In tre rapidi sorsi, un aggiornamento sulla situazione in Israele in un momento decisivo corrispondente a un’esplosione di nuove violenze e provocazioni a Gerusalemme.
1. TERZA INTIFADA? – «Se qualcuno non se ne fosse accorto, la Terza Intifada è già cominciata». Suona apocalittico il tweet di Barak Ravid, corrispondente diplomatico del quotidiano israeliano Haaretz, ma racchiude in una frase il livello di scontro registrato ultimamente a Gerusalemme e dintorni. Negli ultimi dieci giorni, infatti, le morti di un ragazzino ucciso dalle Forze di Difesa israeliane e di una neonata israeliana deceduta in un attentato palestinese nella Città Santa hanno fatto da prologo al tentato omicidio di Yehuda Glick, rabbino esponente dell’estrema destra, bersaglio di quattro colpi di pistola sparati dal terrorista Hejazi, successivamente ucciso in uno scontro a fuoco dalla polizia di Gerusalemme.
2. AMICUS-HOSTIS – È quest’ultimo evento, in particolare, che fa tremare tutte le diplomazie del mondo, per i forti risvolti simbolici e politici che rischia di scatenare. Poco dopo l’accaduto, infatti, il Movimento per il jihad islamico in Palestina ha rivendicato l’attentato, contribuendo alla decisione israeliana di vietare temporaneamente l’accesso alla Spianata delle Moschee, teatro dell’attentato, nonché terzo luogo sacro dell’Islam in ordine di importanza: come un nefasto domino, il leader palestinese Abbas ha equiparato la chiusura della moschea a una «dichiarazione di guerra». Inevitabile, quindi, un forte inasprimento delle due posizioni avverse, come testimoniato da un duro editoriale (Being safe while isolated) uscito sul Jerusalem Post.
3. IL MONDO STA A GUARDARE? – Da parte israeliana è emersa l’intenzione del Governo Netanyahu di limitarsi a gestire la cosa per mantenere uno status quo favorevole agli equilibri di politica interna. Internazionalmente invece la risposta è stata mista. Da una parte, infatti, gli Stati Uniti sembrano non voler prendere parte, limitandosi a un generale appello alla calma (considerato anche che le elezioni di midterm hanno forse condizionato la linea del presidente Barack Obama). Il tutto in un periodo in cui le relazioni tra i due Paesi sono fragili, non di certo aiutate da recenti scivoloni diplomatici, come gli insulti di alcuni funzionari statunitensi allo stesso Netanyahu.
Dall’altra, invece, l’Unione europea una posizione sembra volerla prendere, e tutt’altro che a favore di Israele: prima il riconoscimento ufficiale dello Stato palestinese da parte della Svezia, poi quello ufficioso del Parlamento britannico, infatti, sembrano accennare a un cambiamento nella gestione europea della politica nell’eterna questione israelo-palestinese. A tal proposito proprio la nuova Rappresentante per la Politica Estera e di Sicurezza Federica Mogherini come primo passo ha compiuto un viaggio in Terra Santa per incontrare i leader locali, esprimendo l’auspicio che uno Stato palestinese possa essere riconosciuto durante il mandato della nuova Commissione europea.
In un momento in cui i principali responsabili della guerra sembrano essere i soggetti politici, suonano attuali le parole di Shimon Peres: «Non è vero che non c’è luce in fondo al tunnel in Medio Oriente. Tutt’altro, la luce c’è. Il problema è che non c’è il tunnel».
Giovanni Gazzoli
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Un chicco in più
Le questioni cruciali dell’eterno conflitto israelo-palestinese sono numerose e sono caratterizzate da quello che definiamo un dialogo tra sordi, dove entrambe le parti, pur avendo rivendicazioni legittime, spesso preferiscono ignorare quelle dell’altro, invece che puntare a una soluzione condivisa. Ne abbiamo discusso in un nostro articolo: Israele e Palestina: al di là del tifo
Emblema di questa incapacità di dialogo è anche l’al-Haram al-Sharif (Nobile Santuario), meglio conosciuto come Spianata delle Moschee, luogo simbolo reclamato da ebrei e musulmani come proprio. Qui, infatti, sono situati il tempio di JHWH, di cui oggi rimane solo il famoso Muro del Pianto, sito di culto per eccellenza della religione ebraica; le moschee della Cupola della Roccia e di al-Aqsa, come detto terzo luogo in ordine d’importanza per i musulmani, poiché, secondo la religione islamica, comprende il punto da cui Maometto venne assunto in cielo. Inoltre, questo è un luogo significativo anche per i cristiani, per i racconti biblici della vita di Gesù che si svolsero in quest’area (anche se la principale basilica cristiana è la Basilica del Santo Sepolcro).[/box]