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Tra GrExit e Syriza: le elezioni in Grecia e l’UE

Le elezioni anticipate indette per il 25 gennaio prossimo potranno avere un impatto politico ed economico rilevante sull’intera eurozona; per questo motivo la Grecia è tornata al centro dei dibattiti europei, sia a livello istituzionale che nei singoli Stati membri.

IL FATTO – Dopo due tentativi (il 17 e il 23 dicembre scorsi), il 29 dicembre il Parlamento greco si è riunito per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica; ma il candidato Presidente Stavros Dimas – appoggiato dal Governo di Antonis Samaras – non è riuscito a raggiugere la maggioranza prevista per l’elezione (180 voti). In linea con quanto previsto dalla legislazione greca – che prevede la dissoluzione del Parlamento qualora non si riesca a raggiungere per tre volte il quorum necessario all’elezione del Presidente della Repubblica – si è dunque proceduto allo scioglimento della Camera e alla scelta di una data per le nuove elezioni, fissate per il prossimo 25 gennaio. L’occasione potrebbe rivelarsi favorevole a Syriza, il partito della sinistra radicale guidato da Alexis Tsipras, che al momento risulta in vantaggio nei sondaggi. Ma quali sono le conseguenze che la sola decisione di indire nuove elezioni ha portato sullo scenario europeo?

LE IMPLICAZIONI POLITICHE… – La possibile vittoria di Syriza alle prossime elezioni è percepita – fuori dalla Grecia – come un profondo problema, che sta destando non poche preoccupazioni. Il leader Tsipras, infatti, ha più volte rimarcato come il suo partito consideri le misure di austerità troppo stringenti e poco efficaci, e adesso che il Parlamento è stato sciolto e la possibilità di affermazione di Syriza alle prossime elezioni si fa sempre più concreta, cresce la paura per il mancato rispetto degli impegni finora presi nel tentativo di rilanciare l’economia ellenica; questo potrebbe far perdere fiducia nelle misure di austerità che avevano consentito di tamponare gli effetti della crisi greca nel 2012, amplificando il rischio di dover rinegoziazione i meccanismi di stabilizzazione delle crisi recentemente introdotti e facendo presagire il verificarsi del caso limite, la GrExit (vedi Un chicco in più). In vista delle prossime consultazioni, dunque, sia i Paesi membri – tra tutti Francia e Germania – sia la Commissione europea hanno espresso la loro preoccupazione, auspicando che Syriza – qualora risultasse vincitore – mantenga il piano di riforme nazionali già previsto, rimanendo all’interno dell’eurozona. Se da un lato Tsipras ha cercato di rassicurare tutti sottolineando come l’interesse principale di Syriza sia quello di salvare l’euro e la Grecia, dall’altro ha dichiarato che si preferirà farlo cercando una via greca per le riforme (profondamente differente dalle misure di austerità attuali) e tentando di rinegoziare il debito (di circa il 70-80% dell’ammontare totale). Ma queste misure non convincono né i Commissari europei né i mercati.

…ED ECONOMICHE – Già nei giorni precedenti all’ultima delle tre consultazioni per l’elezione del Presidente l’incertezza per il futuro politico della Grecia ha influenzato negativamente le Borse europee, che hanno avuto un andamento altalenante, culminato con la perdita di undici punti percentuali per la Borsa di Atene nel giorno dell’annuncio di nuove elezioni. Le conseguenze finanziarie della crisi non accennano a fermarsi, e anche nei primi giorni di gennaio, dopo una prima stabilizzazione, le Borse europee stanno continuando a perdere terreno. Nella sola giornata del 5 gennaio, a seguito della diffusione di voci sulla possibile uscita del Paese dall’euro, sulle piazze europee sono stati bruciati 201 miliardi di euro. E in un momento in cui la stessa moneta unica vive una profonda crisi – toccando gli stessi livelli presenti al momento della sua introduzione – la questione greca potrebbe rivelarsi cruciale.

