Poco più di un mese fa si consumava l’attacco terroristico in una scuola militare di Peshawar, Pakistan, da parte del Tehreek-i-Taliban Pakistan. Nonostante l’attenzione mediatica si oggi focalizzata quasi esclusivamente sui tragici eventi accaduti in Francia, non va dimenticato questo attentato da parte dei Taliban pakistani
Questo attacco verrà ricordato, purtroppo, come tra i più spietati della storia del sub continente asiatico poiché il “target” dei terroristi sono stati bambini tra i 6 e i 15 anni. Una tragedia che ha colpito quasi 150 famiglie, a causa del quale il popolo pakistano stenta a tornare alla quotidianità della propria vita. Nonostante, infatti, sia in atto un deciso rafforzamento delle misure di sicurezza da parte del Governo di Islamabad, nessuno, in città e in tutto il paese, si sente più al sicuro.
[box type=”shadow” align=”aligncenter” ]Quella che segue è l’esclusiva in italiano dell’articolo del giornalista pakistano, Mr. Abdur Razzaq, che, in qualitĂ di corrispondente del Time, ha compiuto un sopralluogo nella scuola di Peshawar, poche ore dopo l’attentato e ha intervistato alcuni dei sopravvissuti e delle loro famiglie.
L’articolo originale può essere letto qui. La galleria di foto è invece di proprietĂ esclusiva di Mr. Abdur Razzaq[/box]
Il senso di paura che perseguita Peshawar
Dopo che i Taliban hanno ucciso 147 persone in una scuola locale, di cui 136 erano bambini, nessuno si sente al sicuro in questa cittĂ di frontiera
Due settimane dopo l’attacco dei Taliban in una scuola del luogo dove sono rimaste uccise 147 persone, di cui 136 sono bambini, la città pakistana di Peshawar è ancora scossa dal dolore e dalla paura. La capitale dell’irrequieta regione del Khyber Pakhtunkwa (meglio conosciuta come la Provincia della Frontiera del Nord-Ovest) si è trovata negli ultimi 10 anni ad essere spesso in prima linea durante gli attacchi dei Taliban e testimone di spaventosi spargimenti di sangue. Ma l’attacco alla scuola pubblica dell’esercito a Peshawar è riuscita a superare anche quei livelli di orrore. E’ stato il peggior attacco terroristico nella storia del paese, il quale, secondo i dati ufficiali del Global Terrorism Index, risulta tra i paesi più colpiti dal terrorismo, dopo Iraq ed Afghanistan. Le autorità governative hanno rinforzato le misure di sicurezza a fronte della carneficina avvenuta nella scuola e soprattutto, in risposta alle minacce di nuovi attacchi terroristici da parte dei Taliban. In tutta le strade della città sono stati intensificati i checkpoints. Sono stati presi in consegna 1.200 sospetti militanti, (anche se molti di loro sono risultati innocenti e successivamente rilasciati) e, inoltre, è stato aumentato il numero del personale di guardia all’aeroporto. La polizia ha poi creato un’ applicazione “One-Click SOS” che consente all’utente di avvertire la più vicina stazione di polizia in caso di attacco terroristico toccando lo schermo del proprio telefono cellulare.
Ma in realtà nessuno si sente al sicuro. Zubida Saleem, una madre di Peshawar, ha dichiarato che preferisce che suo figlio sia analfabeta piuttosto che venga ucciso nella propria classe. Ha deciso di cambiare scuola ai propri figli. “Dopo che ho sentito le voci che i terroristi avrebbero minacciato tutte le scuole private, ho smesso di mandare mio figlio in una scuola privata”. Ha aggiunto. “Non sono affatto soddisfatta di tutto quello che le forze di sicurezza fanno in questi giorni per eliminare il terrorismo in Pakistan.”
Saman, uno studente di 9 anni che frequenta una scuola privata di Peshawar, ha detto che è terrorizzato al pensiero di andare a scuola. “E’ come se quello ciò che è successo il 16 dicembre fosse accaduto nella mia scuola” ha detto al Time. “Potevano essere rimasti uccisi i miei amici ed i miei insegnanti”.
