Ci siamo: domenica le urne restituiranno il primo verdetto nella battaglia tra Dilma Rousseff e Marina Silva per la presidenza del Brasile. Il rinvio al ballottaggio sembra molto probabile: in gioco c’è il futuro di un Paese che si trova a un punto cruciale. Vediamolo in 3 sorsi.
1. COME SI SVOLGONO LE ELEZIONI – Domenica 5 ottobre si svolgerà il primo turno delle elezioni generali brasiliane, che si tengono ogni quattro anni. Si vota per scegliere il Presidente della Repubblica, i deputati, i senatori, i governatori e i rappresentanti dei 27 Distretti federali brasiliani. Un rinnovamento complessivo, dunque, che non riguarda solo la scelta del nuovo capo di Stato. In questo caso, qualora nessuno dei candidati in competizione dovesse raggiungere il 50% più uno dei voti, si ricorrerà al ballottaggio, già programmato per domenica 26 ottobre. Il nuovo Presidente entrerà comunque in carica a gennaio 2015.
2. CHI SONO I CANDIDATI – Sarà inevitabilmente un testa a testa tra Dilma Rousseff, Presidente in carica e candidato del Partito dei lavoratori (PT), e Marina Silva, ex ministro dell’Ambiente durante il Governo Lula e ora leader della coalizione guidata dal Partito socialista brasiliano (PSB). Un affascinante scontro tutto al femminile che prescinde da strumentalizzazioni legate alla parità di genere, ma che rivela una leadership effettiva delle candidate in gioco ed è la cartina di tornasole di una società, quella brasiliana, che ha compiuto notevoli passi in avanti nel corso degli ultimi vent’anni. Dilma sembra avvantaggiata nei recenti sondaggi e in netto recupero nonostante Silva fosse cresciuta costantemente nei consensi durante queste settimane. Secondo l’istituto IBOPE, Rousseff oscillerebbe tra il 47% e il 45%, mentre Silva è data al 28% e il terzo candidato, il socialdemocratico Aécio Neves, è stabile intorno al 20-22%. Se l’attuale Presidente non riuscisse a compiere un ultimo “scatto” e assicurarsi subito il 50%, vincere al ballottaggio potrebbe essere problematico, perché i socialdemocratici potrebbero far confluire i voti su Marina. In realtà i candidati alla Presidenza della Repubblica sono undici, ma nessuno degli altri competitors sarà in grado di giocare un ruolo importante.
3. LA POSTA IN GIOCO – È molto alta: il proseguimento del percorso di crescita e sviluppo del Brasile, iniziato a metà degli anni Novanta con il Governo Cardoso e proseguito poi con l’esperienza memorabile di Lula, ha bisogno di un rilancio. La presidenza di Dilma Rousseff non ha ottenuto i successi sperati in campo economico ma, va detto, non è stata tutta “colpa” sua: la fine del super-cycle delle commodities ha comportato un rallentamento obbligato, mentre l’aggressiva politica monetaria statunitense ha dato diversi grattacapi alla Banca centrale brasiliana, che ha dovuto mantenere tassi di interesse molto alti per evitare che l’inflazione salisse alle stelle e portasse a un surriscaldamento dell’economia (come per esempio è accaduto in Argentina).
Il vincitore – anzi, la vincitrice – che emergerà dalle urne dovrà essere in grado di far uscire il Brasile dalla stagnazione e, nel contempo, chiarire meglio il ruolo internazionale che il Paese sudamericano vuole giocare: finalmente leader regionale o potenza maggiormente votata a sviluppare relazioni con altre zone del mondo? Le ricette delle due candidate sono differenti in campo economico (Marina Silva è più incline all’ortodossia e la sua vittoria sarebbe per questo vista più favorevolmente dagli investitori internazionali), ma simili in campo sociale: il proseguimento di politiche di grande successo come “Bolsa Familia” rimane infatti un punto fermo per entrambe. Forse è proprio questa la chiave di lettura per presentare il Brasile al mondo: una potenza economica che ha fatto di uno sviluppo tendente a maggiore equità il suo successo più bello.
Davide Tentori
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Un chicco in più
Un video interessante, forse non proprio facile da comprendere per chi non conosce il portoghese (anche se quello parlato in Brasile è di più facile comprensione di quello che si usa a Lisbona): il dibattito televisivo fra i principali candidati alle elezioni. [/box]