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Geopolitica degli spazi marittimi: 5 domande e 5 risposte

Il 2015 potrebbe vedere minacciati gli equilibri geopolitici di alcuni spazi marittimi, nonché rimettere in discussione l’importanza di altri quali vie del commercio mondiale. Quali saranno i temi cruciali del dibattito geopolitico sugli spazi marittimi? Ecco 5 questioni scottanti da tenere in considerazione.

1) Quale Paese influenzerĂ  maggiormente i trend della sicurezza marittima nel 2015?

La Cina manifesta una volontà sempre più forte di controllo sugli spazi marittimi circostanti e ha già iniziato un lavoro di potenziamento di capacità e mezzi di controllo sul mare. Tutto questo va sempre più di pari passo con la definizione di una strategia marittima cinese. Dietro la possibilità che la Cina influenzi i trend della sicurezza marittima nel 2015 ci sono varie ragioni: il suo emergere come una delle maggiori economie mondiali e la crescente dipendenza dell’economia mondiale dal trasporto marittimo, oltre che interessi strategici-chiave della Cina contemporanea. La Cina non arretrerà nelle dispute per la sovranità che già la coinvolgono nel Mar Cinese meridionale e in quello orientale. Le precedenti tensioni con i Paesi delle aree circostanti potrebbero solo inasprirsi, vista la crescente importanza strategica di queste aree. Il Mar Cinese meridionale è un collegamento naturale con lo Stretto di Malacca, secondo oil chokepoint al mondo. Inoltre il Mar Cinese meridionale ha accresciuto la propria importanza strategica grazie alla recente scoperta della presenza di idrocarburi. Date tutte queste buone ragioni, perché la Cina dovrebbe stare a guardare?

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2) Quali passaggi marittimi potrebbero assumere maggiore importanza strategica?

L’ultimo report della U.S. Energy Information Administration conferma gli stretti di Hormuz e Malacca come i più importanti oil chokepoint al mondo, ma alcuni dati attirano la nostra attenzione sugli Stretti danesi, collegamento tra il Mar Baltico e il Mare del Nord. Tra il 2009 e il 2013 il volume di traffico attraverso questi stretti è cresciuto costantemente, principalmente grazie alle esportazioni di gas dalla Russia all’Europa. Non è escluso che questo diventi uno degli snodi strategici fondamentali nel prossimo futuro a scapito di altri chokepoint la cui navigazione potrebbe diventare più ostica, pericolosa o strategicamente meno rilevante.

3) Quale sarà l’impatto dell’espansione del Canale di Panama?  

Il progetto di espansione del Canale dovrebbe concludersi nel 2015 e dovrebbe consentire il passaggio di navi più grandi rispetto a quelle che vi possono transitare attualmente (dette Panamax – vessel size). L’operazione mira anche a evitare che a Panama siano preferiti altri chokepoint. Il Canale ha già subito una significativa riduzione del traffico mercantile negli ultimi anni e, secondo la U.S. Energy Information Administration, non rappresenta uno dei punti fondamentali di passaggio del petrolio. Verosimilmente, l’opera di espansione non avrà particolari effetti sullo spostamento del traffico mercantile a favore di Panama. Esistono già canali o stretti che consentono il passaggio di imbarcazioni ben più grandi rispetto a quelle che potranno attraversare il Canale a seguito dei lavori di espansione. Ma soprattutto, sulla parabola discendente di Panama pende un’ulteriore minaccia: i lavori di costruzione del Canale di Nicaragua in un’area geografica forse troppo prossima.

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4) Quali passaggi strategici potrebbero essere fortemente minacciati dalla pirateria?  

I dati di International Maritime Organization (IMO) e International Maritime Bureau (IMB) rilevano un trend generale di diminuzione della pirateria nel 2013. Le aree maggiormente soggette alla pirateria sono l’area del Golfo di Aden, l’area circostante il Golfo di Guinea, il Sudest Asiatico – incluso lo Stretto di Malacca, – il subcontinente indiano, il Sudamerica. L’andamento della pirateria va misurato almeno incrociando numero e intensità degli attacchi. Combinando tali parametri, le aree più pericolose a oggi risultano quelle del Golfo di Aden e di Guinea. Nel 2015 i trend potrebbero rimanere costanti, anche se non bisogna dimenticare un particolare: i dati ufficiali stimano che la generale diminuzione della pirateria nel 2013 è principalmente dovuta al diminuire di attacchi da parte dei pirati somali, grazie anche alle operazioni di sicurezza lanciate dai Paesi circostanti la Somalia. L’andamento della pirateria rischia di subire una sensibile impennata qualora le operazioni di sicurezza contro i pirati somali perdano efficacia.

5) Alla chiusura dell’operazione Mare Nostrum è seguita l’apertura di Triton. Quali saranno i rischi legati ai flussi migratori via mare verso l’Europa?

L’operazione militare e umanitaria Mare Nostrum è terminata nell’ottobre 2014. Dopo il suo termine è partita Triton, operazione voluta dall’agenzia europea Frontex. Triton ha obiettivi e risorse operative e finanziarie molto più ristrette di Mare Nostrum. Mentre quest’ultima si spingeva ben più in là delle coste italiane (permettendo di salvaguardare più facilmente le vite dei migranti in fuga attraverso il mare), l’operazione Triton si muove a non più di 30 miglia dalla costa italiana e, al contrario di Mare Nostrum, mira a salvaguardare le coste italiane ed europee, ma non a fornire operazioni di salvataggio per i migranti in fuga. Dati ufficiali rivelano che l’approvazione dell’operazione da parte dei Paesi europei non è stata unanime, come neanche il dispiegamento di mezzi. Il risultato è che l’Europa non è riuscita a far fronte comune su un problema piuttosto impellente. Dati ufficiali prevedono un aumento dei flussi di persone in cerca di asilo anche il prossimo anno. Un’operazione del genere, unita alla mancanza di unità di intenti a livello europeo, non rappresenta il modo più efficace di affrontare il problema dei flussi migratori e della sicurezza europea. Questo crea potenzialmente più rischi che benefici per l’Europa nel prossimo futuro. I rischi sono legati alla possibilità che l’Europa sia incapace di accompagnare operazioni di questo tipo con chiare linee programmatiche sulla sicurezza e politiche più specifiche riguardo ai flussi migratori.

Annalisa De Vitis

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Un chicco in piĂą

Questo pezzo fa parte de “Il Giro del Mondo in 30 Caffè”, il nostro outlook per il 2015. Lo potete trovare per intero qui. Buona lettura!

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Foto: wallygrom

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Annalisa De Vitis
Annalisa De Vitis

Appassionata di geopolitica, strategia militare e cinema. Il mio background va dagli studi di relazioni internazionali a quelli di comunicazione politica. Ho studiato in Italia, Belgio e Stati Uniti. Dopo aver concluso un dottorato di ricerca in politica estera e comunicazione, svolgo studi a e analisi per organizzazioni e università statunitensi ed europee che si occupano di politica estera. Il mio focus  è  il Medioriente e ho un particolare interesse per gli studi sul terrorismo.

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