La paura è inoltre palpabile negli Istituti universitari. Il Professor Nasreen Ghufran, Presidente del dipartimento di Relazioni Internazionali dell’Università di Peshawar, ha raccontato al Time dello “stress mentale, della depressione e del senso di panico” che si respira a causa della mancanza di senso di sicurezza. “Le guardie della sicurezza eseguono perquisizioni della gente comune, ma non dei funzionari, rappresentando quindi una chiara violazione delle regole di sicurezza” ha aggiunto. “I miei studenti mi chiedono se possiamo gestire direttamente noi la sicurezza del nostro dipartimento, visto che il governo non sembra esserne capace”.
Per molti, l’unica speranza di vivere una vita senza paura consiste nel lasciare il paese. I due figli di Nawaz Khan erano in quella scuola durante l’attacco. Il più giovane è rimasto ucciso, l’altro, più grande, è gravemente ferito. “Mio figlio ferito è ricoverato in ospedale e, secondo i medici, per guarire sono necessari almeno 6 mesi. Non sarà quindi in grado di riprendere, al momento, la scuola. Sono sotto stress e molto preoccupato, ha detto, spiegando che percepisce che la sua famiglia non è al sicuro in Pakistan e che vorrebbe lasciare il paese. Ha fatto appello alla comunità internazionale affinché possa fornire asilo alla sua famiglia.
Il premiato Rahimullah Yoususfzai, nato nella regione di Khyber Pakhtunkhwa e considerato un esperto nel suo campo, sostiene che ci potrebbero essere nuovi attentati nelle scuole poiché gli istituti scolastici risultano molto vulnerabili e facili bersagli degli attacchi terroristici. Ha poi aggiunto che “nonostante il fatto che l’esercito abbia eliminato terroristi nelle aree del Nord Waziristan, i maggiori leader talebani risultano essere al sicuro e in grado di pianificare nuovi attacchi. I militari dell’esercito non hanno condotto assalti di terra nelle aree di Datta Khel e di Shawal, dove i Taliban esercitano ancora liberamente il loro potere.” Yousufazi ha poi aggiunto che se in passato alcune persone erano in favore di un dialogo pacifico con i Taliban, il massacro della scuola militare ha cambiato tutto. “La situazione in città è allarmante ed i genitori temono per i propri figli” ha aggiunto “L’attacco alla scuola da parte dei terroristi dimostra che in futuro i Taliban potrebbero attaccare altri istituti scolastici, mercati, autobus o luoghi pubblici perché sono, per loro, ancora tutti bersagli facili”.
Traduzione di Barbara Gallo –Â Per gentile concessione del Time
[author image=”http://www.flagshipventures.com/sites/default/files/media-logos/Time_magazine_logo.jpg?1304014204″ ]Abdur Razzaq nasce nel distretto di Mardan (Pakistan). Nel 2009 ha conseguito il Master in Giornalismo e Comunicazione presso L’ UniversitĂ Hazara Mansehra, nella regione del Khyber Pakhtunkhwa. Lavora come giornalista con il Centro per la ricerca e gli studi sulla sicurezza (CRS) e svolge il suo lavoro di giornalista nella ragione pakistana di Khyber Pakhtunkhwa (KP) e nelle aree tribali (FATA) occupandosi di rubriche di attualitĂ radiofoniche CRS, in onda dal Pakistan Broadcasting Corporation di Peshawar. Ha lavorato inoltre come giornalista freelance con INTERMEDIA. Nel 2009 fa parte del PACT RADIO Peshawar (Pak-Afghan transfrontalier Transmission) lavorando come giornalista senior. Nel 2010 ha lavorato come giornalista e speaker per la Pakhtunkhwa Radio FM 92,2 MHz . Dal 2012 Abdur Razzaq è anche membro fondatore del Consiglio Nazionale dei Giornalisti Ambientali (www.ncejpak.org) e si occupa di storie legate al problema ambientale delle FATA e del Pakistan. Twitter: @TheAbdurRazzaq[/author]