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L’INTERVENTO DELLA COMMISSIONE – La possibilità di una rinegoziazione delle misure di austerità stabilite dopo la crisi greca del 2012 costituisce motivo di preoccupazione anche per i membri della Commissione europea. Già alla metà di dicembre erano stati sollevati diversi dubbi su un presunto endorsement a Samaras da parte del Presidente della Commissione Jean Claude Juncker e del Commissario per gli Affari economici e finanziari Moscovici. Il primo avrebbe affermato di preferire la presenza di “visi amici” nel nuovo Governo ellenico, scatenando l’ira dei greci – che hanno addirittura lanciato l’hashtag #GreeksAskJuncker per sottolineare il tentativo di pressioni da parte del Presidente della Commissione. Il Commissario Moscovici è stato invece accusato di aver organizzato il recente viaggio ad Atene per supportare la campagna elettorale di Samaras, e non per mostrare il supporto della Commissione alla Grecia come da esso stesso dichiarato. Questi fatti hanno destato non poche polemiche, provenienti in particolare da Alexis Tsipras, che ha etichettato le dichiarazioni di sostegno al Presidente uscente come un atto di ingerenza nella politica greca, capace di alterare il risultato delle elezioni. La Commissione, a detta di molti, starebbe dunque tradendo il proprio ruolo di istituzione super partes cercando di orientare le scelte di voto dei cittadini greci. Ciò che è certo è che entrambi i membri della Commissione auspicano che il nuovo Governo greco prosegua nel processo di riforma concordato, necessario per il proseguimento del programma di aiuti.  

LA REAZIONE DELLA BCE – Anche la Banca Centrale Europea ha auspicato che il nuovo governo continui sulla strada delle riforme – che sono ancora lontane dal completamento – che sono state via via pianificate. Per problematiche strutturali, infatti, il governo greco aveva recentemente chiesto e ottenuto una proroga tecnica di due mesi del programma di aiuti – che dovrebbe concludersi il 28 febbraio prossimo con l’erogazione di un’ultima tranche di fondi del valore di 1.8 miliardi di euro. E anche in questo caso una vittoria schiacciante di Syriza potrebbe rivelarsi problematica, specialmente se le riforme proposte saranno molto lontane da quelle pianificate – com’è probabile che accada. E l’istituzione di Francoforte, nell’attesa del meeting del 22 gennaio in cui si discuterà la possibilità di stabilire nuove misure per migliorare la situazione dell’eurozona,  seguirà con maggiore apprensione la situazione ellenica. Sorte simile toccherà al Fondo Monetario Internazionale, che ha scelto di posticipare al dopo elezioni l’erogazione della prima parte di un nuovo prestito del valore di 8.2 miliardi di euro che era stato accordato alla Grecia (il piano totale di BCE, Commissione e FMI comprende 240 miliardi di euro in prestiti agevolati).

Giulia Tilenni

[box type=”shadow” ]Un chicco in piĂą

GrExit è il termine pensato per descrivere la potenziale uscita della Grecia dall’eurozona. Negli ultimi giorni si sono susseguite diverse voci che prevedevano tale possibilità, cercando di valutarne l’eventuale convenienza per i Paesi europei. Ma come ricordato dalla portavoce Breidthardt prima, e dal Commissario per il Lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività Katainen poi, i trattati europei – e in particolare dall’articolo 140, paragrafo 3 del Trattato dell’Unione europea – non prevedono un meccanismo di uscita dal solo euro, né tantomeno confermano l’esistenza di tale possibilità. [/box]

Foto: Tilemahos Efthimiadis

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Giulia Tilenni
Giulia Tilenni

Laureata magistrale in Relazioni Internazionali a Bologna – dove ha anche completato il Master in Diplomazia e Politica Internazionale, che l’ha portata a Francoforte sul Meno per un tirocinio di ricerca di tre mesi. Dopo una tesi in Studi strategici che analizza l’intervento militare in Libia del 2011 e una ricerca sui velivoli a pilotaggio remoto, è entrata a far parte del Caffè Geopolitico nel team Miscela Strategica.

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