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Una ‘road-map’ verso la pace?

L’Unione Africana, sostenuta da una risoluzione ONU, propone a Khartoum e Juba una roadmap per la composizione delle controversie, ma il Sudan avanza le proprie rimostranze. In Mali gli islamisti di Ansar Dine hanno cominciato a distruggere le tombe dei santi, tentando di imporre la shari’a, nonostante la popolazione minacci la rivolta. Continua la situazione di stallo in Guinea Bissau: la missione diplomatica ECOWAS, infatti, è fallita, e ormai la via delle sanzioni è inevitabile. L’eco delle elezioni francesi in Africa. Scontro tra Burundi e Human Rights Watch. Il senegalese Makhtar Diop alla vicepresidenza della Banca Mondiale. Le biotecnologie in Kenya. La stregoneria in Uganda. In chiusura, che cos’è l’IGAD

LA ROADMAP PER KHARTOUM E JUBA – Dopo il rapido aumento della tensione delle settimane scorse, tra Sudan e Sud Sudan arriva qualche tiepido segnale di distensione. L’Unione Africana, infatti, ha proposto una roadmap con la quale si indica ai due Paesi un limite temporale di tre mesi per riprendere il dialogo, con il sostegno di altri Stati del continente, dell’Autorità intergovernativa per lo sviluppo (IGAD) e del Consiglio di sicurezza ONU. Khartoum, tuttavia, ha comunicato di accettare il pronunciamento dell’Unione Africana soltanto in via preliminare, ritenendo che alcune delle richieste siano irrealizzabili e penalizzanti. In particolar modo, secondo il governo sudanese, il limite massimo di tre mesi non sarebbe sufficiente nemmeno a organizzare gli incontri necessari, mentre il coinvolgimento dell’IGAD rappresenterebbe un tentativo di intromissione da parte di Paesi terzi non neutrali, ma, soprattutto, dell’Uganda, sostenitrice del Sudan del Sud. In merito, è intervenuto anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il quale, tramite una risoluzione del 2 maggio, ha richiamato Juba e Khartoum affinché accettino la roadmap dell’Unione Africana, aggiungendo l’inderogabile ritiro delle truppe dai territori di confine entro una settimana e la cessazione di ogni campagna propagandistica tesa a favorire il conflitto. Il Consiglio di sicurezza, inoltre, ha specificato che, qualora i due Paesi non rispettassero i termini definiti, le Nazioni Unite interverranno sulla base dell’art. 41 della Carta, ossia adotteranno misure specifiche, non militari, per costringere Khartoum e Juba al dialogo. Nel frattempo, comunque, una delegazione parlamentare sudanese si è recata in Uganda allo scopo di incontrare la speaker del Parlamento, Rebecca Alitwala Kadaga, e aprire un tavolo laterale di discussione.

ISLAMISTI IN AZIONE IN MALI – Il gruppo islamista Ansar Dine sta procedendo a un’intensa opera di imposizione della shari’a nel nord del Mali e, in particolar modo, nella città di Timbuctu. Venerdì 4 maggio, alcuni ribelli hanno assaltato e bruciato la tomba di Sidi Mahmoud Ben Amar, un santo venerato dalla popolazione locale il cui mausoleo è parte del sito classificato dall’UNESCO quale patrimonio dell’Umanità. Ansar Dine ha intrapreso una campagna di sistematica distruzione delle reliquie preislamiche o, comunque, non conformi al dettato shariatico. Mentre l’UNESCO si è detta preoccupata e ha lanciato un appello affinché la comunità internazionale intervenga al più presto, tra la popolazione, secondo il parlamentare El Hadj Baba Haidara, sta crescendo un forte sentimento di rivolta che potrebbe sfociare violentemente qualora gli islamisti attuassero le minacce lanciate contro altri siti sacri.

