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Terra bruciata

Ad Addis Abeba continua il secondo round di negoziati tra Sudan e Sudan del Sud. Fonte di contrasto è ancora la mappatura della frontiera e la neutralizzazione della zona di Abyei, con Juba che propone l’arbitrato dell’Eritrea e l’Unione Africana che frena su tale eventualità. In Mali cominciano a verificarsi episodi di scontro tra tuareg e gruppi islamisti, mentre in Sudafrica, Zuma annuncia la necessità di una seconda transizione sociale. Il Global Peace Index 2012 mostra che la Somalia è il Paese più pericoloso al mondo. Un caso di malaffare finanziario in Zimbabwe. Nuovi attentati in Nigeria. Una devastante frana in Uganda. Il pesce avvelenato in Mozambico. In conclusione, di chi è il sangue dei blood diamonds

SUDAN: TRATTATIVE CAPITOLO II – Il 21 giugno sono riprese ad Addis Abeba le negoziazioni tra Sudan e Sud Sudan: una prima fase era stata interrotta il 7 giugno senza un accordo sulla questione della demilitarizzazione della frontiera e della regione di Abyei. Il presidente Kiir ha proposto all’Unione Africana che il progetto di accordo rifiutato da al-Bashir possa essere sottoposto a un arbitrato internazionale, magari con la mediazione dell’Eritrea. Da parte sua, Asmara ha accettato in linea di massima la richiesta del Sud Sudan, mentre da Khartoum non sono arrivate decise prese di posizione, sebbene l’analisi della condotta sudanese durante il primo round dei colloqui faccia propendere per un tendenziale rifiuto. Al-Bashir, infatti, dopo le dichiarazioni concilianti di maggio – coincise con il richiamo dell’ONU a Juba in merito al sostegno agli insorti del Kordofan – sta cambiando atteggiamento, tornando a lanciare accuse circa un complotto che i mediatori ad Addis Abeba sosterrebbero contro Khartoum. C’è da dire che l’Unione Africana, tramite il segretario Jean Ping, ha ricordato al presidente Kiir che, prima ancora di coinvolgere un Paese terzo come arbitro, è necessario proseguire lungo le linee indicate dalla roadmap dell’ONU, ossia raggiungere un accordo entro tre mesi dall’inizio delle trattative e limitare la presenza di attori esterni. Tecnicamente, piuttosto che un arbitrato, l’intervento dell’Eritrea sarebbe più simile a un ricorso ai buoni uffici, ma il dubbio avanzato dall’Unione Africana è stato sufficiente perché sulla stampa del Sudan del Sud ci si interrogasse sulla reale posizione di Jean Ping e dell’Organizzazione, definendo quest’ultima una «pedina» nelle mani di Khartoum. Nel frattempo, la prima settimana di colloqui è scivolata via con risultati pressoché nulli.

AZAWAD: ADDIO ALLEANZA – Continua l’impasse in Mali, sebbene, secondo fonti del 27 giugno, qualcosa stia accadendo nei territori dell’autoproclamatosi Azawad. Mentre i sostenitori di questo nuovo soggetto non ancora riconosciuto sfilavano per Parigi e si radunavano davanti ai palazzi del potere, dal fronte arrivavano notizie di scontri, anche piuttosto violenti, tra tuareg e miliziani islamisti, soprattutto nella zona di Gao, città del Mali centro-orientale, sul fiume Niger. Secondo una prima ricostruzione, i guerriglieri del Mouvement pour l'Unicité et le Jihad en Afrique de l'Ouest* avrebbero preso d’assalto la base dei tuareg in città, espugnandola. Già da tempi si segnalavano episodi di rottura nell’asse tra tuareg e islamisti, ma le notizie provenivano, per lo più, dal centro-nord. Niente si muove, invece, nelle sedi di ECOWAS e Unione Africana.

Il nome del gruppo è appositamente lasciato in francese, poiché non è stato possibile appurare se la traduzione corrisponda all’originale in arabo: “Unicità” è uno degli attributi di Allah, ma potrebbe richiamare anche l’unità dell’Islam, e, in tal caso, il corrispondente italiano sarebbe diverso. In attesa di ulteriori informazioni, si è preferito mantenere la traduzione in francese riportata dalle agenzie di stampa.

