Analisi – Il 2024 sarĂ ricordato come l’anno che ha stravolto gli equilibri elettorali e politici tanto in Europa quanto nel resto del mondo. Le tendenze sono però contrastanti: destra e sinistra si alternano al potere a livello nazionale e coesistono nelle Istituzioni europee.
COME CAMBIA LO SCENARIO POLITICO NELL’ANNO ELETTORALE PER ECCELLENZA
L’incredibile concentrazione di tornate elettorali del 2024 continua a sconvolgere il panorama politico internazionale. Dopo aver archiviato, in attesa dell’ufficialità delle nomine istituzionali, le elezioni europee, l’attenzione si è spostata sulle attesissime sfide in Francia e nel Regno Unito. Contemporaneamente, mentre questi due Paesi si avviavano alle urne tra attacchi incrociati e sondaggi sorprendenti, nei Paesi Bassi si è insediato il nuovo Governo a trazione conservatrice, con a capo il Primo Ministro Dick Schoof.
UE: GLI EQUILIBRI CAMBIANO MA NON LA MAGGIORANZA DI GOVERNO
Tra le varie tornate elettorali che si sono celebrate nei primi sette mesi del 2024, quella del Parlamento Europeo è stata probabilmente quella che ha prodotto gli squilibri politici meno rilevanti. In particolar modo dal punto di visto delle forze di governo, visto che la maggioranza uscente del Parlamento Europeo, quella formata da popolari (PPE), socialisti (S&D) e liberali (Renew), ha riconfermato i propri numeri assicurandosi anche nella prossima legislatura l’occasione di esprimere i vertici istituzionali dell’Unione Europea.
Di seguito il nuovo organigramma istituzionale dell’UE:
- Ursula von der Leyen, PPE, Commissione Europea (in attesa di conferma);
- Antonio Costa, S&D, Consiglio Europeo;
- Kaja Kallas, Renew, Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza comune (in attesa di conferma);
- Roberta Metsola, PPE, Parlamento Europeo (confermata dalla vecchia legislatura).
Per quanto concerne invece la presenza dei vari gruppi politici nel Parlamento, si registra la crescita delle forze politiche conservatrici, che nel periodo post-voto hanno però assistito a una rivoluzione a seguito della nascita del gruppo Patrioti per l’Europa. Fondato dal Primo Ministro ungherese Viktor Orbán, è divenuto in pochi giorni la terza forza dell’Europarlamento in virtù del passaggio tra le sue fila dei deputati di numerosi partiti, tra i quali il Rassemblement National (Francia), la Lega (Italia) e Vox (Spagna), appartenenti in precedenza ai gruppi Identità e Democrazia e Conservatori e Riformisti Europei.
Embed from Getty ImagesFig. 1 – Le elezioni europee hanno prodotto il rinnovamento del Parlamento
FRANCIA: VINCE LA SINISTRA, MACRON RESISTE E LA DESTRA ARRIVA TERZA
In Francia i risultati delle Elezioni europee hanno provocato un vero e proprio terremoto politico. Dopo che la coalizione che lo sosteneva è stata ampiamente battuta (14,6%) dal partito di destra Rassemblement National (31,4%), il Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron ha annunciato lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale e la convocazione delle elezioni generali anticipate. Al primo turno delle elezioni il Rassemblement National si è confermato come il partito più votato dagli elettori francesi. Il sistema elettorale francese prevede però anche un secondo turno, che si è svolto lo scorso 7 luglio. A sorpresa i sondaggi della vigilia sono stati smentiti dal voto popolare, che ha premiato la coalizione di sinistra Nuovo Fronte Popolare, che ha ottenuto 188 seggi sui 501 disponibili. Il Rassemblement National, guidato dalla coppia Marine Le Pen-Jordan Bardella, ha guadagnato più di 50 seggi (142), ma è comunque arrivato terzo, superato anche dal sorprendente recupero della coalizione Ensemble del Presidente Macron, che ha ottenuto 161 seggi.
