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Italia e nuovo mondo: le Organizzazioni regionali e multilaterali asiatiche

In un contesto globale in cui l’interdipendenza economica e la cooperazione strategica guidano le relazioni internazionali, la via della diplomazia multilaterale è la vera chiave dello sviluppo e la first-best option della nuova politica estera dell’Italia, che punta ad accrescere l’attivismo del nostro Paese nei vari Fora istituzionali regionali. La partecipazione del Presidente del Consiglio Mario Monti alla Davos d’Oriente, il Boao Forum for Asia e quella più recente del Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi all’ASEAN-Awareness Forum e all’UE-ASEAN Forum non lasciano alcun dubbio circa gli orientamenti strategici del nostro governo: per rispondere alle sfide imposte dalla crisi mondiale e mettere in moto la crescita nazionale l’Italia concentra gli sforzi per tessere un ampio raggio di pacifiche e profittevoli relazioni multilaterali

Articolo pubblicato in occasione della Conferenza/Dibattito "L'Italia e il mondo nuovo", @LiquidLab – Firenze, Novoli 10 maggio ore 10-13 – http://www.liquidlab.it/eventi/litalia-e-il-mondo-nuovo/

UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ – Rafforzare i meccanismi di attuazione di politiche e strumenti multilaterali, migliorare il coordinamento e la cooperazione a livello internazionale, costruire relazioni di mutual friendship e incentivare il partenariato con paesi vicini o lontani, sono oggi le priorità nell’agenda politica delle autorità italiane, nodi sostanziali per la realizzazione degli impegni nazionali (crescita) e globali (promozione della sicurezza e della pace). Il regionalismo asiatico gioca un ruolo chiave nello scacchiere internazionale, gli interessi geopolitici, economici e di sicurezza delle grandi potenze sono proiettati in quell’area, la più dinamica al mondo, nella quale affiorano con ritmi di crescita incalzanti le nuove economie emergenti. L’Asia è il “Nuovo Mondo”, centro focale della riaffermazione del principio del multilateralismo, l’unico destinato ad offrire costi e benefici equamente ripartiti nel tempo, a promuovere la diffusa reciprocità e ad incentivare comportamenti responsabili rispetto agli impegni intrapresi. LA DIPLOMAZIA MULTILATERALE ITALIANA E GLI OBIETTIVI STRATEGICI – La governance multilaterale è una soluzione efficiente e insostituibile in un’area come quella dell’Asia-Pacifico, in cui lo sviluppo accelerato, la modernizzazione e la tecnologizzazione industriale, hanno toccato alcuni nervi scoperti e fatto affiorare questioni globali irrisolte e nuove sfide, come quelle ambientali e climatiche, quelle che investono la sfera della sicurezza e della lotta al terrorismo transnazionale, o ancora quelle che riflettono i progetti unilaterali di militarizzazione (questione nucleare nel Nord Corea) ed egemonizzazione regionale. L’Italia volge lo sguardo verso Oriente e guarda con “grande attenzione e desiderio di crescente collaborazione agli organismi multilaterali regionali nello scacchiere asiatico e del Pacifico”, che sono sempre più influenti e determinanti gli equilibri geopolitici ed economici nel continente. La Farnesina rafforza le relazioni soprattutto con l’Associazione delle Nazioni del Sud-est Asiatico (ASEAN) e l’Asia-Europe Meeting (ASEM), ma anche con la Shanghai Cooperation Organization (SCO), e i bracci più o meno estesi dell’ASEAN, come l’ASEAN +3 (ASEAN più Cina, Giappone e Corea del Sud), e come l’East Asia Summit (EAS). La nuova diplomazia italiana in relazione alle organizzazioni regionali e multilaterali asiatiche si riassume in cinque obiettivi:

  • stringere partnership strategiche e legami cooperativi nel campo economico-commerciale, politico e di sicurezza e socio-culturale per favorire lo sviluppo reciproco e internazionalizzare il sistema produttivo nazionale;

  • consolidare il dialogo politico strategico, con incontri ad alto livello;

  • rafforzare i meccanismi di confidence-building e di consulenza strategica;

  • potenziare la credibilità, la reputazione e l’immagine politica dell’Italia come grande potenza “responsabile” nel contesto internazionale e regionale asiatico;

  • proporre soluzioni unitarie e ampiamente condivise per difendere gli interessi comuni e rispondere alle sfide globali, quindi scoraggiare comportamenti di moral hazard, concorrenza sleale e iniziative unilaterali irresponsabili.

