Vietnam e UE stanno approfondendo i loro rapporti politici e aumentando le connessioni tra le rispettive economie. Tra qualche mese sarà firmato un accordo di libero commercio. Tuttavia la partnership, per essere veramente tale, deve superare alcune difficoltà e resistenze.
TRA PRESENTE E PASSATO – Nel 2015 ricorrono i 25 anni delle relazioni diplomatiche tra Vietnam e Unione europea. Le due parti, nell’ultimo periodo, stanno marciando assieme verso una partnership sempre più stretta e profonda, stringendo una serie di accordi economici e politici volti a intensificare le relazioni reciproche, al fine di combinare la voglia di emergere del Vietnam con l’esperienza e il know-how del continente europeo. Tuttavia, se guardiamo al passato, tra Stati europei e Vietnam i rapporti non sono sempre stati così positivi. Durante gli anni della guerra, i contatti più stabili erano quelli con i Paesi del Nord Europa, che sostennero il Vietnam contro gli USA, e con l’Europa dell’Est, legata al blocco sovietico. Dopo il conflitto, Hanoi stabilì legami economici e politici con gli altri attori europei, che però si interruppero con la guerra contro la Cambogia nel 1978, con cui il Vietnam occupò il Paese liberandolo dal regime di Pol Pot. Gli aiuti pubblici stanziati dai Paesi dell’UE (a eccezione di Svezia e Finlandia) per favorire lo sviluppo del Vietnam vennero sospesi e il Paese si trovò più isolato internazionalmente e costretto a fare affidamento sul supporto dell’URSS e dell’Est europeo. Tuttavia, nel 1989, l’Unione Sovietica implose e il Vietnam si ritrovò in una situazione estremamente pericolosa. Perciò, ai margini della scena internazionale ed economicamente instabile, avviò una serie di drastiche riforme, che rinvigorirono la sua economia e la trasformarono radicalmente, cominciando ad aprirla alle logiche del libero mercato. Questi cambiamenti, uniti al ritiro delle truppe vietnamite dalla Cambogia, indussero i Paesi europei a bussare di nuovo alla porta di Hanoi e a tessere nuove relazioni politiche ed economiche.
L’ARRIVO DELL’UNIONE EUROPEA – Come si diceva all’inizio, i rapporti con l’Unione europea – allora ancora Comunità europea – furono stabiliti invece nel 1990, precisamente a ottobre. Nel 1996 una delegazione dell’UE venne aperta nel Paese, mentre, un anno prima, era stato firmato un accordo di cooperazione per avviare un dialogo nel settore commerciale, della proprietà intellettuale e della protezione ambientale. Nel 2012 è seguito un nuovo patto di cooperazione, il PCA (Partnership and Cooperation Agreement), che però deve essere ancora ratificato. Quest’accordo ha esteso e approfondito le relazioni tra Vietnam e UE, rafforzando la cooperazione bilaterale e all’interno delle Organizzazioni internazionali, intervenendo per sviluppare commercio e investimenti ed elaborando azioni per proseguire le politiche di riduzione della povertà, di promozione dello sviluppo sostenibile e di lotta ai cambiamenti climatici. Inoltre nuovi argomenti, come quello dei diritti umani, sono entrati nell’agenda delle discussioni tra le parti.
IL BOOM DEI RAPPORTI ECONOMICI – Sotto il profilo economico, oggi l’Unione europea costituisce il secondo partner commerciale e il più grande mercato d’esportazione del Vietnam. Nel 2013 il commercio totale tra i due toccava i 33,8 miliardi di dollari, con un aumento del 16,11% rispetto al 2012. Le esportazioni verso l’Unione europea, principalmente calzature, abbigliamento e tessuti, caffè, mobili in legno e frutti di mare, arrivano a 9,4 miliardi di dollari. Particolarmente intensa è stata la crescita dell’export dopo il 2010, in quanto il Vietnam ha beneficiato del Sistema di preferenze tariffarie generalizzate (GSP – Generalised Scheme of Preferences), che permette di derogare la clausola del Paese più favorito (MNF Clauses – Most Favoured Nation Clauses) – grazie alla quale il Vietnam beneficia dei migliori trattamenti commerciali che gli Stati membri dell’UE accordano agli altri Stati extraeuropei – e applicare alle esportazioni vietnamite dazi inferiori del 3% o 4% rispetto a quelli imposti dalla MFN. Anche gli investimenti esteri giocano un ruolo importante nelle relazioni economiche tra Vietnam e UE: nel Paese asiatico sono attivi infatti 1.400 progetti europei per un valore superiore ai 17 miliardi di dollari statunitensi, concentrati nel settore industriale, edilizio e terziario.
