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Mali… francesi

La Francia starebbe per inviare due droni per il pattugliamento in Mali, mentre tre aerei leggeri sono stati forniti al Burkina Faso. Alcune fonti anonime sostengono che Washington abbia incaricato Parigi di seguire la crisi dell’Azawad, ma Hollande sarebbe ormai incerto sull’opportunità di un’azione militare. In Somalia, cala l’intensità degli scontri, però si registra l’uccisione del sedicesimo giornalista da gennaio. Khartoum avvia i negoziati di pace con alcune formazioni del Nord Darfur. Gli islamisti di Zanzibar chiedono la secessione dalla Tanzania. In Nigeria, Boko Haram attacca una città e causa trenta morti. In chiusura, cinque brevissimi “sorsi” dal resto dell’Africa

 

AEREI FRANCESI IN MALI – Secondo fonti anonime interne al ministero della Difesa francese riportate dall’Associated Press, Parigi potrebbe inviare due droni per sorvegliare il nord del Mali e raccogliere dati in vista di un futuro intervento militare. Gli UAV non sarebbero armati, poiché la Francia dispone soltanto di modelli da osservazione e ricognizione. Oltretutto, secondo il governo di Bamako, in questi giorni centinaia di guerriglieri islamisti sarebbero giunti nell’Azawad da tutto il Maghreb, sebbene i tuareg abbiano negato una tale situazione. Lunedì prossimo, a Parigi arriverà l’Assistente per l’Africa del Segretario di Stato americano per concordare quanto la fonte anonima ha definito «l’incarico alla Francia ad assumere ruolo di leader nella crisi». Le truppe transalpine nella regione (Ciad, Costa d’Avorio, Gabon e Senegal, più forze speciali non dichiarate) sarebbero già state mobilitate, ma, secondo alcuni analisti, Parigi avrebbe anche assunto alcuni contractor. Il presidente Hollande, comunque, dopo l’atteggiamento incerto dell’estate, sarebbe ora contrario a un intervento armato con coinvolgimento diretto della Francia: tra motivi, la presenza di ostaggi francesi in mano ad Aqim e l’impegno formale assunto a Dakar e Kinshasa per la fine della Françafrique. Quel che è certo, è che tre aerei leggeri sono stati forniti al Burkina Faso per il pattugliamento frontaliero. Da parte sua, l’Unione Europea ha dichiarato di avere in programma l’invio di una missione civile per l’addestramento di tecnici.

 

AGGIORNAMENTI DALLA SOMALIA – Se, da un lato, si registra una tregua negli scontri tra al-Shabaab e le truppe somalo-keniote, dall’altro lato, Chisimaio continua a essere un campo di battaglia. Nonostante, infatti, non siano stati segnalati combattimenti nell’ultima settimana, lunedì 22 un ufficio pubblico è stato il bersaglio di un attentato condotto mediante l’impiego di bombe a mano: ancora non si conoscono né gli autori, né il numero di eventuali vittime. Allo stesso modo, restano ignoti gli assassini del giornalista Ahmed Farah (foto sotto), conosciuto come Ahmed Sakin, ucciso il 24 ottobre a Las Anod, città già contesa tra Puntland e Somaliland, e tuttora sotto il controllo di quest’ultimo. Il bilancio dei giornalisti vittime di attentati nel 2012 sale così a 16. Nel frattempo, il presidente somalo, Hassan Sheikh Mohamud, ha incontrato sia il Gruppo dei Paesi Donatori, per discutere il coordinamento delle risorse riservate alle aree liberate, sia il ministro degli Esteri italiano Giulio Terzi, la cui visita a Mogadiscio non era stata annunciata, e con il quale ha tenuto un incontro a porte chiuse. Nella conferenza stampa congiunta, Hassan Sheikh e Terzi hanno comunicato che l’Italia manterrà i propri impegni in Somalia, rafforzando anzi la cooperazione in materia di pirateria. Tuttavia, non c’è stato alcun riferimento ad altri temi, anche se, considerata la natura e lo svolgimento del meeting, è probabile che la discussione sia stata ben più ampia.

 

TENUI SEGNALI DI PACE DAL SUDAN – Il governo di Khartoum e una fazione del Movimento per la Giustizia e l’Eguaglianza (MGE) del Darfur hanno tenuto una serie di negoziazioni segrete a Doha tra il 17 e il 22 ottobre, concluse con l’accordo a intraprendere i negoziati di pace – come recentemente richiesto dall’ONU – dal 22 novembre. Secondo l’esecutivo sudanese, i colloqui avranno lo scopo di cessare le ostilità in Nord Darfur, favorendo l’integrazione politica dei gruppi dissidenti che vorranno sottoscrivere il documento approvato a Doha. L’MGE, tuttavia, ha ricordato che quanto emerso dalle trattative di ottobre, nonostante sia un passo positivo, debba essere preventivamente sottoposto alla propria assemblea.

 

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TURBOLENZE A ZANZIBAR – Nell’isola di Zanzibar è esplosa la terza forte protesta dall’inizio dell’anno contro il governo. A guidarla sono gli islamisti dell’associazione Uamsho, sorta nel 2001 e capace do attirare i militanti delusi dal Civic United Front, il principale partito d’opposizione ora in coalizione di governo con gli (ex) avversari, e i giovani disoccupati. Uamsho ha accusato il governo di aver rapito il capo del movimento, Sheik Farid Hadi, cogliendo poi l’occasione per minacciare ritorsioni contro i cristiani. Gli islamisti pretendono che Zanzibar torni a essere indipendente, interrompendo l’unione col Tanganica in vigore dal 1964. In merito, l’International Crisis Group ha lanciato un serio allarme, ricordando che la secessione di Zanzibar potrebbe essere lo sprone per altri movimenti indipendentisti dell’Africa orientale, dal Kenya al Mozambico.

 

STRAGE IN NIGERIA – La Nigeria ha vissuto una nuova settimana di sangue per opera dei terroristi di Boko Haram: nella città di Potiskum, nello Stato di Yobe, gli islamisti hanno dato alle fiamme interi edifici, ingaggiando un duro scontro a fuoco con le forze di sicurezza e causando la morte di almeno 30 persone in due giorni. A Maiduguri, invece, Boko Haram avrebbe ucciso un civile cinese.

 

Beniamino Franceschini

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono docente di Geopolitica presso la Scuola Superiore per Mediatori Linguistici di Pisa. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa.

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