ECOWAS: LINEA MORBIDA IN GUINEA BISSAU? – L’ECOWAS ha annunciato che le trattative con la giunta militare al potere in Guinea Bissau sono andate fallite, cosicché l’imposizione di sanzioni diplomatiche, economiche e finanziarie si è resa ormai inevitabile. La Comunità dell’Africa occidentale aveva posto ai golpisti un ultimatum per l’apertura, entro settantadue ore, di un tavolo di mediazione che definisse le tappe del ritorno alla normalità del Paese nell’arco di un anno. Tuttavia, la posizione dell’ECOWAS si è molto attenuata rispetto ai propositi iniziali, e il motivo risiederebbe, secondo i documenti ufficiali, nel rischio che la situazione in Mali, ritenuta più instabile di quella in Guinea, possa subire un rapido peggioramento, cosicché la Comunità si troverebbe costretta ad agire su due fronti, esponendosi eccessivamente. Questa linea, avallata dal pronunciamento del presidente Alassane Ouattara riguardo alla necessità di anteporre lo sviluppo generale della regione all’ingerenza negli affari interni dei singoli Paesi, mostrerebbe, secondo Massaer Diallo, capo dell’Istituto di studi politici e strategici di Dakar «una riluttanza a rispettare la democrazia».

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LE ELEZIONI FRANCESI IN AFRICA – Le consultazioni presidenziali francesi hanno avuto, come prevedibile, grande eco anche in Africa, soprattutto in relazione alle comunità emigrate su suolo transalpino. La maggior parte dei consensi, sia tra i votanti, sia tra gli osservatori, è stata per François Hollande, considerato che Nicolas Sarkozy non gode di ampie simpatie nel continente nero. In molti africani, tuttavia, prevale la sensazione che i rapporti tra la Francia e l’Africa non subiranno reali modificazioni, anche se, in base a quanto riportato da varie testate, la speranza maggiore è che Parigi inverta la rotta di alcune direttrici, in particolar modo riguardo al sostegno ad alcuni contestati capi di Stato, primo fra tutti l’ivoriano Alassane Ouattara. In questo senso, la mancanza di precedenti contatti significativi tra Hollande e l’Africa è vista con ottimismo. SCONTRO TRA BURUNDI E HUMAN RIGHTS WATCH – Il ministro degli Interni del Burundi, Edouard Nduwimana, ha imposto a Human Rights Watch di annullare la conferenza stampa del 2 maggio nella quale sarebbe stato presentato un rapporto sull’inatteso aumento degli omicidi politici nel 2011. Il rappresentante del governo non ha motivato la propria decisione, limitandosi a far riferimento al comportamento «sovversivo» e «mosso da notoria malafede» dell’organizzazione, alla quale è stata anche ordinata l’immediata interruzione della distribuzione del rapporto alle Autorità e alla stampa. La decisione del ministro Nduwimana ha colto di sorpresa molti osservatori, poiché, nonostante la costante tensione nel Paese, il Burundi è sempre disponibile a ospitare conferenze e iniziative internazionali. UN AFRICANO VICE-PRESIDENTE DELLA BANCA MONDIALE – Il senegalese Makhtar Diop è il nuovo vicepresidente della Banca mondiale con delega all’Africa. Già ministro delle Finanze di Dakar, Diop vanta quasi venticinque anni di incarichi prestigiosi, tra i quali solo alcuni sono quelli di direttore della Banca mondiale in Brasile, Eritrea, Kenya e Somalia, nonché di presidente del consiglio dei ministri delle Finanze dell’Unione monetaria dell’Africa occidentale. BIOTECNOLOGIE IN KENYA – Il Kenya beneficerà di una donazione di 3 milioni di dollari da parte della Fondazione Bill e Melinda Gates per intraprendere ricerche approfondite sulle biotecnologie. I fondi, destinati allo Open Forum for Agricultural Biotechnology in Africa (OFAB), tuttavia, hanno già destato le perplessità di molti scettici che ritengono il Kenya ancora incapace di gestire correttamente nuove biotecnologie. LA RIPRESA DELLA STREGONERIA IN UGANDA – Secondo il giornale filogovernativo ugandese “The New Vision”, la crisi economica avrebbe condotto anche la popolazione delle classi più elevate a un ritorno diffuso alle pratiche di stregoneria, al fine di trovare lavoro, migliorare la posizione o danneggiare la concorrenza. Il sondaggio riporta che, nonostante le pratiche magiche siano reato penale dal 1957, più del 65% degli intervistati ha ammesso che la stregoneria sia una pratica diffusa sui posti di lavoro. Beniamino Franceschini [email protected]

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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