In 3 Sorsi – Una procedura d’infrazione è stata aperta formalmente contro la Germania, per la sentenza del 2020 della Corte tedesca che chiedeva alla BCE di giustificare i propri acquisti di titoli pubblici e contestava l’operato della Corte di giustizia dell’UE.
1. L’APERTURA DELLA PROCEDURA DI INFRAZIONE
Quando Ursula von der Leyen aveva paventato l’opzione di una procedura d’infrazione contro la Germania, nel maggio 2020, a seguito della sentenza della Corte costituzionale tedesca che sindacava l’operato della BCE e della Corte di giustizia dell’UE, molti avevano interpretato la minaccia come poco più di una dovuta difesa d’ufficio delle Istituzioni europee da parte della Presidente della Commissione. Al limite, una manifestazione contingente dell’indipendenza politica e super partes dell’ex ministra tedesca della Difesa.
Non era così, evidentemente. La conferma è arrivata con l’apertura formale il 9 giugno, da parte del Servizio Legale della Commissione, della procedura ai sensi dell’art. 258 del Testo sul funzionamento dell’Unione europea, per violazione degli obblighi derivanti dai Trattati.
Fig. 1 – La Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen
2. UNA SENTENZA CONTROVERSA
Alla clamorosa e improvvida sentenza di Karlsruhe, che sembrava non solo contestare l’autonomia della Banca centrale europea, ma anche affermare il diritto di sindacare la legittimità delle decisioni della Corte di giustizia dell’Unione, il Caffè Geopolitico ha dedicato due approfondimenti lo scorso anno, analizzandone gli aspetti giuridici e politici. In sostanza i giudici di Karlsruhe chiedevano alla BCE di giustificare l’adeguatezza della quantità di titoli pubblici dell’eurozona acquistati e rimproveravano alla Corte europea di aver approvato l’operato di Francoforte senza una valutazione approfondita.
La risposta della BCE alle richieste di informazioni supplementari avanzate dalla Corte tedesca, passato un periodo di tempo adeguato a smorzare il clamore mediatico, venne indirettamente e pragmaticamente fornita per il tramite della Bundesbank e la vicenda sembrò chiudersi senza ulteriori strascichi.
Ma è ora confermato che la Commissione abbia effettivamente deciso di aprire una procedura d’infrazione contro la Germania, sulla base del fatto che nell’intervento della Corte tedesca è ravvisabile un vulnus alla prevalenza del diritto comunitario (laddove previsto nei Trattati) rispetto a quello nazionale e un’intromissione nella sfera di competenza unica della Corte di Lussemburgo in materia di diritto dell’Unione. Una sfida giuridica e politica allo stesso tempo, come rilevato un anno fa. La Germania ha ora alcuni mesi di tempo per una propria replica, che se dovesse risultare insoddisfacente aprirebbe la strada al deferimento alla Corte di giustizia.
Fig. 2 – Il Presidente della Corte costituzionale tedesca
3. IN GIOCO C’È L’INDIPENDENZA DELLA BCE
Che Bruxelles avvii procedure d’infrazione contro gli Stati membri, inclusi i più grandi, non è certo raro, anzi si tratta di eventi frequenti, soprattutto per la mancata recezione di norme comunitarie o l’incorretto utilizzo di fondi. La maggior parte delle controversie inoltre si compone prima di arrivare di fronte al tribunale europeo. Resta la notizia che in questo caso specifico si contesti l’operato della rispettata Corte costituzionale del Paese probabilmente più potente dell’Unione per aver infranto il diritto comunitario. I due principi in gioco, la prevalenza del diritto comunitario su quello nazionale e l’indipendenza della BCE, sono troppo importanti per essere anche soltanto lambiti dal dubbio che siano sindacabili. L’avvertimento vale forse anche per altri Paesi e per altre questioni.
La supposta dipendenza o sudditanza psicologica dell’Unione (e della Commissione in particolare) rispetto anche ai più influenti tra gli Stati membri sembra smentita in questo caso.
Paolo Pellegrini
“EPP Zagreb Congress in Croatia, 20-21 November 2019” by More pictures and videos: [email protected] is licensed under CC BY