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Venti di guerra da Sud?

Il leader venezuelano Chávez promette battaglia se gli USA installeranno sette basi militari in Colombia. Dall’UNASUR, tuttavia, non arriva una posizione comune. Cosa c’è sotto all’accordo tra Washington e Bogotà?

 

L’ACCORDO – L’America Latina è in subbuglio in queste settimane per il possibile accordo tra Stati Uniti e Colombia che porterebbe alla concessione, da parte di Bogotá, di sette basi militari per le forze armate di Washington. Il piano si inserisce nell’ambito della storica collaborazione tra gli USA e la nazione sudamericana e avrebbe lo scopo di ottenere risultati più concreti nella lotta al narcotraffico e alla guerriglia marxista delle FARC. Nello specifico, si tratterebbe di tre basi aeree, due per la Marina e due riservate invece alle forze di terra. La Casa Bianca spinge per concludere l’accordo in seguito alla revoca, da parte dell’Ecuador, della concessione dell’utilizzo della base di Manta. Le autorità militari e politiche dei due Paesi hanno affermato di voler concludere la trattativa entro la fine di questa settimana, nonostante la ferma opposizione di altri Stati della regione, in testa il Venezuela. Per discutere la questione è stato convocato nella capitale ecuadoregna, Quito, un vertice straordinario del Consiglio Sudamericano di Difesa, un organismo che fa parte dell’UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane), una delle ultime organizzazioni regionali nate in questi anni.

 

TANTO RUMORE PER NULLA – La riunione che si è tenuta l’11 agosto scorso (assente il presidente colombiano, Álvaro Uribe, in ragione delle cattive relazioni diplomatiche tra Ecuador e Colombia), non ha sortito alcun effetto concreto. Il Venezuela di Hugo Chávez ha spinto perchè venissero decise delle sanzioni comuni contro Bogotá, ma gli altri Paesi hanno preferito percorrere la strada della prudenza. In particolare il Brasile, nonostante si sia dichiarato contrario ad un aumento così massiccio della presenza “yankee” nella regione, ha adottato un atteggiamento più conciliante e il presidente Lula ha chiesto a Obama che descriva pubblicamente all’intera regione le sue intenzioni. Anche il Cile e l’Argentina, abitualmente vicina al Venezuela, hanno adottato lo stesso atteggiamento, proponendo che si tenga un’altra riunione entro la fine di agosto a Buenos Aires.

 

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E ORA? – Il presidente venezuelano ha affermato che stanno “soffiando venti di guerra in America Latina”. Tuttavia, la possibilità che Caracas dichiari guerra alla Colombia sembra del tutto remota. È indubbio però che un aumento ingente della presenza militare statunitense nella regione desti preoccupazione negli Stati sudamericani. Il Brasile è il principale alleato strategico degli USA nella regione, ma l’atteggiamento titubante in questa situazione si può spiegare con il timore di non essere coinvolto in tutte le questioni militari che rientrano nella politica di Washington verso l’America Latina. L’incapacità dell’UNASUR di prendere una decisione sulla materia denota ancora una volta lo stallo nel processo di integrazione regionale: il successo delle organizzazioni regionali proliferate in questi anni si potrà solo misurare con le decisioni concrete che verranno intraprese. Al momento, tuttavia, manca una posizione comune: i Paesi sudamericani sono divisi tra l’opposizione intransigente a Washington e la volontà di intraprendere un rapporto di collaborazione reciproca. Tali fratture, però, non sembrano propiziare un cambiamento effettivo delle relazioni emisferiche e gli USA potrebbero essere incentivati a proseguire sulla strada degli accordi bilaterali con i suoi alleati storici.

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Davide Tentori
Davide Tentori

Sono nato a Varese nel 1984 e sono Dottore di Ricerca in Istituzioni e Politiche presso l’Università “Cattolica” di Milano con una tesi sullo sviluppo economico dell’Argentina dopo la crisi del 2001. Il Sudamerica rimane il mio primo amore, ma ragioni professionali mi hanno portato ad occuparmi di altre faccende: ho lavorato a Roma presso l’Ambasciata Britannica in qualità di Esperto di Politiche Commerciali ed ora sono Ricercatore presso l’Osservatorio Geoconomia di ISPI. In precedenza ho lavorato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri dove mi sono occupato di G7 e G20, e a Londra come Research Associate presso il dipartimento di Economia Internazionale a Chatham House – The Royal Institute of International Affairs. Sono il Presidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del Desk Europa

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