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IL “NUOVO CORSO” DELL'ANC – Il presidente sudafricano, Jacob Zuma, ha sbalordito parte dell’assemblea dell’African National Congress presentando un documento sulla necessità di un rapido mutamento del partito, intitolato La seconda transizione: la costruzione di una società nazionale e democratica e l’equilibrio delle forze nel 2012”. «In Sudafrica, – ha detto Zuma, – c’è qualcosa che non va, come i molti crimini violenti. Dobbiamo cambiare radicalmente per affrontare le sfide». La seconda transizione dovrebbe cominciare dopo che, in questi diciotto anni, il Sudafrica ha costruito la democrazia sconfiggendo l’apartheid, e potrebbe impegnare il Paese in profonde modificazioni sociali ed economiche per i prossimi trenta o cinquanta anni. Tutte linee che, comunque, saranno elaborate ufficialmente nel congresso di dicembre.

IL PERICOLO IN AFRICA – L’Istituto per l’Economia e la Pace ha reso pubblico il Global Peace Index 2012, un indice che misura quanto un Paese sia propenso a essere pacifico, inserendo nella valutazione anche l’esposizione a conflitti interni o al terrorismo. Riguardo ai Paesi africani, al primo posto quanto a rischi e sottosviluppo derivanti dalla guerra c’è la Somalia (158a), che mantiene il triste primato anche a livello internazionale. A seguirla il Sudan, al 156° posto, quindi la Repubblica democratica del Congo (154a), il Centrafrica (151°) e la Libia (147°). Lo Stato africano col miglior ranking è Mauritius, in 21a posizione, ma, tra i giganti del continente nero, il Mozambico è 48°, mentre a subire un brusco declassamento sono il Ruanda (da 99° a 119°) e l’Egitto (da 73° a 111°).

AFFARI LOSCHI IN ZIMBABWE – Un caso dai confini incerti sta tenendo banco in Zimbabwe. Tutto è partito a metà giugno dal ministro delle Finanze, Tendai Biti, che ha denunciato l’assenza di pagamenti da parte della Anjin, una delle maggiori compagnie minerarie del Paese. Questa società è strettamente connessa all’esercito, tanto che la metà delle quote è detenuta dal generale Charles Tarumbwa, accusato dall’Unione Europea di aver finanziato attività terroristiche con finalità politiche. Secondo il ministero delle Risorse minerarie, la Anjin è al 50% in mano a investitori cinesi e al 40% della Zimbabwe Defence Industries, mentre il rimanente 10%, che si credeva del governo, in realtà non è stato ancora individuato. Due note alimentano la particolarità del caso: il capitale della Anjin, che detiene sette miniere, è di 2mila dollari, e nel suo consiglio d’amministrazione sono presenti personaggi riconosciuti da Unione Europea e ONU quali responsabili di violazioni di diritti umani e crimini di varia natura.

LA NIGERIA TREMA – Nuovi attentati in Nigeria, in due distinti Stati del nord. Nel primo episodio, a Goron Dutse, un’esplosione ha colpito una locale stazione di polizia, quindi sparatorie sono state avvertite in varie zone della città. Nel secondo caso, a Damaturu, una bomba è scoppiata nei pressi del Palazzo del Governo, anticipando un assalto di uomini armati. Il paese sembra destinato ad una progressiva discesa nella guerra civile strisciante.

FRANA IN UGANDA – Una vasta regione ugandese al confine con il Kenya è stata colpita tra domenica e lunedì da una frana che ha sommerso almeno tre villaggi. Al momento, i morti sono 18, ma ancora mancano all’appello più di settanta persone, mentre circa 500 sono tuttora isolate. L’area non è nuova a fenomeni simili, soprattutto quando, come in questo caso, piogge di grande intensità si susseguano per mesi: già nel 2010, una frana aveva causato la morte di oltre cento persone.

FILETTO AI PESTICIDI – Allarme per la salute in Mozambico: le Autorità competenti hanno riscontrato la presenza sul mercato di pesci catturati tramite l’utilizzo di terreno contaminato con pesticidi. L’inquinamento deriverebbe sia dall’eccessivo uso di sostanze chimiche, non assorbite, sia dal sotterramento di fusti di pesticidi banditi dalla legge.

Beniamino Franceschini [email protected]

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Beniamino Franceschini
Beniamino Franceschini

Classe 1986, vivo sulla Costa degli Etruschi, in Toscana. Laureato in Studi Internazionali all’UniversitĂ  di Pisa, sono specializzato in geopolitica e marketing elettorale. Mi occupo come libero professionista di analisi politica (con focus sull’Africa subsahariana), formazione e consulenza aziendale. Sono vicepresidente del Caffè Geopolitico e coordinatore del desk Africa. Ho un gatto bianco e rosso chiamato Garibaldi.

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