I risultati del secondo turno proiettano la Francia in uno scenario di incertezza politica, con nessuna coalizione o partito che ha ottenuto la maggioranza assoluta per governare immediatamente. Spetterà dunque al Presidente della Repubblica Macron affidare a un nuovo Primo Ministro l’incarico di formare il prossimo Governo francese. In base alla consuetudine della politica francese, il ruolo spetterebbe a un esponente della coalizione più votata, in questo caso l’alleanza di sinistra Nuovo Fronte Popolare. Il leader del partito più votato della coalizione, Jean-Luc Mélenchon de La France Insoumise, ha già dichiarato di essere pronto a governare il Paese, ma le divergenze con altri esponenti della coalizione e le proteste degli elettori delle destre potrebbero complicare le trattative.
Fig. 2 – Le elezioni francesi hanno restituito un risultato sorprendente
REGNO UNITO: DISFATTA STORICA PER I CONSERVATORI, TORNANO I LABURISTI
Lo scorso 4 luglio si è votato nel Regno Unito per eleggere i nuovi rappresentanti della Camera dei Comuni e il nuovo Primo Ministro. Il premier uscente, il conservatore Rishi Sunak, è stato sconfitto dallo sfidante Keir Starmer, leader del Partito Laburista. A seguito del verdetto delle elezioni, Sunak ha rassegnato le proprie dimissioni aprendo la strada alla nascita del nuovo Governo laburista, il primo dopo 14 anni di maggioranza dei conservatori. Potendo contare su una solida maggioranza assoluta (412 seggi su 650), il Partito laburista si appresta a governare autonomamente senza troppi ostacoli. Ciò in virtù della disfatta del Partito conservatore, che ha ottenuto solo 121 seggi (-251). L’avvicendamento di ben quattro Governi nella stessa legislatura e la personalizzazione della Brexit costano caro ai Tories, al peggior risultato nella loro centenaria storia. Il Partito liberaldemocratico si è classificato terzo con 72 seggi (+64).
A differenza della Francia, dove le complesse trattative per formare il Governo inizieranno nei prossimi giorni, nel Regno Unito il nuovo Primo Ministro Starmer ha già nominato i secretaries che comporranno l’esecutivo laburista. Tra i temi più urgenti da affrontare la crescita economica, l’inflazione, il contrasto agli effetti della Brexit e la crisi del sistema sanitario.
Fig. 3 – Keir Starmer, leader dei laburisti e vincitore annunciato delle elezioni britanniche
PAESI BASSI: DOPO SEI MESI DI TRATTATIVE SI INSEDIA IL GOVERNO CONSERVATORE DI SCHOOF
Dopo quasi sei mesi dalla celebrazione delle elezioni legislative, nei Paesi Bassi si è insediato il nuovo Governo a trazione conservatrice, guidato dall’indipendente Dick Schoof. A seguito della vittoria del Partito per la Libertà (PVV), nazionalista e conservatore, alle ultime elezioni, il suo leader Geert Wilders era stato incaricato a dicembre di formare un nuovo Governo di coalizione. Le posizioni radicali del PVV, soprattutto in materia di Europa e immigrazione, hanno complicato notevolmente le trattative con gli altri partiti dell’area di centro-destra, tanto da richiedere quasi sei mesi per raggiungere un accordo. La nomina di una figura indipendente come Schoof, moderato e apprezzato per le sue esperienze come funzionario governativo, ha facilitato il completamento dell’intesa tra i partiti di Governo (Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia, Nuovo Contratto Sociale e Movimento Civico-Contadino).
Nonostante la collocazione del nuovo Governo, il più “a destra” della storia dei Paesi Bassi, l’agenda politica, sociale ed economica olandese sarà ancora caratterizzata dagli elementi cardine che hanno contribuito alla crescita negli ultimi anni. Come dichiarato dal nuovo capo del Governo, non sarà mai più messa in discussione l’appartenenza all’Unione Europea, di cui i Paesi Bassi sono membro fondatore. Per quanto concerne l’immigrazione e i commerci, le politiche di controllo subiranno un inasprimento per prevenire minacce alla sicurezza e per favorire la crescita economica.
Dopo 14 anni di Governo del centro-destra, anche i Paesi Bassi svoltano verso politiche più radicali e conservatrici, abbandonando però tutte le istanze estremiste, incostituzionali e antieuropee.
Giorgio Fioravanti
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