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Venti di guerra

Nella comunità internazionale sale la preoccupazione per nuovi scontri al confine tra Sudan e Sudan del Sud, mentre le tensioni tra Etiopia ed Eritrea si spostano verso l’estero, chiamando in causa anche USA e Italia. L’Unione Africana parte alla caccia di Joseph Kony con 5mila soldati, in Somalia continua la guerra ad al-Shabaab e in Malawi il Presidente deve fronteggiare una dura contestazione. La Tanzania cresce a ritmi elevati, nonostante il deficit e l’inflazione e, a proposito di economia, una donna nigeriana è candidata alla presidenza della Banca mondiale. In chiusura, la catastrofe ecologica del lago Ciad e qualche dato sulle religioni in Africa

 

VENTI DI GUERRA IN SUDAN – Voci allarmanti giungono dal confine tra Sudan e Sudan del Sud, dove da martedì 27 sono in corso scontri piuttosto violenti. Ancora non ci sono particolari specifici, ma solo le reciproche accuse delle parti in causa. Il presidente del Sud Sudan, Salva Kiir, è stato molto deciso con la BBC: «È guerra», ha detto raccontando che le Forze armate di Khartoum prima avrebbero bombardato alcuni pozzi di petrolio, quindi avrebbero varcato via terra il confine. Di segno opposto la versione del Sudan, che imputa alla controparte il primo atto di bellicosità. Al-Bashir, comunque, ha annullato il viaggio a Juba, durante il quale si sarebbe dovuta avviare una nuova fase delle negoziazioni di pace.

 

SCONTRI DIPLOMATICI TRA ETIOPIA ED ERITREA – Una settimana dopo l’incursione etiope in territorio eritreo, la tensione sembra spostarsi verso l’ambito diplomatico. Da Asmara, il presidente Isaias Afewerki ha accusato gli Stati Uniti di aver partecipato alla pianificazione del raid con lo scopo, a tutto vantaggio dell’Etiopia, di deviare l’attenzione dai contrasti di confine. Secondo il capo di Stato eritreo, Addis Abeba e Washington, alleati strategici nel Corno d’Africa, avrebbero agito per giustificare la persistenza di truppe etiopi nella regione di Badme, nonostante questa sia stata assegnata da un’apposita commissione all’Eritrea nel 2002. Afewerki ha concluso dichiarando che gli Stati Uniti sarebbero anche dietro le sanzioni imposte dall’Onu ad Asmara per aver rifornito di armi i guerriglieri islamisti somali, accusa che il Presidente ritiene falsa e funzionale solo a favorire gli interessi di Washington. L’Etiopia, invece, ha criticato le parole del Ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi circa la necessità di evitare ogni ricorso alla forza. Il ministro degli Esteri etiope ha affermato che l’Italia sia intervenuta nella questione sulla base di informazioni false ed evitando faziosamente i riferimenti ai legami tra l’Eritrea e i ribelli afar, autori in gennaio dell’uccisione di cinque turisti europei. Secondo il governo etiope, Roma cercherebbe di coprire il ruolo destabilizzante di Asmara nella regione: il comportamento italiano, pertanto, è potenzialmente pericoloso per la sicurezza di Etiopia e Corno d’Africa. Al momento, dalla Farnesina non sono arrivate repliche, ma la vicenda è emblema del disordine diffuso che la ripresa di un conflitto tra Etiopia ed Eritrea potrebbe causare, a discapito del già fragile mosaico regionale.

 

IN 5.000 ALLA CACCIA DI KONY – Facendo eco alle forti pressioni statunitensi, l’Unione Africana ha disposto l’impiego di 5mila soldati per la cattura di Joseph Kony, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e al centro della celebre campagna mediatica di Invisible Children. Il contingente agirà in Sud Sudan, Repubblica democratica del Congo, Centrafrica e Uganda, coordinandosi con i cento militari inviati dal presidente Obama nello scorso ottobre e potendo contare sul sostegno dell’intelligence di Washington.