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UN POSTO AL SOLE PER L’ITALIA NELL’ARENA EURO-ASIATICA DELL’ASEM – Il Forum principale nel quale si intrecciano le relazioni euro-asiatiche è l’Asia-Europe Meeting (ASEM), un organismo informale di dialogo e cooperazione fondato nel 1996 che riunisce 48 membri, i Paesi membri dell'UE, la Commissione europea e 19 Paesi asiatici e del Segretariato dell’ASEAN. Il dialogo strategico in seno all’ASEM riguarda questioni politiche, economiche e culturali, e si prefigge l'obiettivo di rafforzare le relazioni inter-regionali, in uno “spirito di rispetto reciproco e partecipazione egualitaria”. L'informalità, la multi-dimensionalità, l’enfasi sulla partnership egualitaria e l’attenzione ad alto livello su base “people-to-people” sono i quattro punti cardinali dell’attivismo partecipativo. L’ASEM è un forum aperto per decisori politici e funzionari, una piattaforma di discussione comune che favorisce il processo di cooperazione basato sul rispetto reciproco e sul mutuo vantaggio, dove le questioni di interesse economico-politico e sociale già affrontate con soluzioni di tipo bilaterale, possono essere scandagliate congiuntamente sul piano multilaterale. Nel marzo 2009 l’Italia ha organizzato a Taranto il primo seminario, sotto l’egida dell’ASEM, su “New Technologies for Demining and Human Security”, un primo passo verso la conquista di un posto al sole nella competitiva arena delle relazioni euro-asiatiche. IL DIALOGO STRATEGICO CON IL SUD-EST ASIATICO – Nell’intervento inaugurale, pronunciato dal Ministro degli Esteri Giulio Terzi in occasione dell'ASEAN Awareness Forum, la Farnesina che ha ospitato il “grande evento” a Roma lo scorso marzo ha evidenziato come l’Asia rappresenti oggi per l’Italia una priorità tangibile: “gli investimenti sono fondamentali al fine di assicurare la crescita e la prosperità, mentre le aziende italiane manterranno una forte presenza nei mercati più vicini, vogliono anche giocare un ruolo più forte nei mercati emergenti, dove crescono le opportunità di business, e il grande interesse dimostrato dalle istituzioni italiane e dalla comunità imprenditoriale dimostra che il Sud-Est asiatico è ai primi posti nell’agenda italiana.” L’Italia non può sopravvivere alla crisi finanziaria globale, superare gli shock e le ripercussioni sulla domanda domestica, sul mercato interno su quello europeo, e addirittura prosperare senza contare su aiuti o stimoli esterni. Non è possibile nell’attuale contingenza di alta interdipendenza economica. La regionalizzazione della politica estera italiana, il coordinamento multilaterale e il consolidamento delle relazioni con gli organismi regionali asiatici, i più dinamici e attivi al mondo nel prossimo decennio, sembrano essere oggi la soluzione potenzialmente più efficace per assicurare lo sviluppo del nostro Paese. L’Italia ha bisogno dell’Asia per rialzarsi dalla crisi e l’Asia guarda con vivo interesse il modello di integrazione regionale europeo, da quando il 15 dicembre del 2008 è entrata in vigore la Carta ASEAN che ha conferito al blocco regionale nato nel 1967 “una nuova dimensione per rafforzare l’integrazione”. D’altra parte è proprio in seno al braccio multilaterale dell’UE-ASEAN che l’Italia accresce la sua influenza e il suo peso nelle organizzazioni regionali asiatiche allo scopo di realizzare alcuni degli obiettivi programmatici della Nuremberg Declaration on an Eu-ASEAN Enhanced Partnership ed implementare quelli decisi nel Piano di Azione comune, primi fra tutti la cooperazione in materia di sicurezza e nel settore economico-commerciale. Il 27 aprile 2012, durante il vertice UE-ASEAN nel Brunei è stato varato un nuovo Piano di Azione (2013-2017) quinquennale che riguarda proprio la cooperazione politica e di sicurezza, la cooperazione economica e la cooperazione socio-culturale, che come ha dichiarato il Ministro Terzi "prevede iniziative per la creazione di centri di coordinamento delle operazioni che riguardano il terrorismo, la pirateria e l'emergenza civile, un'ampia gamma di mezzi che portano queste due grandi aggregazioni regionali, l’UE e l’ASEAN, sempre più vicine e più coordinate". Sì, perché l’UE è il secondo partner commerciale, dopo la Cina, dell’ASEAN per un volume di scambi del valore di 75 miliardi di dollari, 10 miliardi dei quali sono accreditabili all’Italia. Una verità è assicurata: ora che gli interessi strategici delle grandi potenze globali, come Stati Uniti, Cina e Russia, sono proiettati completamente dentro lo scenario asiatico, la partecipazione ad una governance multilaterale è per l’Italia un’opportunità concreta e irrinunciabile per accrescere il proprio peso politico e commerciale nello scacchiere geopolitico più conteso del XXI secolo. Maria Dolores Cabras [email protected]

 

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