UN ACCORDO DI LIBERO COMMERCIO? – È in questo quadro che UE e Vietnam spingono per stipulare un accordo di libero scambio (FTA – Free Trade Agreement), che nel 2012 le due parti hanno cominciato a negoziare. Il nono round si è tenuto a Danang tra il 22 e il 26 settembre scorsi e l’obiettivo è raggiungere una conclusione entro il prossimo anno. Numerosi settori dell’industria vietnamita, dall’alimentare al tessile, potranno commerciare più facilmente col mercato europeo, tanto che, secondo le previsioni dell’EU-MUTRAP (il progetto di assistenza commerciale europeo nel Paese), l’incremento delle esportazioni dovrebbe attestarsi tra il 30% e il 40%. In aggiunta, si stima vi saranno ricadute positive anche per il clima d’investimento e per il trasferimento di tecnologie avanzate, che, grazie al taglio dei dazi, diverranno meno costose. L’FTA avrà buoni effetti infine anche per l’UE, che, oltre a importare prodotti a basso costo dal Vietnam, godrà di migliori condizioni di investimento, avendo accesso tramite le imprese delocalizzate in Vietnam non solo al mercato vietnamita, ma anche a quello dell’ASEAN, di cui Hanoi è membro dal 1995.
Il presidente del Parlamento europeo Martin Schulz accoglie il primo ministro Nguyen Tan Dung a Bruxelles nell’Ottobre 2014
NON SOLTANTO ROSE E FIORI – Naturalmente sarebbe ingenuo ritenere che non vi siano criticità all’interno della relazione. L’abbattimento delle tariffe prodotto dalla firma dell’FTA, infatti, non è scontato determini un consistente aumento delle esportazioni vietnamite nel mercato europeo, in quanto le imprese del Vietnam potrebbero trovare difficoltà a rispettare i requisiti non tariffari richiesti, come gli elevati standard di qualità ai quali i prodotti devono conformarsi. Si calcola che meno del 40% degli standard esistenti in Vietnam riesca a raggiungere i livelli di quelli europei. I negoziati inoltre stanno incontrando alcune difficoltà su certi punti specifici, come gli incentivi e i privilegi di cui godono le imprese statali vietnamite rispetto alle concorrenti private. L’UE vorrebbe che gli operatori economici competessero sulla base di regole chiare e uguali per tutti, mentre, dall’altra parte, il Governo vietnamita punta sul settore statale per guidare il processo di industrializzazione del Paese. Un ulteriore argomento di frizione è quello dei diritti umani: sebbene l’UE riconosca al Vietnam i progressi enormi conseguiti nella riduzione della povertà, Bruxelles auspica anche un’evoluzione delle Istituzioni del Vietnam verso lo Stato di diritto. Nel 2013 il Parlamento europeo si è pronunciato per chiedere ad Hanoi di modificare la legge che restringe la libertà di espressione, adeguandola alle norme internazionali. Il dialogo sui diritti umani è parte integrante del PCA firmato nel 2012 tra le due parti e prevede incontri annuali per discutere sulla questione che include, tra l’altro, anche la riforma del sistema giudiziario, affinché esso raggiunga un sufficiente grado di indipendenza dal potere politico, e il miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri. Da parte vietnamita, invece, Hanoi auspicherebbe un ruolo di maggior peso dell’UE sulla questione del Mar Cinese Meridionale (Mar Orientale per i vietnamiti) – dove Cina, Vietnam e altri Paesi si contendono la sovranità su alcuni arcipelaghi – al fine di preservare la libertà di navigazione e il rispetto delle norme internazionali. Tuttavia l’Unione europea, a causa dei suoi limiti intrinseci e della buona relazione con la Cina, si limita a invitare le parti a risolvere le proprie dispute sulla base del diritto internazionale e a evitare azioni unilaterali.
PER CONCLUDERE – In conclusione, il rapporto tra Vietnam e UE sta seguendo un’evoluzione complessivamente positiva e ci sono tutti i segnali affinché, nei prossimi anni, le due parti stabiliscano legami più profondi e duraturi. Tuttavia, perché questo avvenga è necessario che alcune divergenze vengano appianate, e ciò non è scontato, in quanto toccano la natura stessa di UE e Vietnam. In ogni caso, la volontà a venirsi incontro e a comprendere le esigenze reciproche sembra non mancare e le prospettive future appaiono incoraggianti.
Matteo Stella
[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Un chicco in più
Il mese scorso il primo ministro vietnamita Nguyen Tan Dung si è recato in Europa al decimo vertice ASEM (Asia-Europe Meeting) del 16-17 ottobre, che ha messo a confronto 30 Paesi europei (i 28 Stati membri dell’UE più Svizzera e Norvegia), la Commissione europea, 20 Paesi asiatici e il Segretariato dell’ASEAN al fine di rafforzare il dialogo e la cooperazione tra gli Stati dell’Asia e dell’Europa. Durante il viaggio il Primo Ministro vietnamita e il presidente della Commissione europea Manuel Barroso hanno manifestato l’intenzione di concludere l’FTA entro il 2015. A chi volesse approfondire consigliamo di consultare il sito dell’ASEM e quello del Primo Ministro della Repubblica socialista del Vietnam.
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