 

LE ULTIME DALLA SOMALIA – Secondo quanto riportato dal capo della sezione politica di Ahlu Sunna Waljama’a, gruppo islamico a favore del governo di Mogadiscio, la scorsa settimana oltre cento miliziani al-Shabaab sarebbero stati uccisi in combattimento presso la città di Dhusamareb, nella Somalia centrale. Venerdì, poi, un numeroso contingente etiope ha raggiunto la città di Guri’el nel Galmudug, accampandosi in prossimità del centro abitato. Nel frattempo, l’Unione Europea ha annunciato che l’Operazione Atlanta sarà estesa fino al 2014 e, sulla base del nuovo mandato, la lotta alla pirateria potrà essere condotta anche sulla terraferma, sebbene ancora non siano stati rilasciati ulteriori dettagli.

 

UNA DONNA NIGERIANA ALLA BANCA MONDIALE? – Sarà una donna la candidata dell’Africa alla presidenza della Banca mondiale: si tratta di Ngozi Okonjo-Iweala, ministro nigeriano delle Finanze. A comunicarlo è il Sudafrica che, insieme con l’Angola e la stessa Nigeria, occupa uno dei tre posti riservati al continente nero nel consiglio dell’Istituto internazionale.

 

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LAGO CIAD: UNA CATASTROFE ECOLOGICA – La FAO ha definito «una catastrofe ecologica» quanto sta accadendo al lago Ciad, ormai ridotto a solo un quinto dei 26mila chilometri quadrati del 1963: basti pensare che alcuni centri abitati che un tempo sorgevano sulle sue rive, adesso distano anche venti chilometri. A incidere sono stati soprattutto i metodi errati d’irrigazione e la pesca intensiva, cosicché le sue sponde sono divenute oggetto di dura contesa tra le popolazioni locali e, addirittura, all’interno delle stesse comunità. La Commissione per il lago Ciad, costituita da Ciad, Nigeria, Camerun, Niger e Repubblica centrafricana, si è impegnata in un ambizioso progetto che prevede la costruzione di una diga e di sessanta miglia di canali per condurre l’acqua dal fiume Congo al Chari, affluente del lago.

 

IL PRESIDENTE DEL MALAWI IN BILICO – La tensione in Malawi sta crescendo ogni giorno di più. Il presidente Bingu wa Mutharika ha inasprito con forza il controllo sulla popolazione e si è allontanato da molti dei maggiori sostenitori esteri del Paese. Nonostante le politiche di rigore, il deficit a fine anno supererà di gran lunga i 120 milioni di dollari, anche a causa del tracollo della produzione agricola, soprattutto di tabacco. Il 75% della popolazione vive con meno di 2$ il giorno e alcuni oppositori di Mutharika sono stati costretti al silenzio: addirittura, gli istituti scolastici che hanno affrontato il tema della Primavera araba sono stati chiusi per un semestre, e i docenti incarcerati. In questo contesto, giovedì scorso, il Public Affairs Committee (PAC), un gruppo di attivisti religiosi che ha avuto ruolo primario nella storia del Malawi, ha chiesto al Presidente di dimettersi, oppure di indire un referendum sul proprio operato, minacciando in caso contrario una campagna di «disobbedienza civile».

 

CRESCITA RECORD IN TANZANIA – Secondo le stime della Banca della Tanzania, il Pil di Zanzibar crescerà del 7,9% nel 2012, facendo registrare un netto miglioramento rispetto all’anno precedente. A influire positivamente saranno un forte incremento dei turisti e la produzione eccezionale di chiodi di garofano. Il problema principale resta tuttavia l’inflazione, salita dal 6% del 2010, al 20,8% del dicembre 2011 e dovuta soprattutto all’aumento dei prezzi di petrolio, riso e pesce. Mentre la Banca centrale comunicava queste cifre, il governo illustrava al viceministro cinese ai Trasporti, Li Jinzao, in visita nel Paese, un progetto da 524 milioni di dollari finanziato dalla China Exim Bank per l’ampliamento del porto di Dar el-Salaam, destinato a essere il maggior punto d’ingresso dell’Africa orientale per le merci della Repubblica Popolare.

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’Università di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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