giovedì, 25 Aprile 2024

APS | Rivista di politica internazionale

giovedì, 25 Aprile 2024

"L'imparzialità è un sogno, la probità è un dovere"

Associazione di Promozione Sociale | Rivista di politica internazionale

Chi conta nel Pacifico

Il Giro del Mondo in 30 Caffè 2012 – Asia sud-orientale e Oceania sono due delle regioni che hanno risentito maggiormente dell’avanzata della Cina. L’aggressività di Pechino nel Mar Cinese e la sua penetrazione nel Pacifico meridionale impensieriscono gli USA, che stanno rivalutando la propria posizione in entrambe le aree. Il tutto mentre i sei maggiori Paesi del Sud-est crescono a un ritmo del 5% annuo e Australia e Nuova Zelanda resistono al 3%

SUD-EST ASIATICO IL 2011: ALLUVIONI E PROTESTE – Il 2011 del Sud-est asiatico sarà ricordato per le drammatiche inondazioni che hanno causato almeno 2mila morti e ingenti danni in tutta la regione. Per mesi, la pioggia non ha concesso tregua: Bangkok è stata sommersa, la Cambogia ha perso 250mila ettari di piantagioni di riso, le Filippine cercano ancora mille dispersi. A lasciare il segno sono state anche le proteste di movimenti che sono sorti in quasi tutta l’Asia sudorientale, simili ai più celebri omologhi (molti giornali asiatici hanno parlato di Occupy South East). Le contestazioni più dure si sono svolte in Malesia, per opera del Bersih, Coalizione per le elezioni libere e giuste, mentre gli abitanti di alcuni villaggi cambogiani, in opposizione ai piani governativi di deforestazione, si sono abbigliati come i Na’vi del film “Avatar”. Nonostante ciò, l’anno è terminato con un tasso complessivo di crescita del 5%, inferiore di due punti rispetto al 2010, ma comunque notevole considerando le difficoltà citate. La previsione per il 2012 indica la quota salire a +5,6%. TRA CINA, USA E INDIA – L’Asia sud-orientale è un esempio dei nuovi assestamenti mondiali. Se da un lato, infatti, la Cina, primo partner commerciale dell’area, ha fatto sentire il proprio peso mostrando un’inaspettata aggressività per il controllo del Mar Cinese meridionale, dall’altro lato gli Stati Uniti hanno abbandonato l’inazione della prima metà dell’Amministrazione Obama. L’impegno americano crescente nel sistema asiatico-pacifico è molto più che un semplice bilanciamento al ritiro da Afghanistan e Pakistan: è una dichiarazione d’intenti, ossia la volontà di spostare maggiori risorse verso l’Oceano Pacifico. Hillary Clinton ha definito il Sud-est asiatico il «pivot» del nuovo corso strategico, ponendo particolare attenzione sull’Asean e sull’Indonesia. Contestualmente, Washington ha offerto sostegno sia al Vietnam nelle dispute marittime con la Cina, sia all’opposizione birmana di Aung San Suu Kyi. Nella regione, però, in molti cominciano a vedere nell’India le potenzialità per garantire una valida alternativa alle stringenti logiche dualistiche. 2012: OMBRE SUL MAR CINESE – Un aspetto complesso sarà l’evoluzione delle dinamiche nel Mar Cinese meridionale: il cambio di politica degli USA rende rischioso per Pechino proseguire sulla scia spregiudicata tenuta nell’anno appena trascorso, considerato che già la fase di transizione nordcoreana tiene in allerta gli attori circostanti. A maggior ragione, la pressione statunitense sui membri dell'Asean potrebbe costituire un meccanismo piuttosto difficile da scardinare per la Cina, soprattutto se Washington riuscirà a rafforzare il proprio sostegno ad attori in forte crescita, ma con problematiche articolate.

content_975_2

OCEANIA BILANCIO ECONOMICO – Sarebbe difficile definire un andamento economico dell’Oceania, giacché i Paesi locali sono dipendenti soprattutto dai finanziamenti internazionali e privi di reale potere contrattuale. L’Australia e la Nuova Zelanda hanno seguito parzialmente le sorti della crisi europea e statunitense, subendo flessioni moderate del Pil causate dal rallentamento in Asia, dalle avverse condizioni climatiche e dal terremoto di Christchurch a febbraio. Tuttavia, le stime di fine anno attribuiscono a Canberra e Wellington una crescita del 3% (prevista al 3,3% nel 2012). IL TENTATIVO STRATEGICO DEGLI USA – La tendenza degli ultimi anni ha visto la Cina penetrare tra gli Stati dell’Oceania in cerca di materie prime in grande quantità e a buon prezzo. Fiji, Nauru, o Vanuatu sono pedine fondamentali nella corsa all’approvvigionamento, ma anche punti d’appoggio per il controllo delle rotte navali. La presenza di Pechino in Oceania e il progressivo allentamento della politica interventista dell’Australia hanno spinto Washington a tornare alla gestione diretta dell’equilibrio regionale. Obama non ha fatto mistero di non gradire più la linea di Canberra e, nonostante il progetto di riorganizzazione delle Forze Armate australiane preveda un maggiore schieramento aeronavale sulla costa settentrionale, in novembre la Casa Bianca ha disposto l’invio di un contingente di marines a Darwin, chiaro segnale di posizionamento in un punto strategico dell’Oceano Indiano. Allo stesso tempo, l’Australia ha sollevato il divieto di vendita di uranio all’India: la misura è volta a riavvicinare Canberra e Nuova Delhi, ossia, contestualmente al rafforzamento della cooperazione tra India e Stati Uniti, a chiudere un sistema di difesa dell’Oceano Indiano. Altro tassello è la serie di disposizioni che da Washington sono giunte ai rappresentanti in Oceania: riguardo alle Isole Fiji, per esempio, l’ambasciatore americano ha ricevuto incarico di dialogare con il regime militare, subordinando le critiche per la violazione dei diritti costituzionali alla necessità del blocco dell’espansione cinese. AUSTRALIA: INCOGNITA 2012 – L’opinione pubblica australiana potrebbe mostrare insofferenza qualora gli Usa avanzassero, ancor prima di richieste d’intervento diretto, anche solo istanze di maggiore disponibilità a ospitare proprie truppe. L’attenzione è al largo delle coste nord-occidentali, dove si disputerà un’importante partita per i giacimenti petroliferi del Browse Basin, i quali, nonostante siano sotto la sovranità di Canberra, rientrano nelle mire di compagnie indiane e cinesi. Beniamino Franceschini [email protected]

Dove si trova

Perchè è importante

Vuoi di piĂą? Iscriviti!

Scopri che cosa puoi avere in piĂą iscrivendoti

Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

Ti potrebbe interessare