paese In 3 sorsi.

1. LA SITUAZIONE – In Siria i combattimenti continuano quotidianamente. La situazione nel Paese è sempre più frammentata a causa dei numerosi attori che si confrontano, ognuno con un obiettivo diverso dagli altri. Le Forze Armate regolari siriane sono impegnate su più fronti e nei primi quindici giorni di settembre hanno ripreso a lanciare numerose offensive contro le varie sigle “ribelli” presenti sul territorio, soprattutto tramite bombardamenti di artiglieria e attacchi aerei. Negli scorsi giorni i combattimenti si sono svolti anche sulle alture del Golan, un’area molto sensibile per via del vicino confine israeliano. Le Nazioni Unite mantengono una forza di osservatori in zona sin dal 1974 con la missione UNDOF (United Nations Disengagement Observer Force – Forza di osservatori delle Nazioni Unite per il disimpegno) e hanno ribadito la volontà di mantenerla nonostante la situazione si stia surriscaldando. I caschi blu filippini, infatti, sono stati coinvolti direttamente nei combattimenti quando diversi miliziani, probabilmente appartenenti al Fronte al-Nusra (che ha legami con Al-Qaida), hanno circondato due basi ONU da loro tenute sul lato siriano delle alture. I filippini si sono difesi bene e hanno respinto l’attacco, ma Manila ha deciso di ritirare il contingente con alcuni giorni d’anticipo rispetto al previsto. Dal canto loro, i miliziani dello Stato islamico (Islamic State – IS, ex ISIS) hanno ripreso l’offensiva nel Nord del Paese, catturando 21 villaggi curdi. È di lunedì la notizia che i profughi siriani in Turchia hanno raggiunto il numero di 100mila.

2. TUTTI CONTRO TUTTI – Definire gli schieramenti in Siria è sempre stato complicato sin dall’inizio della guerra civile e la difficoltà permane. Sicuramente si può fare una distinzione tra forze pro e contro il regime attuale. Da un lato troviamo le Forze Armate regolari siriane, che non hanno subito sostanziali sfaldamenti, avvenuti invece in altri teatri delle cosiddette Primavere arabe. Al loro fianco troviamo i miliziani siriani, libanesi di Hezbollah (quantificabili in migliaia, alcune stime ne riportano addirittura 10mila), forze speciali iraniane della Guardia rivoluzionaria e, probabilmente, miliziani palestinesi. Il supporto esterno ad Assad viene dalla Russia, dall’Iran e, almeno fino a poco tempo fa, dall’Iraq.

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Il fronte anti-Assad è frammentato in numerose sigle, tra le quali l’Esercito siriano libero, composto in prevalenza da ex militari siriani regolari, il Fronte islamico, il Fronte al-Nusra (affiliato ad al-Qaida) e lo Stato islamico. La costellazione delle sigle politiche è ancora più variegata. Stati Uniti, Turchia, Arabia Saudita e Qatar hanno ognuno sostenuto uno o più di questi schieramenti, i quali continuano a combattersi tra loro oltre che dare battaglia alle forze regolari del Governo. Il terzo schieramento, date le circostanze votato principalmente all’autodifesa – in maniera talvolta opportunistica – è quello dei curdi di Siria.

3. LE INTENZIONI USA – Il presidente Obama ha esteso i bombardamenti aerei contro l’IS anche alle sue posizioni in Siria, dove effettivamente sono presenti i maggiori depositi logistici. La Russia ha accusato Washington di violare il diritto internazionale e ha proposto che il problema sia portato all’attenzione del Consiglio di sicurezza dell’ONU. Assad, dal canto suo, ha invitato gli Stati Uniti e la coalizione che si sta formando tra mille incertezze, a unire gli sforzi per distruggere lo Stato islamico. Il Presidente siriano non ha, inoltre, ostacolato le azioni dei caccia della coalizione nel proprio spazio aereo. Le sigle ribelli che combattono anche l’IS hanno accolto con favore l’iniziativa USA, ma hanno chiesto di estendere i raid anche alle posizioni dell’esercito regolare. L’Iran ha offerto il suo aiuto nella lotta allo Stato islamico, ma, per ora, gli Stati Uniti non lo hanno preso in considerazione come alleato istituzionale. In effetti, oltre a creare problemi di coerenza politica di fronte all’elettorato interno, una mossa palese in senso opposto da parte di Washington potrebbe far uscire dalla coalizione i Paesi a maggioranza sunnita, tra i quali l’Arabia Saudita.

Emiliano Battisti

 

[box type=”shadow” ]Un chicco in più

Tra le forze politiche schierate contro Assad troviamo la Coalizione nazionale siriana (nome completo: Consiglio nazionale delle forze siriane rivoluzionarie e d’opposizione), composto da diverse sotto-sigle tra le quali troviamo la Fratellanza musulmana, la Coalizione dei siriani laici e democratici e la Dichiarazione di Damasco (attiva dal 2005). A questi schieramenti fanno riferimento le milizie dell’Esercito siriano libero.
Le forze islamiche non esprimono un vero e proprio riferimento politico, e si basano soprattutto sull’influenza delle loro milizie sul terreno. I curdi sono riuniti nel Comitato supremo curdo, mentre in esilio (a Istanbul per la precisione) è presente il Consiglio nazionale siriano formatosi all’inizio degli scontri nel 2011. [/box]

 

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Emiliano Battisti
Emiliano Battisti

Consulente per la comunicazione per un’azienda spaziale e Project Officer and Communications per OSDIFE, sono Segretario Generale e Direttore della comunicazione dell’APS Il Caffè Geopolitico e Coordinatore dei desk Nord America e Spazio. Ho pubblicato il libro “Storie Spaziali”.

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